Afghanistan, i taleban: “Riaprite le ambasciate, dovete capire i nostri valori”
I talebani cercano con appelli internazionali di presentarsi come affidabili ma come dicono le nostre fonti afghane è solo un’operazione di facciata loro non sono cambiati. In questi giorni le forze laiche e democratiche afghane chiedono alla società civile occidentale di creare una grande rete di sostegno alla loro resistenza in Europa, una delle prime richieste è quella di non riconoscere il governo dei talebani.
Il portavoce Mujahed: «Le donne potranno studiare e lavorare, ma nel rispetto della sharia. Le nostre tradizioni sono fondamentali»
«Ci sono differenze enormi con il periodo del primo Emirato talebano. Allora la società era molto più semplice. In questi ultimi vent’anni le donne hanno studiato, sono diventate attive, consapevoli. Per forza le cose saranno diverse. Qui a Kabul c’è chi gira con la barba e chi si rasa, chi indossa i pantaloni e chi i vestiti tradizionali. Anche i rivoluzionari più entusiasti dovranno adattarsi a questa situazione». Quelle del portavoce del novovo governo taleban, Zabihullah Mujahed, sono parole che vorrebbero smentire chi sostiene che in Afghanistan le lancette della storia verranno riportate indietro di vent’anni. Dichiarazioni che implicitamente sembrano confermare i contrasti laceranti tra le componenti più oltranziste del nuovo Emirato e coloro che invece vorrebbero mostrare al mondo il volto umano dell’integralismo religioso, incardinando l’Afghanistan a un sistema di relazioni diplomatiche. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera Mujahed conferma la necessità di aiuti internazionali, ma sottolinea l’importanza di valori diversi da quelli occidentali: «Credo sia un interesse reciproco avere le nostre rispettive ambasciare aperte. Le donne potranno lavorare, ma nel rispetto della sharia. Dovete rispettare anche i nostri valori».
La protesta via Twitter: «Vogliamo le ragazze a scuola»
Mentre gli esponenti del nuovo governo dei taleban in Afghanistan fanno sapere che le donne non potranno tornare al lavoro, sui social parte una campagna a sostegno di bambine e ragazze escluse dalle scuole: #withoutmysisteriwillnotgotoschool è l’hashtag con cui i ragazzi stanno affermando che «Senza mia sorella a scuola non ci vado».
Attacco a Jalalabad, tre morti
Due talebani e un civile sono stati uccisi in un attacco contro un checkpoint a Jalalabad, nell’Est dell’Afghanistan. Lo riferiscono una fonte di sicurezza e alcuni testimoni. L’attacco e’ opera di uomini armati non identificati nel distretto di Ghawchak. Un esponente talebano ha confermato i fatti ma affermando che le vittime sono tutte civili. Alcuni abitanti della zona hanno affermato che vi e’ stato anche un altro attacco nel quale sarebbero rimasti feriti due talebani mentre tentavano di disinnescare un ordigno a Jalalabad. In questa città, capitale della provincia del Nangarhar, lo scorso weekend si sono verificati diversi attacchi in cui sono morte almeno due persone, poi rivendicati dall’Isis-K, il ramo afghano dello Stato Islamico.
I Taleban: «Vogliamo intervenire all’Onu»
Nel frattempo è stato nominato un nuovo ambasciatore dell’Emirato all’Onu, mentre i taleban chiedono di poter far intervenire il ministro degli Esteri del nuovo governo di Kabul, Amir Jan Muttaqi, ai lavori dell’Assemblea Generale a New York. In una lettera del ministero degli Esteri ‘dell’Emirato islamico di Afghanistan’ indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, le autorità al potere a Kabul chiedono che venga consentito al ministro degli Esteri Amir Jan Muttaqi di rivolgersi alla platea di delegati riunita per la 76ma Assemblea Generale. Nella missiva si afferma che gli altri paesi non riconoscono più come capo dello stato il presidente Ashraf Ghani, che è stato ”estromesso”. Nella lettera si fa inoltre presente che l’inviato di Kabul all’Onu, Gulam Isaczi, dovrà essere sostituito dal portavoce di Kabul Suhail Shaheen, perché l’attuale rappresentante permanente non rappresenta più il paese e la sua missione deve considerarsi conclusa. Il segretariato Onu ha girato la lettera al Comitato delle credenziali perché la valuti. Qualunque sia la decisione che prenderà, osservano funzionari all’Onu, difficilmente questo avrà modo di agire con la rapidità necessaria a far intervenire in Assemblea un rappresentante dei Talebani.
Afghanistan, le atlete di taekwondo si rifugiano in Australia
Un funzionario afferma che sette atlete di taekwondo fuggite dall’Afghanistan controllato dai talebani si sono trasferite a Melbourne. Heather Garriock, amministratore delegato dell’Australian Taekwondo, ha affermato che le donne stanno completando la quarantena questa settimana. Garriock sostiene che l’ex capitano di calcio della nazionale australiana e avvocato umanitario Craig Foster ha lavorato con il governo australiano, la federazione di taekwondo australiana e dell’Oceania per un’evacuazione ad alto rischio dall’Afghanistan. Alcuni funzionari taleban avrebbero detto che le donne non saranno autorizzate a competere nello sport. «Siamo davvero lieti che le donne siano al sicuro e incredibilmente grate per l’assistenza del governo australiano e dell’Oceania Taekwondo nel farle uscire dall’Afghanistan», ha detto Garriock. «Le vite di queste donne erano in pericolo».
Lascia un commento