Skip to main content

Afghanistan: la rete Haqqani guadagna territorio

|

Sicurezzainternazionale.luiss.itMaria Grazia Rutigliano – 4 febbraio 2021

Tenere dentro la partita negoziale di Doha gli Haqqani, rete Jihadista, qualcuno sperava che fosse l’unico modo per fargli abbassare il tiro militare. E invece ora sono presenti in regioni dove non erano ancora arrivati (NdR)

Flag of Afghanistan.svg e1494237313194 800x450 center center

La rete Haqqani, un organizzazione terroristica con sede in Pakistan, ha aumentato la sua presenza in Afghanistan e i suoi membri sono ora presenti sia nelle regioni occidentali sia in quelle Nord-orientali del Paese.  

Le nuove notizie relative alla presenza della rete Haqqani in Afghanistan sono state rese note da Rahmatullah Nabil, ex capo della Direzione Nazionale della Sicurezza di Kabul. Questo ha preso parte ad una tavola rotonda sulle relazioni Afghanistan-USA sotto l’amministrazione del presidente degli USA, Joe Biden, ospitata dall’Afghan Institute of Strategic Studies.

 

In tale occasione, ha dichiarato che un grande problema del Paese è il grande divario tra il governo e la popolazione afghana e della situazione che questa è costretta a vivere. “Il reclutamento da parte dello Stato Islamico è aumentato in modo significativo”, ha affermato Nabil, aggiungendo che anche la rete Haqqani si è estesa nella regione Nord-orientale di Badakhshan e in quella centro-occidentale di Herat. Il gruppo era noto per operare prevalentemente nella zona Sud-orientale del Paese, al confine con il Pakistan. Tuttavia, negli anni l’organizzazione ha coltivato uno stretto rapporto con i talebani. 

La Rete Haqqani era tornata sotto i riflettori internazionali con la morte del suo fondatore, Jalaluddin Haqqani, annunciata il 4 settembre 2018 dai talebani. In tale occasione, i militanti afghani avevano affermato che “nonostante il leader li abbia lasciati fisicamente, la sua ideologia e la sua metodologia continueranno a vivere”. Haqqani aveva formato la propria rete negli anni Settanta. Negli anni Ottanta, Jalaluddin Haqqani era già emerso quale leader della guerriglia nell’ambito della campagna statunitense contro le forze sovietiche. Successivamente, si alleò con i talebani, iniziando ad attaccare le truppe statunitense dopo l’intervento degli USA del 2001.

La Rete Haqqani divenne progressivamente sempre più complessa e organizzata, compiendo attacchi contro i soldati statunitensi, contro l’esercito afghano e contro i civili. Prima della sua morte, il leader aveva lasciato la guida del gruppo al figlio Sirajuddin Haqqani che era noto per essere stato integrato nella leadership dei talebani. Gli USA e il governo afghano hanno a lungo sostenuto che il gruppo abbia operato con il supporto dei servizi di intelligence di Islamabad. Tali indiscrezioni sono state smentite dal Pakistan che, al contrario, ha dichiarato che l’organizzazione è legata alla CIA. La rete Haqqani è stata inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche straniere dagli Stati Uniti nel settembre 2012.

Inoltre, nell’incontro presso l’Afghan Institute of Strategic Studies, Nabil ha anche affermato che la visita dei leader politici afgani con i talebani a Mosca nel 2018 è stato un errore. Il riferimento è alla conferenza del 9 novembre che ha segnato il tentativo della Russia di riunire a un tavolo le autorità afghane e i talebani. A tale incontro erano presenti anche delegati dal Pakistan. Inoltre, anche l’ambasciata statunitense a Mosca aveva inviato un diplomatico per osservare le discussioni. Non sono stati forniti ulteriori dettagli riguardo al cosiddetto “errore” a cui Nabil ha fatto riferimento. Nel frattempo, Asadullah Saadati, il vice capo dell’Alto Consiglio per la Riconciliazione Nazionale, ha dichiarato che l’amministrazione Biden sceglierà sempre di perseguire la pace. “Penso che aumenterà il sostegno alla democrazia, ai diritti umani e alle conquiste comuni e si opporrà al ritorno di un emirato. Abbiamo altri quattro anni per parlare di questi problemi ”, ha dichiarato Ahmad Shuja Jamal, capo dell’ufficio Affari Esteri del Consiglio di Sicurezza Nazionale. 

Sul campo, la situazione rimane critica, con violenze e scontri su base quotidiana in varie aree del Paese. Questi sviluppi arrivano mentre negli ultimi 18 giorni non si è tenuto alcun incontro tra i rappresentanti afghani e i negoziatori talebani a Doha, in Qatar, dove il 12 settembre 2020 sono iniziati i colloqui preliminari ai negoziati di pace intra-afghani. L’amministrazione Biden ha intanto affermato di essere in fase di valutazione dell’accordo tra Stati Uniti e talebani, firmato il 29 febbraio 2020 sempre a Doha. Tuttavia, le autorità statunitensi hanno già reso noto che le truppe statunitensi non effettueranno un ritiro completo entro maggio, come previsto dall’intesa.  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *