Skip to main content

Afghanistan a pace millantata: Italia bersaglio e sogno e il contingente a ritiro segreto.

|
TAG:

L’articolo è uno spunto per riflettere sul ruolo dell’Italia nel contesto afghano tra segreti e contraddizioni. E un appello degli interpreti afghani che lavorano al fianco del personale italiano [N.d.R.]

REMOCONTRO – 26 gennaio 2021  

Blindato biciIeri una esplosione ha sfiorato un veicolo dell’Ambasciata italiana a Kabul, personale afghano leggermente ferito, nessun italiano coinvolto. Attentato-messaggio, senza troppa ferocia ed esplosivo, per fortuna, al ministro della Difesa Guerini arrivato sempre ieri e Herat, base italiana di Camp Arena, cambio delle guardia tra alpini della Julia e parà della Folgore. Trombe e picchetto, ma nessuno a dirci quando mai finirà questa ‘discussa’ missione Nato, noi italiani, i più numerosi dopo gli americani in ritirata, Biden permettendo.
L’accordo di pace con i talebani vantato elettoralmente da Trump e dichiarato incerto da Biden che frena sul ritiro di corsa delle truppe, mentre il personale afghano che traduce o collabora in vari modi con gli italiani, chiede un visto per potersi sottrarre alle future vendette al momento della inevitabile ritirata. Un visto sul passaporto, come fanno gli americani, e non la fuga attraverso l’inferno delle piste balcaniche.

Vanteria Trump, diffidenza Biden, bomba agli italiani

Un veicolo dell’Ambasciata italiana è rimasto coinvolto, ieri stamattina, in un’esplosione provocata da un ordigno improvvisato. L’incidente non ha causato vittime né sono stati coinvolti nostri connazionali, dichiara la Farnesina. Secondo una fonte della sicurezza citata dall’agenzia afghana Tolo News, a bordo del mezzo c’era personale afghano della rappresentanza diplomatica e una persona è rimasta lievemente ferita. L’attacco è arrivato nel giorno in cui il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini è atterrato ad Herat. Oggi, nella base italiana di Camp Arena, il ministro partecipa alla cerimonia di avvicendamento tra la Brigata alpina Julia e la Brigata paracadutisti Folgore.

 

L’assurdo segreto del ritiro italiano

Gli italiani in Afghanistan restano il mistero insoluto della nostra politica di difesa e alleanze. Giusto che la politica non sveli piani di eventuale che potrebbero compromettere la sicurezza, ma poi un Trump qualsiasi, a sua convenienza, sbandiera tutto, falsa pace compresa. Ma qualcosa ora va davvero detto, almeno al Parlamento. Perché la favola ad uso Usa, è non è gioco di parole, è finita. La situazione nel Paese resta drammatica. Stando ai dati della Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, l’Unama, circa 6mila civili afghani sono rimasti uccisi o feriti solo nei primi nove mesi del 2020.

Le troppe bugie coperte da silenzi

Dal primo gennaio al 30 settembre, sempre secondo un rapporto diffuso da Unama, ci sono state 5.939 le vittime civili, 2.117 morti e 3.822 feriti, con i taleban accusati per il 45% di queste uccisioni. Poi, sul fronte attentati e terrorismo, c’è Al Qaeda e, peggio, l’ex Isis. Meno vittime civili rispetto al peggior 2012, ma sempre tante, troppe, per una millantata ‘quasi pace’, dopo l’accordo di febbraio 2020 tra i talebani e gli Stati Uniti di Trump. Di fatto, in Afghanistan, la guerra continua, nonostante l’avvio dei colloqui a Doha tra il governo di Kabul, debole e corrotto, ed gli emissari dei Talebani con autorità spesso limitata ai singoli territori tribali. Un’intesa che l’Amministrazione Biden vuole rivedere, proprio per valutare se i taleban siano “all’altezza degli impegni”.

Afghani-italiani, un visto a fine missione

Al ministro hanno lanciato un appello gli interpreti afghani che lavorano al fianco del personale italiano, riferisce Avvenire. «Il Ministro Guerini si ricordi di noi, del nostro lavoro al fianco dei soldati italiani, della nostra esigenza di sfuggire da chi oggi nella nostra terra ci minaccia, considerandoci come infedeli. Il governo italiano ci dia almeno un visto, vi imploriamo, in modo da venire in Italia. Qui la mattina ci svegliamo con le bombe, con i morti, mentre il resto del mondo fa colazione. Abbiamo lavorato tanto con gli italiani, li abbiamo supportati, siamo amici, fratelli. Fateci questo regalo, fateci il visto, come fanno gli americani e gli spagnoli a fine missione. Perché noi non siamo stati aiutati?».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *