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Crimini di guerra in Afghanistan: Trump autorizza sanzioni contro funzionari della Corte penale internazionale.

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 La Repubblica – 11 giugno 2020

TrumpLuce verde anche alle restrizioni sui visti: “Cpi non ha giurisdizione sul personale statunitense”. Lo scorso marzo il tribunale dell’Aia aveva avviato un’inchiesta che avrebbe coinvolto anche le truppe Usa.

WASHINGTON – Donald Trump “ha autorizzato sanzioni economiche contro i funzionari della Corte penale internazionale (Cpi) direttamente coinvolti in qualsiasi sforzo per indagare o processare personale americano senza il consenso degli Usa”. Lo rende noto la Casa Bianca.

Autorizzata anche l’espansione delle restrizioni sui visti contro funzionari della stessa Corte e loro familiari. In marzo la Cpi aveva avviato un’inchiesta per presunti crimini di guerra in Afghanistan dal 2003 col possibile coinvolgimento delle truppe Usa. Nella nota, il governo degli Stati Uniti ha ricordato che il Paese non fa parte dello Statuto di Roma e ha respinto le affermazioni secondo cui la Corte penale internazionale ha giurisdizione sul personale statunitense.

Lo scorso 5 marzo la Corte penale internazionale aveva dato luce verde al proseguimento dell’inchiesta su crimini di guerra in Afghanistan. “La procura è autorizzata a cominciare un’indagine sui presunti crimini commessi in Afghanistan dal 1 maggio 2003”, aveva annunciato il giudice polacco Piotr Józef Hofmanski.

Con questo via libera, i magistrati dell’Aia avevano ribaltato una precedente decisione che bloccava l’inchiesta: nel 2017 la giurista gambiana Fatou Bensouda, procuratore capo della Corte penale internazionale, aveva chiesto di allargare l’indagine, prendendo in esame non solo le azioni di talebani e forze del governo di Kabul, ma anche le truppe straniere, i militari Usa e i membri della Cia.

Nell’aprile del 2019 i giudici avevano stabilito che “un’indagine sulla situazione in Afghanistan in questa fase non servirebbe gli interessi della giustizia”.

Il comunicato spiegava che nonostante la Camera avesse “accuratamente controllato le informazioni fornite dal Procuratore e ha ritenuto che reati commessi in Afghanistan sarebbero potenzialmente ammissibili dinanzi alla Corte”. Tuttavia “il tempo trascorso dall’apertura dell’esame preliminare nel 2006 e la situazione politica in Afghanistan da allora in poi, la mancanza di cooperazione che il procuratore ha ricevuto (…)”.

Gli Stati Uniti infatti avevano già negato i visti di ingresso agli investigatori del Cpi, di cui non riconoscono l’autorità, e di conseguenza tolto la possibilità di indagare su un Paese i cui archivi restano senza accesso. Gli Usa avevano anche negato il visto d’ingresso alla procuratrice Bensouda, la stessa che aveva chiesto anche un’indagine sui rohingya del Myanmar. Il segretario di Stato Mike Pompeo  aveva sostenuto che il lavoro della Corte è un “attacco allo stato di diritto americano”. Sugli Stai Uniti, la Corte ha le mani legate.

 

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