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Afghanistan: talebani a colloquio con l’Occidente su diritti umani e crisi umanitaria

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Giulia della Michelina, Osservatorio Diritti, 16 febbraio 2022

afghanistan mercato

La delegazione talebana arrivata a Oslo per tre giorni di colloqui con diplomatici occidentali e rappresentanti della società civile afghana vuole «trasformare l’atmosfera di guerra in una di pace». Diritti delle donne e crisi umanitaria ed economica sono stati al centro dell’incontro

I talebani sono atterrati a Oslo nella serata di sabato 19 gennaio e il giorno dopo sono iniziati i colloqui con i rappresentanti di alcuni governi occidentali. Al tavolo si sono riuniti diplomatici di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Italia, Germania, Norvegia e alcuni rappresentanti dell’Unione europea, ma anche membri della società civile dell’Afghanistan.

Da quando hanno preso il potere nel paese ad agosto dello scorso anno, i talebani hanno viaggiato in RussiaIranQatarPakistanCina e Turkmenistan. Ma è la prima volta che una loro delegazione arriva in un paese occidentale.

Diritti umani e libertà delle donne in Afghanistan

Come annunciato, la situazione dei diritti umani e la limitazione della libertà delle donne sono stati tra i temi centrali dei colloqui. La delegazione talebana ha incontrato alcuni esponenti della società civile afghana, tra cui l’attivista per i diritti delle donne Jamila Afghani, che ha commentato l’incontro riscontrando la «buona volontà» dei negoziatori e affermando che occorre aspettare e «vedere quali saranno le loro azioni».

Da quando i talebani sono tornati al potere, la condizione delle donne in Afghanistan è drasticamente peggiorata, tornando ad assomigliare sempre di più a quella imposta dal primo regime talebano (1996-2001). Alle donne afghane è vietato lavorare (salvo in alcune professioni) e non possono percorrere più di 72 km da sole: questi sono solo due esempi delle numerose limitazioni a cui sono sottoposte.

Queste decisioni hanno scatenato diverse proteste in cui le donne rischiano seriamente l’arresto e altre ritorsioni. A questo proposito il portavoce Zabihullah Mujahid ha negato che le donne che hanno protestato contro il governo siano state perseguitate, ma soltanto la settimana scorsa è stata denunciata la scomparsa di due attiviste a Kabul.

Afghanistan oggi: in cerca del diritto all’istruzione

Zabihullah Mujahid ha dichiarato che dalla fine di marzo le ragazze afghane potranno ritornare a scuola. Dalla presa del potere i talebani hanno sistematicamente violato il diritto all’istruzione, impedendo l’accesso delle afghane alle scuole secondarie. In questi mesi hanno rilasciato diverse dichiarazioni in cui hanno negato di voler ostacolare la scolarizzazione delle donne, ma di aver bisogno di tempo per conformare il diritto all’istruzione ai principi della sharia.

Ad esempio permettendo alle ragazze di frequentare università esclusivamente femminili con docenti donne e con programmi di studio approvati dal governo. Anche le bambine dai 6 ai 12 anni possono frequentare soltanto scuole femminili, mentre le ragazze delle scuole secondarie stanno ancora aspettando di poter fare ritorno a scuola.

Nessun riconoscimento per i talebani afghani

I colloqui che si sono svolti a Oslo potrebbero rappresentare un primo passo per persuadere il governo talebano a rivedere alcune delle decisioni prese finora. Nonostante l’inedita congiunzione di intenti tra i talebani e la diplomazia occidentale, questo incontro non costituisce una legittimazione del governo di Kabul.

Il ministro degli Esteri norvegese Anniken Huitfeldt l’ha specificato chiaramente, pur ammettendo la preoccupazione per la situazione in Afghanistan e la necessità di avere a che fare con chi ha in mano le sorti del paese.

Finora nessuno stato ha formalmente riconosciuto il governo talebano e l’arrivo a Oslo della delegazione è stato accolto dalle proteste davanti al ministero degli Esteri da parte di rifugiati afghani e attivisti. Tuttavia la diaspora afghana appare divisa tra chi considera quest’apertura un affronto e coloro che credono che il dialogo con i talebani sia inevitabile e potenzialmente utile per fare pressioni sul rispetto dei diritti umani nel paese.

Le richieste dei talebani

Dal canto loro, i talebani non possono che compiacersi di questo incontro che, pur non legittimando il loro governo, rappresenta di fatto un’apertura inedita e forse un primo passo in direzione di un riconoscimento. Secondo il delegato Shafiullah Azam questo incontro dovrebbe aiutare l’Europa, gli Stati Uniti e altri paesi a «cancellare l’immagine sbagliata» che hanno del governo talebano.

Il portavoce Zabihullah Mujahid ha inoltre affermato che lo scopo dei colloqui è «trasformare l’atmosfera di guerra in una di pace». Ma il vero obiettivo dei talebani è riuscire a sbloccare i quasi 10 miliardi di dollari del governo afghano depositati nelle banche degli Stati Uniti. Il governo americano ha provato a usare questo strumento, insieme alle sanzioni finanziarie, per indurre i talebani ad attenuare le limitazioni imposte una volta preso il comando del paese.

Crisi umanitaria in Afghanistan

Questo denaro è necessario per provare a risollevare la catastrofica crisi umanitaria ed economica che sta attraversando l’Afghanistan, una delle più gravi a livello mondiale. Secondo le stime delle Nazioni Unite saranno 24,4 milioni di persone (più della metà della popolazione) ad aver bisogno di aiuti nel 2022 e, per far fronte alla situazione, hanno fatto appello a uno stanziamento di 4,4 miliardi di dollari.

Inoltre sono attualmente quasi 4 milioni i bambini afghani che soffrono di malnutrizione.

L’economia al collasso, il tasso di disoccupazione sempre più alto e l’impossibilità di erogare gli stipendi dei dipendenti pubblici contribuiscono ad esasperare la crisi.

Oltre alle turbolenze dello scenario politico, l’Afghanistan sta pagando anche le conseguenze della siccità che ha provocato gravi carestie nelle zone rurali e di un inverno particolarmente rigido. I talebani hanno invitato la comunità internazionale a non lasciare che le «dispute politiche» infieriscano ulteriormente sulla popolazione afghana e ad intervenire in suo aiuto.

Un primo bilancio

Per il ministro degli Esteri del governo talebano Amir Khan Muttaqi il solo fatto che i colloqui di Oslo si siano tenuti è da considerarsi un successo. I talebani hanno potuto «condividere il palco con il mondo» e sono stati rassicurati sul fatto che riceveranno supporto umanitario, medico e nel settore educativo. Zabihullah Mujahid ha affermato in un tweet che i partecipanti agli incontri hanno «riconosciuto che la comprensione e la cooperazione sono l’unica soluzione».

Il premier norvegese Jonas Gahr Store ha riferito alla stampa che i talebani sono stati «seri e sinceri» e che dialogare con loro è l’unica scelta possibile se non si vuole «abbandonare l’Afghanistan».

Il segretario di stato norvegese Henrik Thune ha riferito all’agenzia di stampa norvegese Ntb che saranno fatte richieste concrete al governo talebano. In particolare, le richieste riguardano garanzie sul rispetto dei diritti delle donne e la possibilità di elargire aiuti umanitari direttamente al popolo afghano.

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