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Afghanistan-Pakistan: rassicurazioni, smentite e perduranti timori

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Sicurezzainternazionale.luiss.it – Maria Grazia Rutigliano26 aprile 2021

Afghanistan Pakistan

Una delegazione pakistana in visita a Kabul, guidata dall’inviato speciale di Islamabad in Afghanistan, Mohammad Sadiq, ha assicurato al governo afghano che i talebani parteciperanno al vertice di Istanbul e ha smentito le notizie riguardanti incontri con l’intelligence di Islamabad. 

Il 26 aprile, Umer Daudzai, inviato speciale del presidente afghano per il Pakistan, ha riferito al quotidiano Tolo News che la sua controparte pakistana ha assicurato il massimo impegno nel fare accettare ai talebani una riduzione della violenza e un cessate il fuoco, non appena sarà annunciata la nuova data della conferenza di Istanbul, che è stata posticipata a dopo il 12 maggio. La delegazione pakistana ha incontrato sia Daudzai, sia il consigliere per la sicurezza nazionale afghano, Hamdullah Mohib, in due riunioni separate, tenutesi il 25 aprile. Durante gli incontri, i rappresentanti pakistani hanno smentito le notizie di incontri con talebani, che si sono diffuse a partire dal 22 aprile e poi di nuovo il 24 aprile. “La delegazione talebana apparentemente non sta incontrando i funzionari pakistani”, ha affermato l’inviato speciale afghano. 

La presunta visita in Pakistan di una delegazione dei talebani, guidata da Mawlavi Abdul Hakim, avrebbe avuto l’obiettivo di definire le prossime mosse del gruppo, a seguito dell’annuncio degli Stati Uniti di un ritardo di quattro mesi nel ritiro delle truppe dal Paese, rispetto alla scadenza concordata nell’accordo USA-talebani del 29 febbraio 2020. La stampa locale afghana, nel riferire la notizia il 22 aprile, aveva citato fonti vicine ai talebani. “Gli Stati Uniti hanno agito in contrasto con l’accordo di Doha, ora i talebani devono consultare i loro anziani, che si trovano in Pakistan”, aveva dichiarato Sayed Akbar Agha, un ex membro del gruppo. La questione era stata commentata anche dal primo vicepresidente di Kabul, Amrullah Saleh, che aveva affermato che la delegazione dei talebani, in realtà, si sarebbe recata in territorio pakistano per chiedere consiglio alle agenzie di intelligence pakistane. “Ogni volta che ci sarà una situazione di stallo nei colloqui in Qatar, loro (i talebani) dicono che consulteranno i loro ‘anziani’, in realtà, significa che cercheranno suggerimenti dall’intelligence e dall’esercito (pakistano)”, aveva affermato Saleh. 

Nel frattempo, il ministro degli Esteri pakistano, Shah Mahmood Qureshi, in un’intervista all’agenzia di stampa turca Anadolu, ha sottolineato i propri timori relativi alla situazione in Afghanistan, affermando che una guerra civile non è auspicabile per nessuna delle parti. “La posta in gioco è molto alta. Se c’è progresso, può esserci pace, può esserci stabilità e la regione collettivamente beneficerà del risultato di un processo di pace ”, ha affermato Qureshi nell’intervista. “Se non si troverà un accordo politico, la paura di tornare negli anni ’90, che l’Afghanistan finisca in una guerra civile incombe sulle nostre teste. E questa è l’ultima cosa che chiunque di noi vuole. E questa è l’ultima cosa che il Pakistan vuole perché ha pagato un prezzo enorme a causa dell’instabilità dell’Afghanistan”, ha dichiarato il ministro di Islamabad. In un contesto estremamente complesso, il supporto del Pakistan ai militanti islamisti in Afghanistan è un fenomeno radicato nella storia dei due Paesi. A tale proposito, un’analisi del The National Interest ha ricostruito tale rapporto, sottolineando l’importanza di istituire un governo islamico a Kabul per Islamabad.  Ci sono numerosi fattori in gioco, ma nello specifico la ricostruzione sottolinea il ruolo giocato dalla secessione del Bangladesh dal Pakistan del 1971. 

Similmente, il 25 marzo, il Congressional Research Service (CRS) degli Stati Uniti ha pubblicato un report sull’Afghanistan in cui sottolinea la posizione ambigua delle autorità pakistane nei confronti dei talebani. “Nonostante la leadership pakistana abbia negato tali accuse, Islamabad potrebbe preferire un Afghanistan debole e destabilizzato ad uno Stato afghano forte e unificato (in particolare uno guidato da un governo di etnia Pashtun a Kabul, considerato che il Pakistan ospita una grande e irrequieta minoranza pashtun)”, si legge nel documento. Inoltre, le relazioni Afghanistan-Pakistan sono ulteriormente complicate dalla presenza di più di un milione di rifugiati afgani su territorio pakistano e da una disputa di lunga data presso il confine condiviso tra i due Paesi. Infine, il centro di ricerca del Congresso degli Stati Uniti ha evidenziato che i talebani afghani sono percepiti da Islamabad come un “affidabile elemento anti-indiano”.  La presenza diplomatica e commerciale dell’India in Afghanistan, con il sostegno degli Stati Uniti, aumentai timori di accerchiamento nutriti dal Pakistan.

A tale proposito, il 18 aprile, il presidente afghano, Ashraf Ghani, ha dichiarato che l’annuncio del ritiro delle forze straniere dall’Afghanistan richiederà al Pakistan di prendere una decisione sull’opportunità di scegliere la cooperazione o lo scontro. Rivolgendosi ai membri delle forze di polizia in una riunione presso il Palazzo Presidenziale, Ghani ha affermato: “Dopo due anni, siamo completamente preparati e abbiamo un piano completo per il loro ritiro”. “Oggi è un giorno di decisioni per il Pakistan”, ha aggiunto. “Se il nostro Paese è destabilizzato, anche il loro sarà instabile e se loro vogliono il nostro miglioramento, miglioreranno anche loro”, ha poi sottolineato il presidente afghano. 

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