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I PRECETTI DEI TALEBANI E LA LIBERTÀ DELLE DONNE. DEL TEMPO PRESENTE – Vittoria Ravagli: mettere in scena sentirsi insieme la scena

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cartesensibili.wordpress.com Vittoria Ravagli 24 dicembre 2022

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Il 25 novembre quest’anno lo abbiamo vissuto con emozione nel teatro del nostro paese, a Sasso Marconi. Oltre al Sindaco, all’Assessora P.O., le rappresentanti di ANPI ed UDI. Poi noi del Gruppo Marija Gimbutas che avevamo portato, insieme ad una rappresentante dell’ANPI, spunti, immagini, idee, scritti nelle classi terze della scuola secondaria di primo grado Galileo Galilei di Sasso Marconi.
Importantissima e centrale la presenza di una giovane indipendente afghana e di una rappresentante del CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane onlus).

Il tema dell’incontro “I precetti dei talebani e la libertà delle donne – I nostri bisogni i nostri diritti – esseri umani nel mondo – Lo specchio
Afghanistan “.
Il teatro era stato preparato con una bellissima scenografia (vedi immagine di apertura –immagine scenografia teatrale elaborata dai ragazzi della scuola galileo galilei di sasso marconi, guidati dall’insegnante d’arte annamaria chiavelli su cui si aprivano due grandi occhi tra cuori ed altri simboli colorati ed armoniosi. Entrando già si poteva prevedere un incontro speciale: dolore e gioia si sarebbero tenute per mano. E’ stato infatti un susseguirsi di parole spesso difficili e tristi con danze, canti, immagini, musiche, poesie. Per ultime le parole della giovane Sapeda, ferme, chiare. Con autorevolezza, ci ha spiegato la situazione del suo paese, la difficoltà di potere istruirsi per le bambine e le donne se non attraverso le scuole segrete; ci ha detto del freddo e della fame, del bisogno di attenzione su di loro, perché non si allenti l’interesse e tanto altro. In silenzio e con partecipazione abbiamo tutti ascoltato ed è stata una forte emozione.
Si è parlato di Donna vita libertà ricordando anche l’IRAN ed il suo motto che invade il mondo e richiama uomini e donne a far rispettare i propri diritti, i diritti umani. A lottare con forza contro le dittature violente che stanno compiendo gesti atroci.

Per presentare il lavoro fatto dalla sua classe, la prof. Orsini ci ha scritto tra l’altro:

“…con la classe 3C abbiamo deciso di presentare innanzitutto una coreografia silenziosa, e successivamente dare voce a landai, a testi poetici e a una lettera, che abbiamo ideato e composto in classe. Il nostro intento è stato quello di far riflettere sui diritti negati alle donne in Afghanistan ed in particolare sulla repressione delle attività creative ed espressive, come la danza, la musica e la poesia. Con la lettera conclusiva, indirizzata alle ragazze afghane, abbiamo voluto dare un messaggio di speranza, mettendo in luce la forza delle donne ed il valore della nostra collaborazione per lottare insieme verso il riconoscimento dei diritti fondamentali…

La coreografia “preparata grazie alla preziosa collaborazione della prof.ssa di Educazione fisica Anna D’Elia”, all’interno del teatro vestito a festa con le immagini di copertina ripetute a festoni (grazie alla prof.ssa d’arte Annamaria Chiavelli), è stato un misto di vestizioni, movimenti e danze che coinvolgevano ragazze e ragazzi in un susseguirsi di simboli delicati che riportavano il tutto al dovuto rispetto delle donne da parte degli uomini. Uno spettacolo bellissimo e significativo.

In questa prima parte riporterò alcuni scritti tra i tanti davvero belli che hanno letto ragazze e ragazzi.
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LANDAI

Sono una donna senza diritti,
anima invisibile per la mia comunità.

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Uomo hai distrutto i miei sogni,
e mi hai privato dei miei diritti essenziali

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Il velo nero che mi copre
lascia scoperta la mia immaginazione.

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La libertà di una donna
esprime l’amore nei suoi diritti

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Il mio velo, una volta simbolo di credenza,
ora è simbolo di repressione e sottomissione.

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POESIE

Voce di speranza
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A noi donne
hanno sterminato
i sogni.

Non abbiamo più diritti,
non possiamo studiare,
girare a viso scoperto
uscire di casa
senza un uomo.

Non riusciremo a cavarcela da sole
in questo stato.

La vostra voce è la nostra voce

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Inverno

In ogni donna picchiata c’è l’inverno che avanza,
un inverno color rosso
di ferite e cicatrici;
fuori ci sono dei boccioli
che cercano di diventare fiori
senza aver fretta di venire alla luce,
con la speranza di vivere e resistere

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Su ogni donna sottomessa non si vedono segni di debolezza,
ma le cicatrici e i ricordi di un finto amore
lasciati da un assassino
che cancella sogni, parole, vita

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Eco

Esistono luoghi
In cui le donne sono schiave,
posti in cui l’uomo ha dimenticato
l’angelo che lo ha creato.

Le donne combattono
per far sentire la loro voce,
l’eco risuona in tutto il mondo
“Coraggio, noi ci siamo!”

Le voci delle donne sono ovunque uguali
e volano come se avessero le ali.
I teatri esprimono la loro arte,
grido di speranza e libertà.

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Questa di seguito è la bellissima lettera che ragazzi della III C hanno scritto e consegnato a Sapeda, la giovane afghana indipendente presente ed attiva in teatro con noi, che l’ha ricevuta con gratitudine e gioia.

Sasso Marconi, 25 Novembre 2022

Care ragazze, coetanee afghane,
non temete, non siete sole, noi ragazzi siamo con voi!
Continuate a sognare un Paese migliore, perché noi siamo sicuri che riuscirete a realizzarlo.  Con il nostro aiuto. Con l’aiuto di tutti. Non perdete la forza di combattere, non abbandonate la speranza. Mai.
Fuori dai vostri confini, il mondo ha potuto vedere, grazie ai mezzi d’informazione, quanto la situazione nel vostro Paese sia drammatica dopo la presa del potere da parte dei talebani; i vostri diritti, poiché siete donne, vi sono ingiustamente negati: non potete studiare, cantare, ballare, indossare abiti femminili, truccarvi, disegnare, comporre poesie, ascoltare musica, esprimere la vostra anima… non siete libere!
Per noi è quasi impossibile renderci conto di cosa significhi la vostra schiavitù. Non possiamo sentire il vostro dolore, ma lo immaginiamo. Ci dispiace molto e siamo sconvolti da come venite trattate. Come può l’uomo essere così disumano? A noi ragazzi non sempre piace andare a scuola, ma ci sembrerebbe strano non poterla più frequentare, o non poter uscire con le nostre amiche senza un accompagnatore maschio, o semplicemente non poter esprimere il nostro pensiero e la nostra creatività.
Per fortuna il mondo ha aperto finalmente gli occhi e tutti noi speriamo che coloro che hanno il potere e la possibilità di agire, si impegnino davvero per sostenere ed aiutare il vostro popolo ad ottenere i diritti fondamentali e a darvi una speranza di vita migliore.
Oggi non c’è tempo per l’indifferenza.
Come ha detto Liliana Segre, “l’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte”.
Non possiamo lavarcene le mani con la distanza, la noncuranza, il disinteresse. O siamo capaci di ascoltare con cuore aperto, o crolla tutto. E’ la frontiera sulla quale dobbiamo costruire. E’ la sfida dei nostri tempi.
Un futuro migliore è infatti possibile se voi continuate e noi continuiamo a opporci alla violenza di chi sembra forte, ma in realtà è solo debole e avido di potere assoluto. Ricordate, care amiche: fino a quando avrete la volontà e la forza di combattere, lottate e fatevi valere. Non credete che la vostra vita sia inutile; non deprimetevi per i pochi risultati e quando tutti crederanno che voi abbandonerete le proteste, insistete e tornate più forti e motivate di prima.
E noi? Cosa possiamo fare? Siamo pronti a tendere una mano?
Noi vogliamo sostenervi dall’ Italia, con questa semplice lettera, con le nostre instancabili parole, con la promessa che non vi lasceremo sole e non vi dimenticheremo, fino a quando non avrete finalmente raggiunto quei diritti che a nessun essere umano, donna o uomo, dovrebbero essere negati.
E alle ragazze che non possono più andare a scuola noi auguriamo che dieci, cento, mille Malala possano nascere, per vincere la battaglia per un’istruzione per tutti, anche per le donne, in Afghanistan e nel mondo.
Chissà, forse un giorno non molto lontano, i muri intorno a voi crolleranno e voi vivrete in un luogo meraviglioso, pieno di colori, un arcobaleno umano fatto di luci, canti, danze e dolce poesia.

Un caro saluto e un abbraccio

Gli alunni della Classe 3C- Scuola secondaria di primo grado di Sasso Marconi

Questa invece è la presentazione dei lavori fatti da parte della Classe III B con la prof. Elisabetta Tosti:

La scuola non ha solo l’importante scopo di istruirci, ma anche quello di renderci consapevoli della realtà contemporanea. Infatti oggi, in diverse parti del mondo, sono presenti discriminazioni di ogni tipo, tra le quali emerge quella nei confronti delle donne in Afghanistan. Durante l’incontro con le tre rappresentanti dell’ ANPI e dell’Associazione GIMBUTAS, è nata spontaneamente in noi la domanda: – Cosa possiamo fare per loro, per queste ragazze e donne private dei loro diritti?
Ci hanno risposto con le parole di una attivista afghana: “Non lasciateci sole”.
Abbiano quindi accolto questo invito e abbiamo deciso di scrivere una canzone, dedicata alle donne afghane e a tutte le donne che subiscono oppressioni e violenze di ogni genere.
Cosa possiamo fare per loro? Come esseri umani abbiamo il dovere di fare qualcosa, soprattutto non girarci dall’altra parte, facendo finta di nulla. Ognuno, nel suo piccolo, può fare la differenza , anche solo ascoltando le testimonianze e le storie di queste donne.
Anche noi, nel nostro piccolo, desideriamo con le parole della nostra canzone farvi riflettere sull’attuale condizione delle donne afghane, private dei loro diritti fondamentali. 

NON LASCIATECI SOLE

Le donne sono farfalle,
sono chiuse in gabbia
Senza alcuna libertà
Rondini indifese, con ali spezzate
Vogliono una penna per scrivere libertà

Tu le hai chiuse in una stanza
Tu le costringi all’ignoranza
Tu le riempi di graffi e ferite
Ma ricorda, sotto il burqa
Le idee restano vive

Ritornello 

Non lasciateci sole, ascoltate le nostre parole
ascoltate il rumore delle nostre catene.
Alzate il velo di chi non vuole vedere
Non girarti dall’altra parte
Fai anche tu la tua parte.
Le donne non possono studiare,
la cultura ti fa arrabbiare?
Le donne non possono lavorare,
hai paura che si possano ribellare?

Ma le idee volano in cielo,
libere, senza velo.
I fucili minacciano,
e le voci scacciano,
ma le parole urlano, più forte delle armi,
le parole corrono sulle gambe di altri.

Ritornello 

Non lasciateci sole, ascoltate le nostre parole
ascoltate il rumore delle nostre catene.
Alzate il velo di chi non vuole vedere
Non girarti dall’altra parte
Fai anche tu la tua parte.

Vola farfalla, vola in alto
Sbatti le ali, vai controvento.
Un giorno l’uomo capirà
Che la religione è libertà

La canzone, scritta dai ragazzi, è stata cantata da loro stessi con base musicale e accompagnamento di strumenti ad arco e percussioni. Hanno anche realizzato un bellissimo prodotto multimediale con immagini, parole della canzone e musica, che hanno mostrato durante il canto in teatro frutto della collaborazione con la prof.ssa di musica Michela Tintoni.
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A conclusione riporto alcune considerazioni fatte da ragazze e ragazzi sui precetti dei talebani. Sono state lette in alternanza da un ragazzo e una ragazza con intermezzi musicali eseguiti da due studenti di violino della scuola.

PRECETTO DEI TALEBANI – DIVIETO A TUTTI, UOMINI E DONNE, DI ASCOLTARE LA MUSICA

Noi, ragazze e ragazzi, possiamo ascoltare liberamente la musica, appartenente a tanti generi, ad esempio classica, rap, rock e pop.

La scuola ci offre la possibilità del corso di strumento musicale,  grazie  al quale stiamo imparando a suonare vari strumenti : il violino, il violoncello, il clarinetto e il pianoforte.

Se un giorno mi impedissero di suonare ed ascoltare musica, mi sentirei soffocare , come se mi togliessero l’aria. Attraverso la musica posso provare emozioni , come la gioia e la felicità, ma anche sfogare la rabbia e la tristezza. La mia vita senza note sarebbe vuota, perché la musica è libertà.

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PRECETTO DEI TALEBANI – DIVIETO DI PARLARE O DARE LA MANO A UOMINI CHE NON SIANO MEHRAM.

MEHRAM E’UNA PAROLA ARABA, SI RIFERISCI AD OGNI UOMO CON CUI LA DONNA HA LEGAMI DI SANGUE E PARENTELA

Dare la mano è per noi un gesto di amicizia che permette di stabilire un contatto con l’altro, ragazzo o ragazza, uomo o donna. Un semplice gesto che dimostra, inoltre, affetto; quando, ad esempio, arriva qualcuno a casa nostra, è spontaneo porgergli la mano.

Dare la mano è anche un segno di educazione e rispetto nei confronti di una persona che non si conosce.

Quante cose possiamo fare con la mano: stringere altre mani, abbracciare, accarezzare. A volte, purtroppo, può anche fare male e procurare dolore e sofferenza. Sta a noi fare la scelta giusta.

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PRECETTO DEI TALEBANI – OBBLIGO DI INDOSSARE IL BURQA

Ogni giorno noi possiamo uscire di casa mostrando liberamente il nostro volto, con tutte le sue caratteristiche: con i nostri occhi possiamo vedere, guardare, ammirare, ma anche trasmettere sentimenti ed emozioni. Con la bocca possiamo fare bizzarre e buffe espressioni per far ridere gli amici, ma soprattutto possiamo sorridere e ridere.

Noi siamo libere di curare ogni mattina la nostra acconciatura, decidere come mostrare i nostri capelli, se legati oppure sciolti, corti o lunghi. Per noi, sarebbe difficile e doloroso dover coprire i nostri capelli con un velo, sarebbe una privazione della nostra libertà di ragazze e di donne.

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PRECETTO DEI TALEBANI – DIVIETO TOTALE DI LAVORO FUORI CASA

L’articolo 1 della Costituzione italiana recita, nella prima parte,“ L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro “

Il lavoro per tutti, donne e uomini, è un diritto, perché il lavoro garantisce alla persona la possibilità di vivere dignitosamente e di realizzarsi nella società.

Quest’anno dovrò scegliere la scuola superiore e spesso mi sono posta la domanda:

quale lavoro desidero fare da grande? Non ho ancora le idee molto chiare, ma certo

non mi immagino chiusa a forza tra i muri di una casa.

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PRECETTO DEI TALEBANI – DIVIETO DI ISTRUZIONE IN SCUOLE, UNIVERSITA’ O ALTRE ISTITUZIONI

Noi possiamo frequentare la scuola, anzi il diritto all’istruzione è garantito dalla nostra Costituzione e anche chi non ha i mezzi può raggiungere i gradi più alti degli studi. La scuola è aperta a tutti, senza alcuna distinzione di sesso, di razza e di religione.

L’istruzione è importante, come hanno compreso le donne afghane, per avere consapevolezza dei propri diritti e per costruire un futuro migliore, non solo per sé, ma anche per la società.

Rita Levi Montalcini si augura che il futuro sia donna, perché le donne con l’istruzione possono veramente avere un ruolo determinante nell’economia e nella politica, per costruire un mondo fondato sula pace, senza guerra e  senza povertà.

Queste letture, arricchite dalle musiche eseguite, dalle immagini proiettate e dalle danze proposte, sono state particolarmente toccanti e l’atteggiamento delle/dei giovani serio, consapevole, maturo.

Chi ha assistito ha provato emozione e gioia: l’idea di un futuro migliore e possibile loro ce l’hanno trasmessa con passione. Certo anche Sapeda si sarà portata con sé un po’ di speranza e di ottimismo, una dimostrazione di amicizia di chi non vuole lasciarle sole.

Una nota a conclusione: il 28 gennaio riporterò  i lavori delle classi III A e III C, anch’esse partecipi dell’evento.

Vittoria Ravagli

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