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Afghanistan. Ancora contro le giornaliste

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Il network “Hamisha Bahar” chiuso dai talebani per aver incluso le donne nella formazione giornalistica

Katherine Dailey, IPI, 8 agosto 2023

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La rete globale dell’IPI [International Press Institute] condanna fermamente la chiusura dell’emittente indipendente Hamisha Bahar da parte dei Talebani, dopo che le autorità avevano fatto irruzione nell’emittente durante un corso di giornalismo a cui partecipavano anche donne giornaliste. L’emittente è stata chiusa il giorno successivo per aver violato il divieto di istruzione superiore imposto alle donne dai talebani.

 

“Ritirare l’ordine di chiusura”

Il 31 luglio, un gruppo di ufficiali talebani ha fatto irruzione negli uffici di “Hamisha Bahar” interrompendo la formazione in corso che faceva parte di un workshop di formazione giornalistica di base di tre mesi. Secondo Atal Khan Stanekzai, responsabile di “Hamisha Bahar”, al corso partecipavano 16 giornalisti, sei dei quali erano donne. Durante l’irruzione, gli agenti hanno minacciato i partecipanti al corso e in particolare hanno molestato verbalmente le giornaliste, paragonando il corso alla prostituzione, secondo quanto riferito da una giornalista.

Il giorno successivo un altro gruppo di agenti della polizia locale è tornato negli uffici e ha ordinato la chiusura della rete sostenendo che la formazione costituiva una violazione delle politiche che vietano qualsiasi forma di istruzione superiore per le donne, stabilite nel dicembre 2021. L’emittente è stata chiusa e i suoi uffici sono stati sigillati.

L’Afghanistan Journalists Center (AFJC) ha chiesto ai Talebani di “ordinare alle autorità locali della provincia di Nangarhar di rispettare i dettami dello Stato di diritto, ritirando immediatamente l’ordine di chiusura della rete radiotelevisiva “Hamisha Bahar” e di desistere da qualsiasi atto del genere”.

Un ambiente sempre più ostile

Hamisha Bahar, una radio indipendente fondata nel 2011, ospita una serie di programmi di formazione e il suo sito web afferma di aver formato oltre 600 studenti universitari.

L’emittente è stata anche in passato un bersaglio dei Talebani e, secondo quanto riportato, le autorità talebane sono insoddisfatte della sua copertura giornalistica. Stanekzai è stato precedentemente arrestato dalle fore talebane per il suo lavoro ad “Hamisha Bahar” nel marzo 2022.

L’ambiente dei media si è rapidamente deteriorato da quando i Talebani hanno preso il potere nell’agosto 2021. Diverse testate indipendenti sono state chiuse e i giornalisti, in particolare le donne, operano in un ambiente sempre più ostile e restrittivo. Tra maggio 2022 e maggio 2023 l’AFJC ha segnalato 213 violazioni della libertà di stampa, con un aumento del 64% rispetto all’anno precedente.

“La chiusura di Hamisha Bahar Radio and TV per aver incluso le donne in un programma di formazione giornalistica è spaventosa e rappresenta una palese violazione dei diritti umani”, ha dichiarato Amy Brouillette, direttore dell’advocacy dell’IPI. “Quest’ultimo attacco ai media è solo un altro esempio dell’intolleranza del regime talebano per la libertà di stampa e del suo tentativo di cancellare le donne dalla vita pubblica”.

Il network “Hamisha Bahar” chiuso dai talebani per aver incluso le donne nella formazione giornalistica

Katherine Dailey, IPI, 8 agosto 2023

La rete globale dell’IPI [International Press Institute] condanna fermamente la chiusura dell’emittente indipendente Hamisha Bahar da parte dei Talebani, dopo che le autorità avevano fatto irruzione nell’emittente durante un corso di giornalismo a cui partecipavano anche donne giornaliste. L’emittente è stata chiusa il giorno successivo per aver violato il divieto di istruzione superiore imposto alle donne dai talebani.

 

“Ritirare l’ordine di chiusura”

Il 31 luglio, un gruppo di ufficiali talebani ha fatto irruzione negli uffici di “Hamisha Bahar” interrompendo la formazione in corso che faceva parte di un workshop di formazione giornalistica di base di tre mesi. Secondo Atal Khan Stanekzai, responsabile di “Hamisha Bahar”, al corso partecipavano 16 giornalisti, sei dei quali erano donne. Durante l’irruzione, gli agenti hanno minacciato i partecipanti al corso e in particolare hanno molestato verbalmente le giornaliste, paragonando il corso alla prostituzione, secondo quanto riferito da una giornalista.

Il giorno successivo un altro gruppo di agenti della polizia locale è tornato negli uffici e ha ordinato la chiusura della rete sostenendo che la formazione costituiva una violazione delle politiche che vietano qualsiasi forma di istruzione superiore per le donne, stabilite nel dicembre 2021. L’emittente è stata chiusa e i suoi uffici sono stati sigillati.

L’Afghanistan Journalists Center (AFJC) ha chiesto ai Talebani di “ordinare alle autorità locali della provincia di Nangarhar di rispettare i dettami dello Stato di diritto, ritirando immediatamente l’ordine di chiusura della rete radiotelevisiva “Hamisha Bahar” e di desistere da qualsiasi atto del genere”.

Un ambiente sempre più ostile

Hamisha Bahar, una radio indipendente fondata nel 2011, ospita una serie di programmi di formazione e il suo sito web afferma di aver formato oltre 600 studenti universitari.

L’emittente è stata anche in passato un bersaglio dei Talebani e, secondo quanto riportato, le autorità talebane sono insoddisfatte della sua copertura giornalistica. Stanekzai è stato precedentemente arrestato dalle fore talebane per il suo lavoro ad “Hamisha Bahar” nel marzo 2022.

L’ambiente dei media si è rapidamente deteriorato da quando i Talebani hanno preso il potere nell’agosto 2021. Diverse testate indipendenti sono state chiuse e i giornalisti, in particolare le donne, operano in un ambiente sempre più ostile e restrittivo. Tra maggio 2022 e maggio 2023 l’AFJC ha segnalato 213 violazioni della libertà di stampa, con un aumento del 64% rispetto all’anno precedente.

“La chiusura di Hamisha Bahar Radio and TV per aver incluso le donne in un programma di formazione giornalistica è spaventosa e rappresenta una palese violazione dei diritti umani”, ha dichiarato Amy Brouillette, direttore dell’advocacy dell’IPI. “Quest’ultimo attacco ai media è solo un altro esempio dell’intolleranza del regime talebano per la libertà di stampa e del suo tentativo di cancellare le donne dalla vita pubblica”.

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