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Le donne afghane protestano a Kabul

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“Riconoscimento dei Talebani – violazione dei diritti delle donne”, hanno scandito le donne durante la marcia, durata non più di 10 minuti nella capitale

Daniel Bellamy, Euronews, 29 aprile 2023

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Un gruppo di donne afghane ha protestato sabato a Kabul, sfidando la repressione del dissenso per esortare le nazioni straniere a non riconoscere formalmente il governo talebano in vista del vertice delle Nazioni Unite che si terrà la prossima settimana.

Da quando i Talebani sono tornati al potere nel 2021, le manifestanti che si oppongono alle limitazioni crescenti dei diritti delle donne sono state picchiate o arrestate e le forze di sicurezza hanno sparato in aria per disperderle.

Tuttavia, piccoli gruppi di donne hanno continuato a organizzarsi in sporadici incontri.

Sabato circa 25 donne hanno marciato in un’area residenziale della città in vista del vertice di Doha che, secondo le Nazioni Unite, discuterà di una “via d’uscita duratura” per il Paese.

“Riconoscimento dei Talebani – violazione dei diritti delle donne”, hanno scandito le donne durante la marcia, durata non più di 10 minuti e passata senza scontri con le forze di sicurezza.

Altri slogan erano “Popolo afghano, ostaggio dei Talebani” e “Combatteremo, moriremo, ci prenderemo i nostri diritti”.

Una questione divisiva

Nessuna nazione ha ancora riconosciuto il governo come legittimo da quando i Talebani sono tornati al potere dopo che gli Stati Uniti hanno ritirato le loro forze dall’Afghanistan nel 2021.

Il precedente governo talebano, che ha governato dal 1996 al 2001, ha ottenuto il riconoscimento formale solo da tre nazioni: Pakistan, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.

Diplomatici, ONG e agenzie di aiuto sono profondamente divisi sulla questione.

Alcuni ritengono che la comunità internazionale potrebbe convincere le autorità talebane a revocare le limitazioni ai diritti delle donne facendo balenare la prospettiva del riconoscimento.

Altri sostengono che anche solo discuterne garantisca al governo talebano una certa legittimità in un momento in cui sta escludendo le donne dalla vita pubblica.

La settimana scorsa il vicesegretario generale delle Nazioni Unite Amina Mohammed ha dichiarato che l’incontro di Doha, che inizierà lunedì, potrebbe vedere gli inviati discutere di “piccoli passi” sulla strada del riconoscimento, anche se con delle condizioni.

All’inizio del mese Mohammed aveva twittato: “Rinunciare ai diritti delle donne non è un’opzione”.

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