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Comunicato del KJK in occasione del 25 novembre

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Rete Jin, 25 novembre 2023  KJK 25novembre

La Comunità delle donne del Kurdistan (KJK) ha rilasciato una dichiarazione in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Nella dichiarazione l’organizzazione ombrello delle donne curde ha analizzato gli sviluppi internazionali e la situazione nelle quattro parti del Kurdistan.

KJK ha elencato i punti rilevanti nella lotta globale per la liberazione delle donne.

“Celebriamo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne all’ombra dei conflitti e delle guerre innescate dalla mentalità dominante dagli uomini. Il sistema dominato dagli uomini e i regimi dittatoriali in tutto il mondo usano la violenza con l’ obiettivo di proteggere ed esercitare il proprio potere. Il sistema patriarcale sta portando il nostro mondo verso la distruzione in una spirale di violenza, femminicidio, ecocidio, genocidio, sessismo, razzismo, guerra e conflitto. In sostanza e in pratica è una guerra contro le donne. In Palestina, Nagorno-Karabakh e in Kurdistan, soprattutto in Rojava, la società è esposta a massacri, sfollamenti e migrazioni. Gli habitat vengono distrutti così come la memoria culturale e sociale. Condanniamo questa politica fatta di massacri e genocidi perpetrata a vantaggio del potere maschile e dichiariamo che ci batteremo contro essa ovunque e in qualsiasi momento”.

In Kurdistan le donne sono un bersaglio costante
“I massacri e la violenza, che hanno origine nella fanatica politica religiosa, razzista e sessista, continuano in Kurdistan fino a diventare un vero e proprio genocidio. L’isolamento assoluto e l’incarcerazione da 25 anni di Rêber Apo [Abdullah Öcalan], l’architetto della nostra rivoluzione delle donne, nell’isola di Imrali, l’assassinio delle nostre pioniere in Bakur, Başûr e Rojava [nel nord, sud e ovest del Kurdistan ] . Gli omicidi, la tecnologia bellica, una politica di guerra speciale contro le giovani donne, la violenza sessuale, la tortura e gli attacchi sessisti sono pratiche concrete di misoginia nel nostro Paese. Le donne sono l’obiettivo del sistema colonialista, fascista e guidato dalla mentalità dell’Isis nelle quattro parti del Kurdistan”.
La dichiarazione elenca poi le questioni relative alle varie parti del Kurdistan e gli sviluppi internazionali.

Bakur
In Bakur si cerca di fermare il progresso della rivoluzione delle donne criminalizzando il sistema di co-presidenza e incarcerando le donne delle istituzioni, le parlamentari, le sindache, le giornaliste e le attiviste. In Turchia, che è in cima alla lista dei paesi con il maggior numero di detenuti, ci sono 13.977 donne e 2.511 bambini in carcere. A novembre, il numero di femminicidi riportato dai dati ufficiali è di 234. Questi atti di violenza e massacri sono legittimati e, nella migliore delle ipotesi, definiti abusi; la politica della violenza e dello stupro è normalizzata.

Rojava
Si tenta di rendere disfunzionale il sistema di autogoverno del Rojava, basato sul confederalismo democratico, in cui la partecipazione attiva delle donne raggiunge il 60%. Nel mese di ottobre, il regime fascista dell’AKP ha preso di mira il 50% delle risorse elettriche, acqua ed energia, privando due milioni di persone dei loro bisogni primari. La lotta alla violenza contro le donne rimane una priorità importante per il Rojava e la regione autonoma della Siria del nord-est.

Rojhilat
Nel Rojhilat, il misogino regime iraniano vuole spezzare l’influenza dello slogan Jin Jiyan Azadî [donna vita libertà] urlato in tutto il mondo, con l’aumento delle minacce per le esecuzioni e l’oppressione delle donne. L’esecuzione di 17 donne e il rapimento dell’attivista del KJAR Varishe Moradi da parte delle forze del regime iraniano, sono l’esempio più concreto del clima di paura che il regime vuole diffondere.

Başur
In Başûr (Kurdistan meridionale), le donne sono esposte agli attacchi della modernità capitalista. La mentalità orientata verso atteggiamenti religiosi e sessisti porta ad un aumento degli attacchi alla vita. Il desiderio di nascondere il numero crescente di atti violenti ogni giorno porta anche alla diffusione della violenza. Lo Stato fascista turco continua ininterrottamente gli attacchi contro Shengal, che ha combattuto per la propria esistenza attraverso l’autogoverno e l’autodifesa contro il genocidio dell’ISIS, con la lotta delle donne di Shengal.

Le donne nel sistema
Non solo nel nostro paese, il Kurdistan, ma in tutto il mondo esiste una politica di internalizzazione delle donne nel sistema utilizzando vari metodi e strumenti. Un metodo di questa politica è quello di mettere a tacere le donne a livello economico e sociale e farle partecipare al sistema dominato dagli uomini. È interessante notare che nei periodi in cui aumenta la lotta delle donne su scala globale, emergono prospettive, tendenze e pratiche che enfatizzano le contraddizioni ideologiche e oscurano le priorità e i punti in comune. In questo modo si impedisce alle donne di opporsi al dominio maschile.

Approccio autocritico
L’unico modo per combattere tutto ciò è andare avanti insieme nella resistenza a questo sistema che sta dichiarando guerra alle donne. Lo sviluppo della lotta delle donne, che ha raggiunto un alto livello di organizzazione e solidarietà e che si oppone alla violenza, alle politiche di umiliazione delle donne e al sistema dominato dagli uomini a livello globale, regionale e locale, sta spaventando il sistema. La mentalità dominante degli uomini sta cercando di indebolire la lotta delle donne, da un lato, coinvolgendole nel sistema e, dall’altro, intensificando la violenza e il femminicidio. Su questo bisognerebbe fare autocritica. È chiaro che per sconfiggere questa politica dobbiamo concentrarci sui punti che ci uniscono anziché dividerci. In questa occasione, invitiamo tutte le donne che lottano per la libertà delle donne a rivedere questa situazione, a unirsi costruendo alleanze più forti e durature e a condurre insieme la lotta. Diciamo che è ora di rialzarsi e molto più forti.
Il nostro atteggiamento e la nostra chiamata
Come donne che vogliono fare del 21° secolo l’era della liberazione delle donne, diciamo: usiamo il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, come un’opportunità per organizzarci di più, espandere alleanze e azioni, e. .. stare insieme!
Continuiamo la nostra lotta contro tutte le mentalità e le pratiche del sistema maschilista per illuminare le vite oscurate dalla violenza, dal femminicidio, dal genocidio, dalla guerra e dai massacri!
Invece di limitare la resistenza e la lotta delle donne in determinati giorni, confini e tempi, facciamo che ogni momento sia un momento per la libertà delle donne.
Sviluppiamo la nostra autodifesa. Come dimostra la rivoluzione in Rojava, l’autodifesa è l’unico modo per proteggerci dalla violenza dello stato maschilista in tutti gli ambiti della vita.

Contro il sistema patriarcale, continueremo a lottare e a gridare

JIN JIYAN AZADI
DONNA VITA LIBERTÀ

 

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