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Lettera da internazionaliste/i in Rojava

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retejin.com 25 ottobre 2023

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Siamo internazionalisti/e in Rojava

Siamo nel cuore della Rivoluzione delle donne.
Siamo nello spirito della gioventù rivoluzionaria.
Siamo nella forza delle unità di difesa YPG e YPJ.
Siamo nel tessuto sociale del lavoro civile infrastrutture come sistema idrico ed energetico.
Potete trovarci nelle scuole, università, assemblee e consigli popolari, nei municipi.
Siamo nei tunnels, pronti a difendere le città contro la superiorità tecnica del nemico.
Siamo nelle Case delle donne, imparando dalla saggezza delle donne di queste terre.
Siamo nei villaggi, provando il vero significato di comunalità.
Siamo nei campi profughi, vedendo il vivente spirito di resistenza.

Visitando le famiglie e parlando del significato di poter vivere nella propria terra, con la propria lingua e cultura.
Proviamo a condividere una piccola parte della realtà qui tramite i nostri reportage e approfondimenti.

Qui abbiamo imparato dalle persone cosa significa proteggere la propria terra, la propria esistenza, insistendo fino alla fine.

Dal 5 Ottobre, la regione è sotto un attacco massivo. Aerei da guerra e droni bombardano le infrastrutture essenziali per milioni di persone. Nel mezzo di una crisi alimentare globale, la Turchia bombarda riserve di grano. Nel mezzo di una crisi energetica, impianti di raffinazione sono prese di mira. Nel mezzo di una crisi idrica, le dighe per l’acqua potabile vengono attaccate e in alcuni luoghi ospedali e scuole sono distrutti da armi pesanti, con metodi fascisti. Lo stato turco ha dichiarato immediatamente dopo “Qualunque cosa proveranno a ricostruire, la distruggeremo direttamente, un’altra volta”. Negli ultimi giorni lo stato turco sta terrorizzando soprattutto la popolazione. Vicino a Dirbesiye, 5 donne che stavano raccogliendo cotone sono state ferite, a Til Temir un bambino di 10 e uno di 11 anni sono stati uccisi, e la lista di atrocità si fa ogni giorno più lunga. Tutto ciò contro una società che per anni ha combattuto contro l’ISIS e fino ad oggi si sta assumendo la responsabilità di proteggere centinaia cadri internazionali di ISIS, perché i loro Paesi d’origine si rifiutano di riprenderli. Tutto questo contro la società, che ha vissuto il martirio di oltre 13.000 caduti nella lotta contro l’ISIS e altri gruppi islamisti. Tutto questo contro una società, che è stata celebrato come eroina quando era nell’interesse di alcuni poteri internazionali. Tutto questo contro una società, che ha combattuto per la vita e la libertà per oltre 10 anni diventando il faro della speranza, la luce che mostra la strada in un mondo pieno di fascismo e distruzione. E quando questa società non china la testa ma si difende, mostra la forza della sua resistenza, la violenza del nemico si intensifica.

Il 1° Ottobre, il giorno della riapertura del parlamento dopo la pausa estiva, nel cuore dello stato turco, ad Ankara, sono esplose diverse bombe. 2 militanti della “Brigata degli Immortali” del movimento della libertà curdo hanno fatto una cosiddetta “azione di sacrificio” come atto di resistenza. Entrando nell’area interna delle forze speciali, responsabili della sicurezza del Ministero degli affari interni della Turchia, sparando ai membri di questa unità ed esplose con le bombe che portavano con sé.

Perché un’azione come questa?
La domanda di coloro che non vedono il terrore quotidiano della Turchia.

Nel Nord-Kurdistan, una guerra sistematica viene condotta contro la società, in particolare contro le donne. Stupri, rapimenti e omicidi si verificano quotidianamente, il femminicidio è dilagante. I villaggi vengono attaccati, i cimiteri bombardati e profanati, i cadaveri vengono inviati alle loro famiglie in borse e scatole. L’opposizione democratica , in masse, è detenuta o in esilio. Ogni giorno i prigionieri politici lasciano le carceri in bare, torture sistematiche e ingiustizie arbitrarie fanno parte della vita quotidiana. Nel Sud-Kurdistan (Iraq settentrionale), la Turchia sta operando una viscida guerra, i cui simili non sono mai stati visti prima nella storia. Sia la brutalità del nemico che la resistenza della guerriglia non hanno eguali. Il piano è quello di abbattere la guerriglia con l’uso metodologico di armi chimiche, armi termobariche e armi nucleari tattiche, ma la Guerriglia, che da anni sta combattendo attraverso un complesso sistema di tunnel e rimane ancora imbattuta. Poiché la Turchia non riesce a raggiungere il proprio obiettivo contro la guerriglia, né attraverso invasioni a terra né con attacchi aerei, negli ultimi anni hanno iniziato a rafforzare la propria influenza politica nella regione e sta intensificando la propria rete di servizi segreti.
Nel Kurdistan occidentale (Nord-Siria), la Turchia è ufficialmente una forza occupante, un invasore, ad Afrin, Gire Spi e Serekaniye, regioni che facevano parte dell’Amministrazione Autonoma prima del 2018.

Persone curde vengono forzatamente rimosse dalla regione e fino ad oggi la Turchia sta sostituendo loro con milizie islamiste, e le loro famiglie. La Turchia sfrutta l’alleanza con le forze islamiste per opprimere e controllare le aree occupate e oltre. Gli attacchi e le operazioni che l’ISIS effettuano nella Siria settentrionale sono monitorati e diretti dallo stato turco, come il tentativo di evasione dalla prigione di Haseke nel febbraio 2022.

I due militanti Rojhat Zîlan e Erdal Şahîn hanno lanciato un messaggio al mondo.

Nella dichiarazione dell’ufficio centrale della Difesa del Popolo, pubblicata il 1° ottobre, si legge:
“Ogni persona dovrebbe sapere che i membri della Brigata degli Immortali avrebbero potuto ottenere un risultato molto diverso con solo un piccolo cambiamento nei tempi, se lo avessero voluto. Tuttavia, tale decisione non è stata presa deliberatamente (…). Questa azione è un atto di legittima difesa contro il disprezzo dei diritti umani, che vengono calpestati (…); contro la pratica disumana e la politica di isolamento che viene attuata in tutte le carceri della Turchia e del Kurdistan; contro l’uso delle armi chimiche contro le nostre forze di guerriglia (…); contro il saccheggio della nostra natura e l’ecocidio in Kurdistan; contro l’oppressione del popolo curdo e di tutti gli ambienti democratici”. Dall’inizio della lotta armata del PKK nel 1984 fino ad oggi, la Turchia ha cercato di annientare la volontà di resistenza popolare, e in questo non ha avuto successo. Questo conflitto può essere risolto solo attraverso il dialogo e un processo di democratizzazione della regione. Queste le parole di Abdullah Öcalan, già dai tempi dei primi cessate-il-fuoco degli anni ’90. Nei suoi Scritti dal carcere, come la “Roadmap per i negoziati” del 2013, descrive in dettaglio come sia possibile una pace sostenibile nella regione. Gli attacchi degli ultimi giorni dimostrano che la Turchia insiste sulla propria strada. Parlando la lingua della colonizzazione e del genocidio.

Il 9 ottobre non è una data casuale. Il 9 ottobre 1967 Che Guevara, uno dei più importanti internazionalisti della storia mondiale, fu assassinato. Il 9 ottobre 1998 è il giorno in cui Abdullah Öcalan, a causa di un’enorme pressione politica e militare, fu costretto a lasciare la Siria, ciò portò ad un’odissea di 149 giorni alla ricerca di un rifugio, conclusasi con il suo rapimento sul volo verso il Sudafrica, per essere poi consegnato alla Turchia. Dal 15 febbraio 1999 è detenuto in totale isolamento sull’isola della prigione Imrali, per 2 anni e mezzo né la famiglia né gli avvocati sono stati in grado di vederlo, e la sua situazione non è ancora chiara. Ancora una volta il 9 ottobre 2019, l’invasione di Gire Spi e Serekaniye sono iniziate, da allora la regione è sotto l’amministrazione coloniale turca. Di nuovo, quest’anno il 9 ottobre, la Turchia ha attaccato la regione del Cizire. 29 membri delle forze speciali dell’Asayiş, responsabili della lotta contro il traffico di droga nella regione, sono stati massacrati pochi giorni prima della fine di un allenamento di diversi mesi, attraverso un attacco aereo diretto.

La Turchia sta proclamando questi attacchi attuali come la “prima fase della guerra”.

Questa guerra sta distruggendo la base della vita delle persone, con attacchi che colpiscono sia le condizioni materiali che immateriali. La Turchia vuole che le persone diventino rifugiati e lasciano le aree di confine. La resistenza qui si basa sulle persone. Una terra vuota è più facile da occupare. Questa è la tattica usata per anni, ma gli attacchi attuali stanno segnando una nuova dimensione “totale” in questo senso.

Detto semplicemente: Nel mezzo di una cosiddetta “crisi dei rifugiati”, uno stato della NATO sta privando milioni di persone delle fondamenta naturali per la propria vita.

Ci sono speculazioni sulla prossima fase di questa guerra. Potrebbe essere l’assassinio diretto delle persone in posizioni di guida dell’Amministrazione Autonoma, o il provocare rivolte contro di essa, da
parte del popolo, facendo pressione sul peggioramento delle condizioni. È possibile che alcune regioni vengano attaccate più intensamente per provocare la migrazione di massa. Tutto questo è possibile. Ma… Ciò che è certo è la nostra resistenza, convinzione e chiarezza.

Insieme stiamo difendendo Rojava.
Insieme stiamo combattendo contro il fascismo turco.
Insieme a tutte le persone che sono pronte a difendere la rivoluzione della liberazione delle donne, dell’ecologia e della democrazia.
Insieme a tutti quelli che combattono le cause di espulsione, espropriazione e dislocamento forzato.
Insieme a tutte quelle che difendono le nostre foreste, pianure e montagne in tutto il mondo, con tutti i mezzi necessari.
Insieme a tutti quelli che gridano Jin Jiyan Azadi!
Per tutti quelli, che hanno percorso questa strada davanti a noi e per tutti coloro che ci seguono. Per tutti coloro che sono alla ricerca della libertà. Per la costruzione di una nuova vita in cui il capitalismo, il nazionalismo e il patriarcato non hanno alcun possibilità di esistere.

Invitiamo tutti voi a difendere la rivoluzione in Kurdistan, e in Nord-est Siria, con noi. I modi e le possibilità sono tanti quante le stelle nel cielo. Ciò che più è importante è che la nostra convinzione e che siamo in molti.

Negli ultimi giorni abbiamo visto amici in 5 continenti che chiedevano libertà per Abdullah Öcalan. Ciò ha dato una forza e energia abbondanti: inviamo i nostri saluti rivoluzionari a tutti voi!

Lunga vita Reber Apo ! Lunga vita alla rivoluzione del Rojava ! ¡No Pasarán!
Lunga vita all’internazionalismo rivoluzionario !
JIN JIYAN AZADÎ!

Con amore
I vostri amici/che, colleghi/e, compagni/e di scuola,
Sorelle, fratelli, figlie, figli, nipoti, cugine/i
Le compagne e i compagni delle vostre figlie e figli, che hanno dato la propria vita per difendere la rivoluzione.
Internazionalisti in Rojava, 12 Ottobre 2023

P.S.: Di seguito vi inviamo alcune idee e contatti per la partecipazione.
Serkeftin!

Partecipare ad azioni macro-regionali, diffondere materiali e dossier:
defendkurdistan.com
riseup4rojava.org
womendefendrojava.net

Per rimanere informati sugli aggiornamenti, seguire e condividere le notizie dalla regione:
anfenglish.com (English, German, Spanish, Russian, Arabic, Farsi, …)
kck-info.com
rojavainformationcenter.org
kongra-star.org/eng/
ypj-info.org
jinhaagency.com/en
civaka-azad.org (Germany)

Altro sul pensiero di Abdullah Öcalan e l’internazionalismo:
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Ci sono altri gruppi e collettivi in altri paesi e regioni che non abbiamo elencato qui. Se vuoi trovare un gruppo nella tua regione scrivi a: 
riseup4rojava@riseup.net
(PGP Encryption possible)

Per informazioni e voci dal campo per giornalisti e parlamentari scrivere a:
contact@ypj-info.org

Se vuoi inviare un messaggio agli internazionalisti in Rojava invialo a:
internationalistacademy@riseup.net
(PGP Encryption possible)

Link alla lettera:
https://messagefrominternationalistsinrojava.files.wordpress.com/2023/10/italian-pdf.pdf
https://messagefrominternationalistsinrojava.wordpress.com/a-message-from-the-internationalists-in-rojava/

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