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Il declino dell’opposizione in Afghanistan

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Esiste un’opposizione politica in grado di presentarsi come alternativa credibile al regime dei talebani? Questa analisi dà una dettagliata risposta

Mazdak Parsi, Hasht-E- Subh Daily, 4 agosto 2023

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Quando fu istituito il “Governo di unità nazionale” [2014] che coinvolse Ashraf Ghani e Abdullah Abdullah, l’ex presidente afghano Hamid Karzai espresse la convinzione che l’Afghanistan non richiedesse un partito di opposizione, sostenendo che proprio il coinvolgimento e la cooperazione politica di gruppi e partiti di spicco all’interno di un quadro di governo, il “Governo di unità nazionale”, anziché il perseguimento di un modello di opposizione, sarebbe stata la soluzione alle sfide che si presentavano al Paese. Durante i suoi 13 anni di mandato Karzai implementò questa teoria in maniera significativa, producendo conseguenze devastanti che stiamo vivendo più che mai. Se oggi in Afghanistan manca una vera opposizione è perché Karzai ha ostacolato la formazione e il rafforzamento di un movimento legale e legittimo che avrebbe potuto fungere da governo ombra e alternativa praticabile.

Durante il suo mandato Karzai utilizzò ampiamente pratiche corrotte, utilizzando denaro e corruzione per indebolire i suoi avversari politici, eliminando così qualsiasi opposizione significativa al suo governo. Questa situazione fu sfruttata anche dai Talebani, che riuscirono a ottenere da Karzai ingenti fondi senza fornire alcun servizio in cambio (è importante ricordarsi dell’episodio del negoziante spacciatosi per il rappresentante del Mullah Omar così ricevendo da Karzai una grossa somma di denaro).

Nel periodo della sua presidenza Ashraf Ghani manifestò un approccio più autoritario e presuntuoso rispetto a Karzai. Pertanto l’opposizione divenne praticamente inesistente perché il movimento che si identificava come tale era già diventato parte del governo durante l’era Karzai. La corruzione e gli alti tassi di disoccupazione sotto l’amministrazione di Ghani portarono infine al collasso delle forze armate, che sia Karzai, sia Ghani avevano puntato a smantellare fin dall’inizio delle loro presidenze. Altri personaggi degli affari e della politica, che si consideravano di volta in volta partner o dell’opposizione o del governo, fuggirono dopo la caduta del governo. Pertanto il Paese è ricaduto nelle mani di un gruppo totalitario e autocratico, che non si è attenuto alla normale governance legale o ai principi accettati a livello internazionale e non ha mostrato alcun interesse a comprendere e ad attuare queste regole.

Il regime talebano è composto da leader religiosi irragionevoli che cercano di imporre il proprio credo agli altri anziché abbracciare la diversità. Non solo rifiutano l’idea di adattarsi alle norme della società ma mirano anche a proteggere gli altri da ciò che loro percepiscono come influenze malvagie. Questa ideologia dannosa e letale ha trasformato la nazione in un vero e proprio incubo e, se ne avessero l’opportunità, i talebani non esiterebbero a sottoporre altri paesi a una simile brutalità.

In una situazione in cui la costituzione è sospesa e il paese manca di una presenza ufficiale nella comunità internazionale, anche coloro che si considerano avversari tradizionali dei talebani rimangono in silenzio. Nel precedente regime a volte si allineavano con il governo e altre volte si posizionavano come membri dell’opposizione. Attualmente, la loro unica azione è stata l’istituzione del “Consiglio Supremo della Resistenza Nazionale per la Salvezza dell’Afghanistan”, che conduce principalmente riunioni online e manca di qualsiasi influenza politica significativa. Questo consiglio non ha esercitato alcuna pressione sui talebani, né ha istituito un fronte militare stabile sul campo di battaglia. A causa delle differenze personali e ideologiche tra i suoi membri, del loro opportunismo e del loro interesse per il guadagno personale, sembra improbabile che possano collaborare efficacemente nel panorama politico dell’Afghanistan.

 

Scarsa pianificazione e corruzione 

Una caratteristica fondamentale dell’opposizione politica nei sistemi democratici è l’attenzione alla presentazione e allo sviluppo di un programma chiaro. L’opposizione serve come alternativa al governo al potere e, monitorando e criticando le sue azioni, mira a fornire ai cittadini una nuova opzione. Le opposizioni orientate al programma, che sono formate da gruppi e fazioni affini, in genere mostrano stabilità e operano all’interno di cicli regolari e opportunistici, limitando la partecipazione individuale. Invece in Afghanistan, sia storicamente che attualmente, manca un’opposizione politica in grado di presentare un piano nuovo e di impatto.

Storicamente i piani e i programmi del governo hanno dovuto confrontarsi con le critiche di alcuni ambienti e gruppi che si ponevano all’opposizione, ma questa è stata spesso di breve durata, motivata da vantaggi personali e priva di un impatto duraturo. Ci sono stati casi in cui i politici dell’opposizione hanno abbandonato gli alleati per allinearsi con il governo. In definitiva, l’obiettivo principale di questi autoproclamati gruppi di opposizione era quello di negoziare con il governo accordi di condivisione del potere e assicurarsi vantaggi personali. Dare priorità agli interessi personali e privati ​​era la caratteristica distintiva del movimento di opposizione politica in Afghanistan.

 

L’ascesa del totalitarismo etno-normativo

Nei Paesi in cui si è instaurata la democrazia, l’opposizione politica nasce da una prospettiva nazionale, trans-etnica e democratica. Le parti che guidano l’opposizione nei paesi democratici non sono affiliate ad alcun gruppo etnico specifico e sostengono una prospettiva nazionale e trans-etnica sia nella teoria che nella pratica. Invece in Afghanistan i leader politici che affermano nei loro discorsi di sostenere l’unità e l’integrità territoriale della nazione, nella pratica esercitano azioni etnicamente unilaterali, anguste e dispotiche.

Abdul Rashid Dostum, politico afghano in esilio ed ex maresciallo dell’esercito nazionale afghano, è popolare soprattutto tra gli afghani uzbeki che risiedono nelle regioni settentrionali e nordorientali dell’Afghanistan, ma incontra l’ostilità della popolazione del sud e dell’est del Paese. Allo stesso modo, Haji Muhammad Mohaqiq, fondatore e presidente del Partito di unità islamica del popolo dell’Afghanistan, gode di popolarità e leadership solo tra la comunità hazara, mentre non ha influenza nella parte orientale e meridionale del Paese. Questo schema si applica anche a Salahuddin Rabbani, Atta Mohammad Noor, Abdul Karim Khalili, Yunus Qanuni, Ahmad Massoud e altri. Attualmente queste persone, la maggior parte delle quali ha tentato di creare una forte opposizione politica, non possono tornare nel Paese per vari motivi. Anche se riuscissero a formare un’opposizione solida, cosa altamente improbabile, farebbero comunque fatica a liberarsi del ciclo della regolamentazione e dell’etnocentrismo. Come può un’opposizione di questo tipo abbracciare tutto l’Afghanistan e svolgere un ruolo stabile nella politica?

Dato che l’opposizione etnico-organizzativa non viene stabilita con mezzi democratici ma attraverso il totalitarismo, solo i leader di lunga data, che posseggono il temperamento e il carattere del jihadismo, determinano il corso politico da prendere. Le persone sono semplicemente considerate come strumenti che i leader utilizzano quando gli è necessario e per salvaguardare i loro diritti. Ma quando il popolo si alza per chiedere i propri diritti, che essenzialmente si allineano con quelli dei leader, sono soprattutto questi ultimi che traggono i maggiori benefici dalle proteste e dalle richieste del popolo. Questi leader non mostrano la ferma determinazione e gli obiettivi che dovrebbero essere tipicamente associati ai politici.

I leader etno-organizzativi cambiano spesso posizione nel tentativo di ottenere attenzione da ogni parte. Tuttavia questo approccio porta solo alla creazione di opposizioni temporanee, instabili e di breve durata. L’Afghanistan ha bisogno di un’opposizione politica che possa servire efficacemente come governo ombra, senza compromettersi o impegnarsi in politiche stagionali. Questa opposizione dovrebbe sfidare l’attuale regime e sostenere opzioni alternative e migliori. Nei sistemi politici democratici tale opposizione è essenziale ed è considerata una parte fondamentale della democrazia. Senza una forte opposizione politica, sia a livello nazionale che internazionale, il regime al potere diventa sempre più dittatoriale e oppressivo, ignorando le proteste popolari.

 

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