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L’onda lunga dell’Afghanistan sui flussi migratori

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InsideOver – 9 luglio 2022 – di Mauro Indelicato

ilgiornale2Le conseguenze di un evento internazionale si vedono sempre nel lungo periodo. Un anno fa i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan, occupando Kabul il 15 agosto 2021. Oggi gli effetti di quanto accaduto oramai dodici mesi fa si stanno facendo avvertire in Italia sotto forma di aumento degli approdi da parte di migranti afghani. Un elemento che sta incidendo e non poco sul complessivo trend in rialzo degli sbarchi nel nostro Paese.

Secondo i dati del Viminale, sono più di 3.200 gli afghani che, dal primo gennaio a fine luglio, sono arrivati irregolarmente in Italia. Una cifra che nello stesso periodo dell’anno scorso non superava il migliaio. C’è quindi stato un incremento di più di duemila migranti provenienti dall’Afghanistan rispetto al 2021. Complessivamente, in territorio italiano l’aumento di ingressi irregolari è attualmente nell’ordine di diecimila migranti in raffronto a dodici mesi fa. A conti fatti dunque, la rotta afghana sta incidendo per oltre il 20% sull’incremento del flusso migratorio diretto verso il nostro Paese. Un peso non da poco e che potrebbe andare ad aumentare ulteriormente nelle prossime settimane.

Perché l’incremento è riscontrabile solo adesso?

Se la guerra in Ucraina rappresenterà in futuro senza dubbio l’episodio più emblematico del 2022, nel 2021 invece le immagini più significative sono arrivate da Kabul. E, in particolare, a destare scalpore sono stati soprattutto i video dove migliaia di afghani sono stati immortalati lungo le piste dell’aeroporto della capitale nella speranza di imbarcarsi per il primo volo possibile e fuggire dai talebani. Alcuni di loro si sono anche aggrappati ai carrelli degli aerei, cadendo fatalmente al suolo subito dopo il decollo. Quelle immagini hanno subito fatto intuire che dall’Afghanistan era lecito aspettarsi un vero e proprio esodo verso l’Europa. Già nelle prime ore dopo l’arrivo degli studenti coranici a Kabul in tanti volevano scappare. Soprattutto chi, nei 20 anni di presenza delle truppe Nato, ha collaborato con i soldati occidentali.

In quei giorni non si è provato a scappare solo dalla principale città afghana. É da tutto il Paese che sono emerse autentiche carovane pronte a lasciare in qualche modo il territorio oramai dominato dai talebani. Un esodo cominciato sul finire di quel mese di agosto. Chi non è riuscito a imbarcarsi sui voli con destinazione l’occidente a Kabul, si è unito ai gruppi che da Herat, da Mazar i Sharif, da Jalalabad e dalle altre province afghane si erano messi in cammino.

La rotta via terra dei migranti afghani ha previsto però lunghi mesi di attesa e di autentico pellegrinaggio verso ovest. Chi è scappato dalle regioni orientali ha avuto il Pakistan come prima meta e, da qui, ha cercato di prendere dei voli diretti in Europa. Chi è andato via dalle zone occidentali ha subito varcato, dopo alcuni giorni di cammino, i confini iraniani. Anche da Kabul e dalle zone orientali sono arrivati cittadini afghani la cui volontà era quella di dirigersi verso l’Iran. Una prima tappa in vista del secondo passaggio obbligatorio verso l’occidente, ossia la Turchia. Sul finire del 2021 il presidente turco Erdogan ha fatto erigere una grande barriera lungo le frontiere iraniane con l’intento di frenare il più possibile il flusso migratorio. In molti però sono riusciti a entrare. E questo grazie a una rete di complicità tra organizzazioni turche e iraniane, leste a sfruttare “l’occasione” generata da chi è uscito dall’Afghanistan.

I flussi migratori hanno rappresentato movimenti durati mesi e, ad oggi, mai del tutto terminati. Ancora in questi giorni c’è chi sta provando a scappare dai talebani e ad intraprendere il viaggio verso l’Europa. Con l’avvento del nuovo anno, chi tra gli afghani si è trovato in Turchia ha iniziato a imbarcarsi verso l’Italia. Alcuni, approfittando delle reti di complicità tra organizzazioni turche e libiche, sono andati in Tripolitania sperando di partire con uno dei tanti barconi diretti verso il Mediterraneo centrale. Sopraggiunta l’estate quindi, ecco che l’onda lunga dell’immigrazione afghana ha presentato il conto.

Cosa c’è da aspettarsi nelle prossime settimane

Come detto, gli spostamenti degli afghani verso occidente non sono mai stati del tutto chiusi. Una considerazione che vale sia con riferimento a chi dalla Turchia o dalla Libia sta continuando ad attendere il turno per imbarcarsi verso l’Italia, così come per chi dalle proprie case sta continuando a spostarsi verso l’Iran per poi aspirare a trovare i “corridoi” giusti per l’Europa. Un flusso continuo e costante quindi, in grado di far immaginare ulteriori aumenti degli sbarchi. Anche perché, a partire dalle prossime settimane, a fuggire potrebbero essere non soltanto coloro che temono ritorsioni dai talebani per via del loro passato da collaboratori con gli occidentali. Al contrario, a lasciare l’Afghanistan potrebbero essere cittadini spinti da mere motivazioni economiche.

A un anno dalla loro salita al potere, gli studenti coranici non hanno avuto alcun ufficiale riconoscimento internazionale. Il loro emirato è quindi ancora pressoché isolato e questo per l’economia afghana vuol dire ulteriori fasi di stallo. Nel Paese faticano ad arrivare generi di prima necessità, così come faticano a ripartire i commerci. Inoltre con il perdurante blocco delle riserve statali congelate negli Usa e in alcune banche occidentali, rischia di impedire il regolare pagamento degli stipendi. Condizioni in grado di spingere sempre più persone a cercare la via della fuga.

 

 

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