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Gli Stati Uniti hanno distrutto l’Afghanistan, la Cina è pronta a ricostruirlo

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Il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha visitato l’Afghanistan ed è stato il funzionario cinese più alto in grado a visitare il paese da quando i taliban hanno preso il potere. Gli interessi della Cina in Afghanistan sono sia economici sia per  tenere a bada le frange estremiste, incluse quelle uigure che potrebbero tornare nella regione cinese del Xinjiang e offre in cambio a Kabul sostegno diplomatico, umanitario e l’allacciamento al corridoio sino-pakistano delle nuove vie della seta. Alla Cina sicuramente non interessano i diritti umani e i diritti delle donne e ribadisce: “La Cina rispetta l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Afghanistan, rispetta la scelta indipendente operata dal popolo afghano e rispetta le credenze e i costumi religiosi dell’Afghanistan.”

L’Antidiplomatico, 25 marzo 2022, di Giulio Chinappi CINA AFG

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha effettuato una visita ufficiale in Afghanistan, che conferma il ruolo della Cina come forza portatrice di stabilità tra le turbolenze del mondo.

Dopo essersi recato in Pakistan, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi è stato accolto giovedÌ in Afghanistan, per la visita ufficiale più importante tenuta da un fiunzionario cinese da quando il Paese è tornato sotto il controllo dei talebani. Il massimo diplomatico della Repubblica Popolare Cinese ha incontrato alcuni degli esponenti di vertice del governo ad interim di Kabul, come il ministro degli Esteri Amir Khan Muttaqi e il vice primo ministro Abdul Ghani Baradar (in foto con Wang Yi).

“La Cina rispetta l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Afghanistan, rispetta la scelta indipendente operata dal popolo afghano e rispetta le credenze e i costumi religiosi dell’Afghanistan. La Cina non interferisce mai negli affari interni dell’Afghanistan, non cerca mai alcun interesse personale in Afghanistan e non cerca mai il cosiddetta sfera di influenza”, ha dichiarato Wang Yi, secondo quanto riportato dal comunicato del ministero degli Esteri di Pechino.

“Vogliamo continuare la tradizionale amicizia tra i due popoli, sviluppare relazioni con l’Afghanistan sulla base dei principi di pacifica convivenza, aiutare l’Afghanistan a raggiungere la vera indipendenza e il vero sviluppo e aiutare l’Afghanistan a padroneggiare il proprio futuro nelle proprie mani“, ha aggiunto il rappresentate del governo cinese.

Secondo Abdul Qahar Balhki, portavoce del ministero degli Esteri dell’Afghanistan, le due parti hanno discusso del commercio di frutta secca, del rilascio dei visti e di estrazione mineraria, nonché del ruolo dell’Afghanistan nella Belt and Road Initiative (BRI) proposta dalla Cina.

Il viaggio di Wang Yi in Asia centrale e meridionale, compresa l’importante visita in Afghanistan, si inserisce in un processo di avvicinamento ad un importante appuntamento diplomatico organizzato a fine mese a Pechino, dove si riuniranno tutti i ministri degli Esteri dei Paesi confinanti con l’Afghanistan. In quest’ambito, la Cina conferma il suo impegno per la ricostruzione del Paese dell’Asia centrale dopo vent’anni di guerra imperialista statunitense.

“In qualità di ospite, la Cina scambierà opinioni con i paesi della regione per rendere il prossimo incontro efficace e favorevole a risultati sostanziali nel miglioramento della situazione in Afghanistan e contribuire congiuntamente alla stabilità e alla sicurezza durature nel Paese”, ha commentato Zhu Yongbiao, direttore del Centro Studi sull’Afghanistan dell’Università di Lanzhou, intervistato dal Global Times. Quella organizzata a Pechino sarà la terza riunione di questo tipo, dopo quelle tenutesi in Pakistan (settembre 2021) e in Iran (ottobre 2021), ma per la prima volta l’evento vedrà la partecipazione diretta dei diplomatici afghani.

L’attività della Cina per riportare la stabilità in Afghanistan si svolge tanto in ambito diplomatico quanto in ambito economico, e risulta coerente con la posizione che Pechino ha assunto nelle relazioni con gli altri Paesi. In un tempo di grandi sconvolgimenti globali, la Cina si conferma come una forza in grado di portare certezze e stabilità anche in un luogo come l’Afghanistan, devastato da decenni di furia imperialista.

Il presidente Xi Jinping ha avuto modo di ribadire la posizione della Cina in diverse occasioni. L’obiettivo del governo cinese resta quello di cercare la cooperazione, promuovere lo sviluppo e salvaguardare la pace nel perseguimento degli interessi comuni della comunità internazionale, mostrando il senso di responsabilità della Cina come Paese importante nella costruzione una comunità con un futuro condiviso per l’umanità. Ad esempio, nel vertice virtuale tenuto lo scorso 8 marzo con il presidente francese Emmanuel Macron e con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, Xi Jinping ha affermato: “Dobbiamo assumerci la nostra responsabilità per portare più stabilità e certezza in un mondo turbolento e fluido“. Queste dichiarazioni sono state ribadite anche in altre conversazioni con importanti leader stranieri.

“La Cina è una forza importante per mantenere la pace nel mondo. Alcuni dei principali Paesi, cercando di mantenere la loro egemonia, hanno resuscitato la mentalità della Guerra Fredda e alimentato il confronto di blocco, che ha alimentato l’instabilità e la divisione nel mondo. La Cina, invece, ritiene che la concorrenza tra i principali Paesi non debba essere all’ordine del giorno e il gioco a somma zero non sia la scelta giusta”, ha commentato He Yin in un articolo pubblicato quest’oggi sul Quotidiano del Popolo (Rénmín Rìbào).

Coerentemente con la sua posizione, anche nel caso della crisi ucraina “la Cina ha cercato di facilitare il dialogo per la pace e ha sottolineato che tutti gli sforzi volti alla risoluzione pacifica della crisi dovrebbero essere sostenuti, il che mostra un netto contrasto con alcuni Paesi che cercano di aggiungere benzina sul fuoco e riflette pienamente la filosofia cinese dello sviluppo pacifico”.

In Afghanistan come in Ucraina, la Cina dimostra di essere pronta a rimediare alla distruzione portata dagli Stati Uniti e dalle altre forze occidentali, imponendosi come la prima grande potenza della storia che non cerca l’egemonia o le sfere d’influenza, ma che persegue una politica estera basata su rapporti paritari.

 

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