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INTERNAZIONALISTE IN ROJAVA: “L’UCCISIONE DI ZEHRA, HEBÛN ED EMÎNA È UN ATTACCO ALLE DONNE OVUNQUE”

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Rete Jin – 9 luglio 2020

internationaliste“Porgiamo omaggio oggi non soltanto alle nostre compagne cadute martiri in questo attacco, ma a tutte le donne le cui vite sono state date e prese nella lotta per la liberazione.”

Traduciamo da Women Defend Rojava (7 luglio 2020).

Alcune internazionaliste, donne che sono venute in Rojava da diversi territori, sono state alla casa in cui le nostre compagne Zehra, Hebûn e madre Emîna, attiviste del Kongra Star, movimento delle donne del Rojava, sono state uccise dallo Stato turco.

Là hanno letto un comunicato di condanna per il triplo femminicidio commesso dalla Turchia, che rappresenta un attacco a tutte le donne del mondo, nel quale si chiede che tutte le donne nel mondo prendano posizione contro questi attacchi e che venga valorizzata la lotta comune delle donne in tutto il mondo.

Hanno anche chiesto agli Stati e alla comunità internazionale di prendere misure immediate per poter procedere verso la pace in Siria, perché fino a ora gli Stati da cui provengono sono rimasti in silenzio.

La lotta delle donne in Kurdistan è la lotta delle donne in tutto il mondo.

“Con la resistenza ci difenderemo! Con l’organizzazione metteremo fine al femminicidio!”

 

Il comunicato, rilasciato in inglese e curdo:

Qui il testo del comunicato tradotto:

“Oggi siamo qui a casa di madre Emîna, dove qualche giorno fa c’è stato un attacco compiuto dallo Stato turco, che ha ucciso le nostre compagne Zehra, Emîna e Hebûn. È stato un attacco compiuto con l’intento preciso di colpire il movimento delle donne. Siamo venute qui come internazionaliste, perché pensiamo che questo sia un attacco alle donne di tutto il mondo, con cui condividiamo la lotta per la libertà, e perciò questo è un attacco a tutte noi e noi insieme resisteremo fermamente contro di esso.

Non è una coincidenza che questo attacco sia stato compiuto a Kobane, alla vigilia dell’anniversario del massacro perpetrato qui da Daesh (ISIS). Kobane è un simbolo della resistenza curda, della resistenza delle donne. In questa città scorre il sangue di migliaia di şehîd [martiri], che si sono sacrificati per la sua liberazione, e in questa terra proliferano le radici della liberazione di tutte le donne. Non rimarremo in silenzio mentre è sotto attacco. L’unico silenzio che conosciamo è quello degli Stati, nei luoghi da cui proveniamo, che trattano questa terra e il popolo curdo soltanto come una pedina nei loro giochi di dominazione.

Chiediamo la fine del silenzio. Se lo Stato turco bombarda le nostre compagne in un villaggio di civili, dobbiamo tutti chiedere giustizia e perciò domandiamo la chiusura dello spazio aereo perché possa svolgersi un’inchiesta internazionale che indaghi su questo attacco e che i responsabili siano portati a processo davanti alla comunità internazionale. Chiediamo il totale ritiro dalla Siria di tutte le forze turche occupanti e che tutti quelli che conoscono il significato di giustizia prendano posizione con noi senza esitazione.

Conosciamo la forza della sorellanza e lo Stato turco ha mostrato di conoscerla a sua volta, ma ciò che invece non ha capito è che, per ogni donna che uccide, noi ci solleveremo insieme ancora più forti. Porgiamo omaggio oggi non soltanto alle nostre compagne cadute martiri in questo attacco, ma a tutte le donne le cui vite sono state date e prese nella lotta per la liberazione. Questo è il secolo della donna. In questo momento le donne di tutto il mondo stanno insorgendo e non possiamo essere fermate. Il martirio di queste donne è una ragione di più per spingerci a insorgere; troveremo la nostra forza nel fuoco della resistenza e nella solidarietà, unite di fronte a questo nemico comune.

In questo momento dobbiamo ricordare che proprio nella città di Kobane abbiamo visto la sconfitta dell’invincibile. La resistenza in questa città da parte delle combattenti, delle madri e delle loro famiglie ha segnato l’inizio della fine di Daesh (ISIS) ed è qui che sentiamo più forte battere il cuore della lotta per la libertà. Dalle nostre terre d’origine alle vostre, la vostra lotta è la nostra e insieme vedremo la vittoria.
Con ciò diciamo: donne, vita, libertà!”

JIN, JÎYAN, AZADÎ
ŞEHÎD NAMIRIN

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