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Le mani della Cina sul litio dell’Afghanistan

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InsideOver, 17 aprile 2023, di Federico Giuliani 

Trattative in corso tCina talebani litiora la Cina e l’Afghanistan. Il ministero delle Miniere e del Petrolio del governo guidato dai talebani ha fatto sapere che una società cinese, Gochin, ha espresso la volontà di investire 10 miliardi di dollari nei depositi di litio presenti nei meandri del Paese.

 

Il titolare ad interim del dicastero, Shahabuddin Delawar, ha incontrato i rappresentanti dell’azienda cinese a Kabul. L’investimento proveniente da Pechino è particolarmente allettante, visto che, stando alle stime del ministero, creerebbe 120.000 posti di lavoro diretti e un milione indiretti.

Nel caso in cui l’accordo dovesse andare in porto, Gochin renderà efficiente il Passo Salang in sette mesi – il più alto valico di montagna, incastonato nella catena dell’Hindu Kush, che collega il nord dell’Afghanistan con la provincia di Kabul – scaverà un altro tunnel e trasformerà il litio estratto all’interno del territorio afghano.

In attesa di capire quale sarà la risposta dei talebani, il ministro Delawar ha spiegato ai rappresentanti dell’azienda cinese di aver accolto con favore l’interesse della società, desiderosa di investire nel litio afghano. “Gli occhi di tutti gli afgani sono puntati sulle miniere di litio e su altre miniere del Paese, data la loro scarsità a livello mondiale. Il ministero delle Miniere e del Petrolio è determinato ad appaltare le miniere di litio e tutte le miniere del Paese secondo la legge minerari”, si legge in un comunicato apparso sul sito dello stesso ministero.

L’interesse della Cina

Dal ritorno al potere dei talebani, la Cina ha ampliato i suoi legami economici con il nuovo governo, mentre sempre più società cinesi hanno mostrato interesse nell’investire ingenti quantità di denari nel Paese nei settori energetici e minerari.

Di recente, giusto per fare un esempio, nel gennaio 2023 la Xinjiang Central Asia Petroleum and Gas Co (CAPEIC) ha firmato un accordo dal valore di 540 milioni di dollari, e dalla durata di 25 anni, per estrarre petrolio dal bacino dell’Amu Darya, nel nord dell’Afghanistan.

Nel dicembre 2022, invece, il fornitore nazionale di energia dell’Afghanistan, Da Afghanistan Breshna Sherkat (DABS), ha spiegato che gli investitori cinesi erano interessati a costruire una centrale elettrica a carbone da 500 MW sul suolo afghano.

Ricordiamo che la Cina non ha riconosciuto ufficialmente il governo dei talebani, ma ha comunque instaurato uno stretto rapporto politico ed economico con il gruppo nel tentativo di incrementare la propria influenza all’interno di un Paese geopoliticamente strategico.

Il litio dell’Afghanistan

Nei giorni scorsi, intanto, l’Uzbekistan ha ospitato una conferenza dei ministri degli Esteri dei Paesi della regione, tra cui Russia e Cina, per rivedere la situazione e la cooperazione con l’Afghanistan dei talebani. Il ministro talebano, Amir Khan Muttaqi, ha partecipato alla riunione con le controparti della Russia (presente il ministro Sergej Lavrov) e di sei immediati vicini dell’Afghanistan, tra cui Cina (presente il ministro Qin Gang), Pakistan, Iran, Tagikistan, Uzbekistan e Turkmenistan.

I delegati hanno sottolineato la necessità di sviluppare un “meccanismo di azione congiunta” per fornire aiuti umanitari agli afgani e ripristinare l’economia del Paese, si legge nella dichiarazione pubblicata dal ministero degli Affari Esteri uzbeko sul suo sito web. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, rispondendo alle critiche sulle restrizioni dei talebani nei confronti delle donne e sull’assenza di inclusione politica, ha detto che Pechino sostiene “il governo afghano nell’adottare politiche moderate, prudenti e inclusive”.

Una sorta di richiamo velato, dunque, che si collega all’interesse cinese nel litio afghano. Anche perché, come ha sottolineato Bloomberg, l’Afghanistan è seduto su ricchissimi depositi di minerali e altri materiali preziosi, per un valore stimato di oltre 1 trilione di dollari.

Kabul ospiterebbe quelle che potrebbero essere le più grandi riserve di litio del mondo, un componente vitale per le batterie di accumulo di energia che stanno guidando la transizione del mondo lontana dai combustibili fossili, ma anche uranio, tungsteno, mercurio, rame, berillio, oro e argento. L’interesse della Cina, pronta a sguinzagliare le proprie aziende, sembrerebbe dunque avere il sostegno del governo talebano, che dal canto suo sta cercando il sostegno straniero per puntellare un’economia in grave difficoltà

 

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