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Afghanistan: notizie di comandanti talebani convocati in Pakistan

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sicurezzainternazionale.luiss.it  – Maria Grazia  Rutigliano30 marzo 2021

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Mentre continuano le violenze sul campo e si moltiplicano gli appelli diplomatici internazionali, le autorità afghane denunciano la convocazione dei comandanti talebani da parte dell’intelligence del Pakistan. Il fine sarebbe quello di “prepararsi alla guerra”. 

Nazar Ali Wahidi, vice capo della Direzione Nazionale della Sicurezza (NDS), l’agenzia di intelligence afghana, ha riferito la notizia sottolineando che le forze armate sono pronte a reprimere qualsiasi mossa ostile, se il processo di pace non dovesse progredire.

“La maggior parte dei governatori e degli ufficiali militari talebani sono stati convocati a Peshawar per prepararsi alla guerra”, ha dichiarato il vice capo dell’NDS. “Vorrei che il Pakistan fosse comprensivo e aiutasse l’Afghanistan a raggiungere la pace e ad avanzare verso lo sviluppo. Ma pensa sempre a come uccidere gli afgani. Hanno organizzato i preparativi per la guerra, ma anche noi siamo pronti”, ha aggiunto. 

Nel frattempo, il Ministero della Difesa e il Ministero dell’Interno di Kabul hanno riferito che ci sono rapporti di intelligence credibili secondo cui i militanti islamisti stanno cercando di prendere il controllo dei capoluoghi di provincia nel Sud e nell’Ovest del Paese. “Il nemico sta cercando di lanciare nuovi attacchi per guadagnare punti nell’arena politica”, ha riferito Mohammad Anwar Baripal, viceministro degli Interni. Anche Baripal ha sottolineato che le forze armate afghane sono pronte a respingere le minacce. A tale proposito, il 30 marzo, il Senato afghano ha convocato i funzionari responsabili della sicurezza nazionale per un briefing sul deterioramento della situazione nel Paese, in particolare per quanto riguarda l’aumento degli attacchi contro le forze armate e delle uccisioni mirate nei grandi centri urbani. Nelle precedenti 24 ore, le autorità hanno registrato scontri con i talebani in 20 province afghane su 34. 

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In un contesto estremamente complesso, il supporto del Pakistan ai militanti islamisti in Afghanistan è un fenomeno radicato nella storia dei due Paesi. A tale proposito, un’analisi del The National Interest ha ricostruito tale rapporto, sottolineando l’importanza di istituire un governo islamico a Kabul per Islamabad. Ci sono numerosi fattori in gioco, ma nello specifico la ricostruzione sottolinea il ruolo giocato dalla secessione del Bangladesh dal Pakistan del 1971. Senza dubbio, l’episodio rappresentò un momento difficile per Islamabad, che aveva guadagnato con fatica la propria indipendenza nel 1947. Muhammad Ali Jinnah, il leader della All-India Muslim League e il padre fondatore del Pakistan, vedeva il nuovo Paese come una terra per i musulmani, uno Stato unito dalla religione islamica, a prescindere dall’etnia di appartenenza. La secessione, causata essenzialmente da ragioni etniche, fu percepita come attacco all’identità del Pakistan. 

Altri analisti hanno sottolineato il ruolo sociale e politico dell’Islam in Pakistan, evidenziando il fatto che le autorità pakistane spingono per un rafforzamento della fede religiosa tra la popolazione, al fine di unire il Paese. Anche per quanto riguarda l’Afghanistan, Islamabad è nota per aver sostenuto le fazioni più islamiste della resistenza afghana, prima con i cosiddetti “Peshawar Seven”, poi con Gulbuddin Hekmatyar ed infine con i talebani. L’impressione è che, per il Pakistan e l’intelligence pakistana, un Afghanistan stabile governato da un’amministrazione nazionalista multietnica possa rappresentare una minaccia esistenziale per il Paese confinante. Al contrario, un esecutivo islamista a Kabul o un’eventuale ripristino dell’Emirato dei talebani, rappresenterebbe una soluzione ideale per rafforzare la legittimità di Islamabad e per celebrare la funzione unificante della religione di Stato. Se questo non fosse possibile, non è da escludere che il Pakistan possa preferire un Afghanistan perennemente destabilizzato dalla guerra. 

Infine, nonostante la presenza di talebani in Pakistan sia da tempo un problema pressante per la regione, a partire da febbraio le notizie al riguardo hanno iniziato a suscitare un crescente allarme da parte degli osservatori internazionali. Il 23 febbraio, durante un’audizione al Congresso degli Stati Uniti, il generale Joseph F. Dunford, ex presidente del Joint Chiefs of Staff degli USA, ha sollevato il problema della presenza dei talebani nel vicino Paese asiatico. “Sappiamo che i talebani hanno trovato rifugio in Pakistan. Sappiamo del loro sforzo diplomatico attivo con viaggi verso Mosca, Pechino e altri Paesi. Sappiamo che viaggiano nel Golfo. Sappiamo che l’Iran ha fornito un supporto materiale”, ha affermato. Sebbene le relazioni tra Pakistan e talebani siano un problema di lunga data, ci sono stati segnali recenti che potrebbero rendere la questione sempre più allarmante. Nella sua audizione, Dunford ha evidenziato il fatto che che un ritiro frettoloso delle truppe statunitensi dall’Afghanistan, come previsto dall’accordo USA-talebani del 29 febbraio 2020, attualmente in revisione, rappresenta un rischio, anche a causa di queste reti terroristiche transnazionali. “Riteniamo che la minaccia possa ricostituirsi in un periodo di circa 18-36 mesi e potrebbe rappresentare un danno incombente per la nostra patria e per i nostri alleati”, ha dichiarato il generale, aggiungendo che le forze armate afghane sono fortemente dipendenti dai finanziamenti e dal supporto operativo statunitense.

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Maria Grazia Rutigliano

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