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Afghanistan in bilico tra la tragedia e la farsa

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L’avanzata dei talebani continua inesorabile senza che l’esercito governativo possa  contrastarla e migliaia di sfollati sono in fuga verso Kabul. Nico Piro fa un’analisi di quello che sta accadendo oggi che era già prevedibile da anni 

Tashakor Il Blog di Nico Piro, 11 agosto 2021 Talebani 12 agosto

I talebani hanno conquistato Farah city, capitale dell’omonima provincia dell’ovest, quella dove le nostre truppe hanno subito il maggior numero di perdite. Evidentemente e purtroppo, per nulla.

Hanno anche conquistato Faryabad, capitale della provincia più occidentale, quella del Badakshan. Mazar-i-Sharif invece resiste agli attacchi. Se la città della moschea blu dovesse cadere i due fronti settentrionali si unirebbero e il nord afghano sarebbe tutto nelle mani dei talebani.

Gli studenti coranici affermano anche di aver preso Gardez, una città strategica per arrivare a Sorobi e quindi verso Kabul. Kandahar e Lashkargah continuano ad essere assediate mentre Herat (grazie anche alla mobilitazione di Ismail Khan) sembra reggere.

Questa è la tragedia del Paese dove decine di migliaia di persone sono già in fuga come IDP, in pratica sfollati interni, in fuga dal nord verso Kabul dove vivono accampati in strada. Prime avvisaglie di quella che sarà la fuga dal Paese verso l’esterno di qui a qualche mese.

Oggi il presidente Ghani è stato a Mazar-i-Sharif ma è chiaro che l’esercito afghano è imploso per l’assenza di comando e per la corruzione che da vent’anni avvelena il governo cosiddetto democratico, ingrassando le tasche degli ex-signori della guerra. La rotta dell’ANA produce frutti amari perchè le truppe in fuga si lasciano dietro costosi pick-up, fucili d’assalto M16, pezzi d’artiglieria e blindati anti-IED che rinforzano il nemico. Intanto si moltiplicano le accuse contro il Pakistan, non ci sono prove ma non è improbabile che come negli anni ’90 consiglieri militari pakistani stiano aiutando i taleb. E’ grave politicamente ma sul piano militare è irrilevante, il punto resta il fallimento di un esercito costatoci milioni e milioni di dollari (anche a noi contribuenti italiani).

Questa la tragedia dicevamo e la farsa? Ha il nome dell’inviato speciale americano, l’ambasciatore di origini afghane Khalilzad, padre dello scellerato accordo del 2001 che riportò i signori della guerra al potere nel cosiddetto governo “democratico”, padre del folle accordo di cosiddetta “pace” con i talebani firmato nel febbraio del 2020 e che ha generato la situazione attuale. Khalilzad è a Doha per parlare con i talebani convincendoli a desistere dalla loro offensiva, non ci è mai riuscito da quando sono cominciati i colloqui nel 2018 oggi la sua non è solo una richiesta vana ma è risibile: i talebani non hanno mai controllato tanto territorio come oggi, se non negli anni 90 poco prima della presa di Kabul, perché dovrebbero fermarsi quando sono ad un passo dalla vittoria finale?

Perdonatemi l’autocitazione, nel 2015 ho scritto un libro “Missione Incompiuta” il cui racconto oggi si trova completamente confermato dai fatti. Nel 2019 ho pubblicato “Corrispondenze Afghane” in cui denunciavo gli accordi di Doha come peggiori della guerra.

Non me ne sto vantando, sto solo dicendo che non era difficile prevedere quello che sta accadendo oggi, purtroppo di mezzo ci sono sfollati e vittime civili in un Paese che da oltre 40 anni non conosce pace.

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