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Rawa in aiuto alla popolazione affamata

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In questo gelido inverno Rawa ha distribuito pacchi di cibo alla gente ridotta in estrema povertà. Ecco il loro racconto

Rawa, febbraio 2023, Città di Kabul

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Durante questo gelido inverno con più del 90 per cento della gente al di sotto della soglia di povertà, la vita della maggioranza della popolazione, quella femminile in particolare, è diventata molto difficile ed è ulteriormente peggiorata quando le donne che erano l’unico sostentamento della famiglia sono state costrette a rimanere a casa. La vita quotidiana delle vedove è ormai intollerabile.

Ecco alcune storie:

Gul Marjan: Viene dalla provincia di Kunduz. Il marito morì tre anni fa per problemi di insufficienza renale. Da quel momento la sua vita divenne molto complicata e in quanto vedova dovette affrontare parecchie difficoltà.

Ancora prima della caduta di Kabul, i Talebani avevano già preso il controllo della provincia di Kunduz; a quel punto Marjan lasciò la sua casa e tutti i suoi effetti personali e raggiunse Kabul. La sua unica speranza era la figlia sposata che vive in affitto in una piccola casa di fango. Attualmente Marjan condivide la casa con la figlia e deve pagare 2000 Afghani per una stanza. Le sue condizioni di vita sono pessime. Il figlio di 15 anni vende acqua e guadagna solo 200 Afghani al giorno. Marjan chiede l’elemosina per strada per poter racimolare i soldi necessari a pagare l’affitto e far fronte alle altre spese di vita quotidiana.

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In questo inverno ghiacciato non è riuscita a comprare legna da ardere. I suoi bambini si sono ammalati con influenza e tosse. Vanno continuamente alla moschea, che si trova alla fine della loro strada, per portare a casa ogni giorno l’acqua necessaria.

Quando ha ricevuto il nostro pacco con il cibo era molto sorpresa e si è commossa, ha iniziato a piangere. Ci ha detto che in questo freddo inverno il nostro sostegno e i nostri aiuti significano molto e che non sapeva come ringraziarci.

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Maliha: Ha 13 anni e vende borse di plastica per le strade di Kabul. Guadagna solo 30 Afghani al giorno. E’ stata picchiata diverse volte dai talebani perché la vedevano vendere borse per strada. Ci racconta che suo fratello ha solo 5 anni e che le sue sorelle sono più grandi di lei. Hanno perso il padre tre anni fa durante l’esplosione causata da un attentato suicida. La madre lavora nelle case di gente ricca e guadagna 5000 Afghani al mese, che non bastano per pagare tutte le spese.

 Vivono in una casa vecchia e diroccata, molto fredda e umida. La madre ci ha detto che spesso è costretta a chiedere soldi in prestito ai vicini per comprare la legna e altre necessità per la casa. Era stupita nel vedere il pacco con il cibo. Le sue lacrime mostravano la profondità delle sue privazioni e della sua infelicità. Ci ha raccontato quanto è difficile essere vedova con quattro figlie e un bambino piccolo. Non ha altra scelta se non quella di mandare la figlia più piccola a vendere borse di plastica per strada.

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Ahmad Zia: Ha solo nove anni e chiede l’elemosina per le strade di Kabul. Per la maggior parte del tempo si siede davanti a un supermercato e chiede soldi alle persone benestanti. E’ un bimbo innocente e la gente non può ignorarlo. Il padre, invalido da una gamba, vende frutta con un piccolo carretto e guadagna solo 300 Afghani al mese. Porta a casa tutti i cartoni e gli scatoloni della frutta da ardere per il fuoco. La moglie, ammalata e con forti dolori al collo e alle mani, prepara il pane per i vicini e guadagna un po’ di soldi. Ci ha detto che è impossibile per loro andare da un medico e comprare medicine.

Vivono in una casa in affitto che non è affatto in buone condizioni. Ci ha raccontato che per via della loro estrema povertà, sono costretti a condividere la casa con altre famiglie. Solo così riescono a pagare l’affitto. Queste case hanno carenza di acqua e altre complicazioni.

 Kabul9 copyDopo aver ricevuto il pacco con il cibo, i suoi bambini ci hanno sorriso e ringraziato. Erano felici che qualcuno potesse ascoltarli, rendersi conto della loro povertà, e dare loro una mano.

 

 

 

 

 

Ezatullah: E’ un famoso poeta e scrittore di lingua pashtu. Ha pubblicato una rivista intitolata “Meena”, un tempo molto famosa. Era anche membro del Consiglio Direttivo del Reparto Cultura e Informazione della provincia di Nangarhar. Le sue poesie sono molto famose, in particolare fra gli intellettuali.

Dopo la caduta dello scorso governo, ha dovuto lasciare la sua provincia e trasferirsi a Kabul. Aveva una libreria ma attualmente, per via della situazione così instabile in in ambito educativo, con il divieto di istruzione per ragazze e donne, gli studenti non acquistano più libri e di conseguenza ha dovuto chiudere l’attività. La sua situazione è peggiorata al punto che ha iniziato a vendere cereali e dolci, con entrate che non sono sufficienti per sfamare la famiglia. Nonostante sia consapevole che il suo compito principale debba essere quello di provvedere al sostentamento della sua famiglia, ritiene che il suo lavoro intellettuale sia la cosa più importante. Purtroppo al momento, per ragioni finanziarie e di sicurezza, non può fare granché.

Era reticente nell’accettare il piccolo contributo che gli abbiamo offerto perché reputa di dovercela fare con le sue forze.

Non abbiamo sue fotografie per motivi di sicurezza. In ogni caso scrive ancora per denunciare l’ingiustizia del governo talebano.

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