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Diritti donne in Afghanistan: Amina Mohammed accusa altri paesi islamici

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La missione ONU in Afghanistan, che a nostro parere, spera nei “talebani progressisti” ma come sempre dicono le nostre fonti afghane i talebani sono sempre gli stessi non sono cambiati.

La Voce di New York – 20 gennaio 2023 – di Stefano Vaccara  ONU vice segretario

La vice Segretario Generale ONU, alla fine della missione “nascosta”, rilascia delle dichiarazioni alla BBC e spera nei “talebani progressisti”

Amina Mohammed, la vice segretaria generale dell’ONU, Amina Mohammed, con la direttrice esecutiva di UN Women, Sima Bahous, e  l’assistente del segretario generale per le operazioni politiche e di pace delle Nazioni Unite, Khaled Khiari, hanno appena concluso un viaggio di quattro giorni in Afghanistan per una missione conoscitiva tenuta molto discreta.

Ai giornalisti che lavorano dentro il Palazzo di Vetro era apparso molto strano che non fossero stati informati in anticipo della missione di Mohammed in Afghanistan, né avessero ricevuto alcun comunicato durante i giorni della visita. Venerdì, al momento del briefing giornaliero, sono scoppiate anche le proteste perché si è saputo che la vicesegretario Generale Mohammed era stata accompagnata da unaa troupe della BBC alla quale aveva rilasciato delle dichiarazioni “in esclusiva”. Soltanto venerdì, a visita conclusa, la stampa mondiale ha ricevuto un comunicato sul viaggio di Mohammed e Bahous. Ma il tono usato nelle dichiarazioni rilasciate alla BBC e quello del comunicato stampa ufficiale risultavano ben diversi. Certamente non il miglior metodo per far conoscere , la difesa dei diritti delle donne in Afghanistan da parte delle Nazioni Unite.

Parlando ai giornalisti della BBC alla fine del suo viaggio, Mohammed ha affermato che la maggior parte degli alti funzionari talebani che ha incontrato erano pronti a impegnarsi sui diritti delle ragazze e delle donne, ma che tuttavia, i colloqui erano stati molto duri. Quindi Mohammed ha avvertito che a suo parere sarebbe passato ancora molto tempo  prima che la leadership dei talebani possa compiere passi fondamentali necessari al riconoscimento internazionale del proprio governo. “Penso che ci siano molte voci che abbiamo sentito, che mostrano di essere progressiste nel modo in cui vorremmo”, ha detto Mohammed alla BBC. “Ma ci sono altre voci che in realtà non lo sono”. Quindi la vice segretario generale dell’ONU ha dichiarato alla emittente di stato del Regno Unito:”Penso che la pressione che mettiamo sia di supporto a coloro che stanno pensando in modo più progressista e che sia una buona cosa. Quindi questa visita, penso, dà loro più voce e pressione per aiutare la discussione interna” al governo dei talebani.

La vice del Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, alla fine della visita in Afghanistan tenuta “nascosta” per quattro giorni al resto della stampa, ha invece rilasciato delle dichiarazioni alla BBC accusatorie riguardo all’atteggiamento di alcune altre nazioni, soprattutto islamiche, dichiarazioni di cui non si trova traccia nel comunicato alla stampa rilasciato dopo. Durante l’intervista alla BBC, infatti, Mohammed ha criticato la comunità internazionale, compresi altri stati islamici, per non aver fatto abbastanza per affrontare la questione sui diritti delle donne in Afghanistan.

Nel comunicato alla stampa rilasciato alla fine dei quattro giorni, si legge che negli incontri con le autorità de facto a Kabul e Kandahar, “la delegazione ha trasmesso direttamente l’allarme per il recente decreto che vieta alle donne di lavorare per organizzazioni non governative nazionali e internazionali, una mossa che mina il lavoro di numerose organizzazioni che aiutano milioni di afghani vulnerabili”. L’ultima repressione delle donne lavoratrici ha fatto seguito agli editti dei talebani fondamentalisti che hanno chiuso le università alle studentesse, fino a nuovo avviso, e che impedivano alle ragazze di frequentare la scuola secondaria.

Alle donne e alle ragazze è stato inoltre ordinato di smettere di usare parchi, palestre, bagni pubblici e di essere bandite dalla maggior parte delle aree della forza lavoro, insieme ad altre restrizioni alla loro libertà di movimento, in linea con l’interpretazione delle autorità della legge della Sharia.

Il divieto alle donne locali di lavorare nel cruciale settore degli aiuti è entrato in vigore il mese scorso, spingendo molte agenzie umanitarie a sospendere le operazioni, poiché non erano in grado di raggiungere molte famiglie bisognose, senza il supporto del personale femminile.

In risposta, i governanti talebani hanno annunciato alcune esenzioni, che consentirebbero alle donne operatrici sanitarie di svolgere il loro lavoro negli ospedali.

“Il mio messaggio è stato molto chiaro”, ha detto la vice Segretario Generale delle Nazioni Unite. “Pur riconoscendo le importanti esenzioni fatte, queste restrizioni presentano alle donne e alle ragazze afghane un futuro che le confina nelle proprie case, violando i loro diritti e privando le comunità dei loro servizi”.

“La nostra ambizione collettiva è per un Afghanistan prospero, in pace con se stesso e con i suoi vicini, e sulla strada dello sviluppo sostenibile. Ma in questo momento l’Afghanistan si sta isolando, nel bel mezzo di una terribile crisi umanitaria e una delle nazioni più vulnerabili al mondo al cambiamento climatico”, ha aggiunto. “Dobbiamo fare tutto il possibile per colmare questo divario”.

Durante la loro missione, Mohammed e Bahous hanno incontrato le comunità colpite, gli operatori umanitari, la società civile e altri attori chiave a Kabul, a Kandahar e a Herat. “Abbiamo assistito a una resilienza straordinaria. Le donne afgane non ci hanno lasciato dubbi sul loro coraggio e sul loro rifiuto di essere cancellate dalla vita pubblica. Continueranno a difendere e lottare per i loro diritti, e noi abbiamo il dovere di sostenerle”, ha dichiarato Bahous, che dirige la UN Women.

“Quello che sta accadendo in Afghanistan è una grave crisi dei diritti delle donne e un campanello d’allarme per la comunità internazionale. Mostra quanto velocemente decenni di progressi sui diritti delle donne possono essere annullati in pochi giorni. UN Women è dalla parte di tutte le donne e le ragazze afghane e continuerà ad amplificare le loro voci per riconquistare tutti i loro diritti”.

Le Nazioni Unite e i suoi partner, comprese le organizzazioni non governative nazionali e internazionali, stanno aiutando più di 25 milioni di afghani che dipendono dagli aiuti umanitari per sopravvivere e continuano a impegnarsi a restare e a farcela.

“Sebbene le recenti esenzioni al divieto introdotte dalle autorità de facto stiano aprendo spazi agli operatori umanitari per continuare – e in alcuni casi riprendere – le operazioni, queste rimangono limitate a pochi settori e attività”, ha affermato venerdì la dichiarazione delle Nazioni Unite. “L’effettiva fornitura di assistenza umanitaria si basa su principi che richiedono un accesso pieno, sicuro e senza ostacoli per tutti gli operatori umanitari, comprese le donne”, ha affermato Mohammed.

La visita in Afghanistan ha fatto seguito a una serie di consultazioni ad alto livello sull’Afghanistan attraverso il Golfo e l’Asia. La delegazione ha incontrato i vertici dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC), la Banca islamica per lo sviluppo, gruppi di donne afgane nelle capitali turca e pakistana di Ankara e Islamabad e un gruppo di ambasciatori e inviati speciali in Afghanistan, con sede a Doha. “La delegazione si è riunita con i leader di governo della regione e i leader religiosi per sostenere il ruolo cruciale e la piena partecipazione delle donne e raccogliere sostegno per il popolo afghano”, ha aggiunto la dichiarazione.

Durante le visite, è stato sottolineato il ruolo cruciale delle Nazioni Unite come costruttore di ponti verso le “soluzioni durature”, “così come l’urgenza di fornire supporto salvavita e mantenere un impegno efficace, guidato dalla Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA)”. L’alta delegazione delle Nazioni Unite ha chiesto di intensificare gli sforzi per riflettere l’urgenza della crisi che deve affrontare le donne e le ragazze afghane, “e ha sottolineato l’importanza di una risposta unificata da parte della comunità internazionale”.

Infine le Nazioni Unite hanno riferito che la proposta di tenere una conferenza internazionale sulle donne e le ragazze nel mondo musulmano, nel marzo di quest’anno, “è stata anche considerata e concordata in linea di principio”.

 

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