RAWA porta aiuti alle vittime del terremoto a Paktika
RAWA, 5.7.2022 (*)
Il 22 giugno 2022, un terremoto di magnitudo 5,9 ha colpito i distretti di Argoon e Barmal nella provincia di Paktika, e il distretto di Sapera nella provincia di Khost, nell’est dell’Afghanistan. Ha distrutto interi quartieri e devastato le vite di tanta povera gente. Secondo le statistiche ufficiali, circa 1000 persone sono morte e più di 1500 sono i feriti.
RAWA ha deciso di inviare immediatamente delle squadre mediche mobili e, nonostante i nostri mezzi limitati, abbiamo pensato di portare soccorso almeno alle donne e alle ragazze che di solito, nella nostra società patriarcale, quando accadono queste tragedie non ricevono alcun aiuto. Ci siamo organizzati per affrontare sia i traumi fisici che mentali delle vittime.
Uno dei membri del nostro team sanitario mobile ci ha riferito che “dopo una notte di viaggio lungo strade sterrate, siamo finalmente arrivati nel distretto di Barmal. In un primo momento, vedendo la grande folla e molte tende, abbiamo pensato che molte organizzazioni e fondazioni avessero almeno fornito cibo, acqua e medicine. Dopo un po’, soprattutto dopo il pattugliamento delle forze talebane, ci siamo resi conto che stavamo vivendo all’inferno e l’intera situazione sembrava una scena di un film dove i potenti arrivano solo per fingere generosità piuttosto che aiutare le vittime del terremoto”.
“I talebani, le autorità locali e i rappresentanti dei ministeri erano tutti presenti, ma tutti pensavano solo a riempirsi le tasche. Abbiamo deciso di iniziare il nostro lavoro alle 8:30 del mattino, ma il rappresentante della sanità dei talebani ce lo ha vietato, sostenendo che le donne non potevano lavorare. Dopo pochi minuti, hanno chiamato tutte le squadre sanitarie presenti per una riunione, a loro detta per organizzare meglio gli aiuti; quando il nostro rappresentante è arrivato, i talebani lo hanno insultato e gli hanno impedito con la forza di partecipare. Lo scopo di questo incontro era chiedere che tutte forniture mediche fossero consegnate a loro, in modo che potessero controllare tutto e ‘migliorare’ l’organizzazione degli aiuti. Nessuna delle organizzazioni presenti ha accettato la proposta e un loro rappresentante ha detto che non avrebbe dato ai talebani nemmeno una compressa di paracetamolo e che era pronto ad andarsene senza aiutare nessuno se avessero deciso di confiscare le sue forniture mediche.”
“Abbiamo deciso di chiedere un parere ai locali, e tutti hanno subito convenuto che consegnare le forniture mediche ai talebani significava semplicemente che si sarebbero riempiti le tasche e nulla sarebbe arrivato alle persone bisognose. Erano pronti ad aiutarci a posizionare la nostra tenda a distanza e a informare gli abitanti del villaggio vicino perché portassero lì i pazienti. Abbiamo iniziato il nostro lavoro e tutti erano d’accordo a far arrivare prima le donne per le cure. Raccontare dei traumi fisici e mentali di questi superstiti è dura. Nessuna parola può descrivere i volti e le urla di queste persone tristi e traumatizzate.”
Questo terremoto ha portato via i pochissimi beni che avevano raccolto con grandi difficoltà. La gente che abita queste aree vive di agricoltura e pastorizia, hanno poca terra; oppure gli uomini vanno in Pakistan a lavorare a giornata.
Anche se avevamo previsto di trattare solo le donne, molti uomini ci hanno detto di non avere accesso a nessun aiuto medico. Tutti gli uomini e le donne, i vecchi e i giovani, hanno sofferto di gravi traumi. Soprattutto i bambini, per vari motivi, erano affetti da diarrea. Poiché questi villaggi sono nelle regioni più povere del paese, tutte le persone, adulti e bambini, soffrono di malnutrizione e carenze alimentari e non assumono abbastanza vitamine. Le donne ci hanno detto che era la prima volta che venivano visitate da un medico. Come in altri distretti del paese, la gente non aveva accesso a sufficiente all’acqua e tanto meno all’acqua potabile. Alcuni di loro, anche se non avevano particolari problemi di salute, hanno percorso lunghe distanze per poterci incontrare.
Purtroppo, abbiamo trovato pazienti che molto probabilmente avevano il cancro o problemi ginecologici o psicologici che il nostro team non era in grado di curare, ma abbiamo cercato di far sì che potessero raggiungere gli ospedali di Kabul.
Abbiamo incontrato persone che avevano perso tutti i loro familiari e vagato per la zona come creature senz’anima. Abbiamo visto due bambini di 5 e 6 anni che avevano perso tutti i loro familiari. Abbiamo incontrato una novella sposa a cui erano morti tutti i parenti, compreso il marito, e lei aveva perso la parola e non aveva pianto. Quando ci ha visti, è scoppiata in lacrime e non voleva che ce ne andassimo.
Tutti i feriti soffrono di gravi problemi psicologici, e parole come paura, povertà, senzatetto, confusione e disperazione non sono sufficienti per descrivere la loro situazione.
I talebani, come avevano pensato di fare con le attrezzature e le forniture mediche, hanno anche requisito tutti i generi alimentari di soccorso. Sono arrivati aiuti provenienti da organizzazioni di beneficenza e individui che li hanno consegnati personalmente in loco, ma i talebani, con i loro soliti trucchi crudeli, hanno deciso di confiscarli e hanno detto che sarebbero poi stati distribuiti ai bisognosi. Ma la popolazione locale ha detto che gli elicotteri dei talebani che avrebbero dovuto trasferire i feriti gravi, hanno caricato gli aiuti alimentari per portarli altrove.
In quest’area si possono vedere chiaramente molti esempi dei saccheggi dei talebani. Ad esempio, il primo giorno in cui la nostra squadra medica è arrivata, sono atterrati da elicotteri diversi funzionari talebani, dicendo che erano lì per confortare le vittime e, proprio come i ministri del governo sporco e corrotto di Ghani, erano lì solo per dare spettacolo e farsi scattare qualche fotografia. Una delle organizzazioni di soccorso aveva cucinato cibo per diverse centinaia di persone colpite dal terremoto, ma un manipolo di guardie di sicurezza e forze talebane armate li ha attaccati e ha portato via con la forza tutto il cibo per riempire i loro sporchi stomaci. Alla fine, non è rimasto quasi nulla per le vittime.
Siamo state in molte province e quando abbiamo visto le condizioni di vita di uomini e donne a Kunar, Badakhshan e Bamiyan abbiamo sempre pensato che fossero i più miserabili e poveri del paese. Ma assistendo alle condizioni della gente di Paktika, ci siamo dimenticate di tutto questo.
Nonostante l’afflusso di miliardi di dollari che sarebbero dovuti servire per aiutare e ricostruire le aree rurali, la gente del distretto di Barmal vive ancora all’età della pietra. Nonostante gli ultimi due decenni di occupazione occidentale, non ci sono ancora segni di scuole, strade, ospedali, acqua potabile e altri servizi di base. L’unico piccolo ospedale con 20 posti letto nel centro del distretto è a diverse ore di distanza dai villaggi di Argoon e Barmal, e la stragrande maggioranza della popolazione non può nemmeno raggiungere queste piccole strutture.
(*) Trad. a cura di Cisda
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