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“Scribi guerrieri dell’emirato”

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Nonostante la loro politica ultra tradizionalista, i talebani usano i moderni social media, falsificandoli per promuovere il loro governo e diffondere le loro idee

Hasht-E Subh, 30 ottobre 2023

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Secondo le indagini di Hasht-e Subh Daily, negli ultimi due anni i talebani hanno reclutato centinaia di persone per promuovere e diffondere sui social media la loro interpretazione della religione e della politica. Li chiama “Qalamwal Mobariz Emirati”, che si traduce in “Scribi Guerrieri dell’Emirato”. Questi si guadagnano da vivere conducendo attività promozionali sui social media e i talebani forniscono loro una formazione specializzata. 

La maggior parte opera sotto pseudonimi femminili come “Panjshiri”, “Badakhshani”, “Ghaznawi”, “Mujahid” e “Afghani” sotto la Direzione dell’Informazione e della Cultura che è responsabile di pubblicizzare l’agenda ufficiale dei Talebani attraverso di loro in numerose province. Il loro numero è poco chiaro, ma le fonti indicano che oltre 700 persone sono attivamente impegnate nel gruppo, alcune delle quali hanno recentemente completato un programma di formazione a Kabul. 

È interessante notare che durante l’era della Repubblica coloro che propagandavano il sostegno ai funzionari governativi e venivano remunerati dall’ex Direzione nazionale del Consiglio di sicurezza erano conosciuti come “Facebook Chalawonki”, che significa propagandisti di Facebook.

 

L’arruolamento di “utenti”

Negli ultimi due anni i talebani hanno arruolato numerosi utenti dei social media per attirare l’attenzione e mostrare il loro presunto sostegno popolare. Oltre ai simpatizzanti ideologici, hanno ulteriormente capitalizzato la disoccupazione e la coercizione dei giovani reclutandoli come “Facebook Chalawonki” in cambio di un compenso finanziario. Il loro compito consiste nella scrittura di contenuti favorevoli ai talebani e l’esaltazione dei loro cosiddetti “risultati” sulle piattaforme social.

I dati dell’Hasht-e Subh Daily rivelano che i talebani, per promuovere e mostrare un sostegno ampio alla loro agenda, ne hanno reclutato a centinaia, sebbene il conteggio preciso rimanga incerto, assegnandogli regolarmente compiti e creano hashtag per le loro campagne, creando inoltre numerosi account fittizi di social media su piattaforme come Facebook e X (ex Twitter) che operano nel loro interesse. Per sfruttare il loro potenziale, ne hanno recentemente convocato a Kabul circa 700 in gruppi di cento e gli hanno fornito un programma di formazione di due giorni.

Dalle informazioni risulta che questi individui, a seconda del numero di follower e dei livelli di attività, ricevono redditi mensili che vanno da 5.000 a 20.000 afghani. Durante le occasioni speciali e gli eventi significativi conducono un’ampia promozione sui social media collettivamente, utilizzando gli hashtag forniti dall’ufficio del portavoce dei talebani, mentre in circostanze correnti fanno il loro normale lavoro di scrittura di articoli, commenti, diffusione di notizie e delle realizzazioni del gruppo.

Gli account contraffatti sui social media che appoggiano i talebani ottengono i loro contenuti promozionali e ideologici dai gruppi WhatsApp dei portavoce del gruppo. 

Una fonte informata rivela: “I responsabili provinciali della Direzione dell’Informazione e della Cultura si impegnano in una collaborazione interprovinciale per promuovere le attività, considerandole effettivamente come risultati di questo gruppo. All’interno di ciascuna provincia è stato formato un ulteriore gruppo WhatsApp, al quale partecipano attivamente il direttore provinciale dell’Informazione e della Cultura, insieme a 20 membri dell’équipe provinciale. Il loro ruolo prevede la diffusione delle informazioni e delle direttive ricevute dal gruppo centrale WhatsApp su varie piattaforme di social media”.

Partecipano attivamente ad attività su Facebook, X (ex Twitter) e YouTube, ricevendo il sostegno diretto dall’ufficio del portavoce dei talebani. Abbiamo identificato numerosi account Facebook e X (ex Twitter) contraffatti associati ai talebani. Questi utilizzano spesso nomi femminili e pseudonimi come “Panjshiri”, “Badakhshani”, “Ghaznawi” e “Afghani”, nonostante i talebani abbiano escluso per due anni donne e ragazze da tutte le attività pubbliche.

 

Come il precedente governo

Per legittimare il loro governo e rafforzare la loro legittimità, i talebani si sono rivolti ai social media e li hanno sfruttati a proprio vantaggio, come aveva fatto il precedente governo che aveva arruolato numerosi utenti di social media in veste di “Facebook Chalawonki”. Questo termine è entrato in uso dopo che Ashraf Ghani aveva assunto la presidenza in seguito alle controverse elezioni del 2014, con la mediazione dell’allora Segretario di Stato americano, e si riferiva a quelle persone che, attraverso molteplici account falsi su piattaforme di social media, esprimevano sostegno alla sua squadra, propagandando i suoi risultati e, quando necessario, criticando gli oppositori anche con un linguaggio offensivo.

Le informazioni di quel periodo dicevano che era Mohammad Haneef Atmar, consigliere per la sicurezza nazionale del governo del presidente Ghani, a reclutare gruppi e pagare loro uno stipendio mensile per portare avanti l’agenda del governo. Con il crollo del regime repubblicano, anche i “Facebook Chalawonkis” sono caduti nell’oscurità e ora hanno una presenza ridotta sulle piattaforme dei social media.

Ottenuto il controllo sull’Afghanistan – da cui hanno tratto il profitto maggiore nella propaganda mediatica degli ultimi due decenni di guerra – i talebani hanno creato pagine false e attivato squadre di Qalamwal Mobariz Emirati in tutte le 34 province, gestendole con una struttura gerarchica con il vertice a Kabul.

Con l’accesso a Internet e a una maggiore comunicazione i talebani sono stati in grado di sfruttare a proprio vantaggio la diffusione di notizie false e la disinformazione. Il ruolo dei social media nei conflitti dei talebani con le forze di sicurezza del precedente governo e la demoralizzazione di queste forze è ancora un argomento ampiamente discusso. Pertanto, questo gruppo si sforza di ottenere un punto d’appoggio per il proprio regime attraverso questo mezzo.

Sebbene i talebani sfruttino ampiamente i social media con account utente falsi, Facebook ha occasionalmente imposto loro restrizioni, compreso il blocco degli account Facebook di radio e televisione nazionale e dell’agenzia di stampa Bakhtar, ora sotto il controllo dei talebani.  Di tanto in tanto, anche altri account che utilizzano parole come “Emirato” e “Talebani” devono affrontare restrizioni o avvisi da parte della piattaforma.

Invece X (ex Twitter) non ha preso sul serio la questione e quindi il gruppo talebano beneficia maggiormente di questa rete. Sebbene migliaia di utenti abbiano già chiesto restrizioni nei confronti dei talebani lanciando campagne di hashtag, Twitter non ha ancora intrapreso alcuna azione al riguardo.

 

(Riduzione redazionale)

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