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“Solo con la laicità le donne potranno aspirare alla libertà”

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Selay Ghaffar, intervista di Enrico Campofreda, 7 marzo 2019

scuola femminile copy copyGhaffar come valuta Hambastagi il possibile accordo di pace fra statunitensi e talebani?

Lo consideriamo il solito gioco americano: pace senza giustizia… La verità è che Stati Uniti e Nato non vogliono pacificare il nostro Paese, puntano a cronicizzare la destabilizzazione per farne un terreno di scontro coi giganti russo e cinese.

 

Ovviamente non ne restano fuori le potenze regionali: Pakistan, Iran, Arabia Saudita. L’Afghanistan resterà un campo di battaglia per prossimi conflitti, per distrarre la nostra gente dalla situazione disperata in cui versa.

Magari distrarla dalle stesse elezioni presidenziali con cui gli Stati Uniti hanno governato sotto copertura sin dai tempi del primo mandato a Karzai. Il prossimo presidente afghano sarà l’ennesimo burattino nelle mani di Washington.

È utile sottolineare che più degli anni passati ogni grande potenza mira a sostenere il proprio gruppo talebano, perciò gli Usa, temendo di perdere il controllo su questo scacchiere, insistono sugli accordi. Ai vari gruppi talebani sta bene perché gli viene riconosciuto una gestione  territoriale e magari istituzionale. Mentre gli americani resteranno in Afghanistan senza perdere la padronanza delle basi istallate, le affideranno ai Black Waters (una delle società di mercenari più gettonata si chiama Academia), gente senza regole d’ingaggio, priva di ogni scrupolo, soggetti violenti e brutali.
Le nostre città, i nostri villaggi vedranno, a seconda delle aree, la presenza di miliziani coi turbanti oppure di mercenari. Questo è l’accordo di “pace”.

Dunque l’eventuale compromesso si giocherà sempre sulla pelle della popolazione?
Sarà addirittura peggio. La situazione peggiora giorno per giorno, soprattutto a danno delle donne. Criminali da anni promossi a statisti, i nomi sono sui giornali e siti di tutto il mondo: Abdullah, Atta, Dostum, Hekmatyar, Sayaf, Mohaqiq non sono mai stati condannati per nessuno dei crimini commessi, continuano a delinquere nei ruoli istituzionali e continueranno a farlo in futuro. Questa via si spalanca a talebani e all’Isis afghano.
Fra l’altro solo tre, quattro gruppi taliban hanno aderito ai cosiddetti colloqui di pace. Il portavoce Stanekzai non è riconosciuto da altri capi che lo considerano una spia americana; anche lui è stato addestrato in America, come Khalizad, Ghani, Karzai. Purtroppo la popolazione soffrirà maggiormente, le donne per prime. Gli attacchi contro i civili non cesseranno.

Il fatto che l’attuale governo Ghani sia escluso dal tavolo, emargina gli attori del cosiddetto Afghanistan della transizione alla democrazia?
Sì, Ghani è stato escluso dai colloqui. Significa che non viene più riconosciuto, non ha controllo del territorio né autorità per essere una marionetta ideale. Hambastagi l’ha sempre sostenuto: ognuna delle grandi potenze ha i suoi uomini nel governo, e sul territorio afghano vuole avere il suo pezzo di potere. Karzai ultimamente s’è avvicinato alla Russia; Ghani è pro-Usa. Non si metteranno mai d’accordo su nulla. Anche Hekmatyar è stato escluso dai colloqui.
Noi di Hamabastagi abbiamo indagato sui motivi: voleva troppo per sé, chiedeva denaro, potere, un esercito di uomini modernamente armati, troppo per un solo uomo, anche se col suo  trascorso. Ripeto: dev’essere chiaro che questi criminali non sono d’accordo su niente, si uniscono apparentemente, lo scopo è dividersi il potere. Hekmatyar correrà da solo alle presidenziali, non ha alleati. Mentre Ghani è screditato, ormai è bruciato.

Gli esclusi dal tavolo potrebbero diventare oppositori a un governo che ricade nel peggior oscurantismo?
Quel che potrebbero fare è un’opposizione-farsa. Un esempio: nel 2015 le parti erano Dostum e Ghani contro Atta-Mohaqiq. A un tratto Dostum sparì, volevano farlo fuori (forse anche fisicamente, ndr) e lui adducendo motivi di salute riparò in Turchia.
In Turchia si son ritrovati altri ex signori della guerra per combinare una sorta di alleanza, poiché, come dicevo, questi gaglioffi si alleano solo per ragioni di dominio.
Quando acquistano potere, ruoli e funzioni ricominciano a criticarsi e scontrarsi. E’ un gioco che abbiamo sotto gli occhi da decenni. La verità è che fra costoro non esistono accordi, c’è la tattica di minacciare la guerra, a volte farsela, per poi spartirsi il potere.

Gli attuali mediatori talebani sembrerebbero disposti ad aperture: sostengono (almeno a parole) istruzione anche al femminile, spazi per le donne nella rappresentanza istituzionale, parlano addirittura di diritti…
I diritti, l’istruzione, la questione di genere sono per loro insignificanti. Hanno commesso sempre terribili violenze contro le donne, non cambieranno idea. Dicono quello che i capi statunitensi vogliono che dicano. Sia chiaro: non esistono talebani moderati, il concetto è un’invenzione occidentale.
Durante le trattative certi miliziani hanno continuato a commettere crimini contro le donne.
Questi misogini continueranno a fare peggio, magari in altro modo, hanno diverse modalità per discriminare, possono farlo apertamente, in maniera celata, tramite il parlamento e le leggi. Per loro le donne sono animali, oggetti di poco valore. L’unica soluzione è la lotta. Le donne afghane dovranno conquistare la loro autonomia, i loro diritti. Dovranno organizzarsi in modo autonomo, non possono aspettarsi niente di positivo.

I talebani propongono una riscrittura della Costituzione, affermano che a formularla dovranno essere ulema, giuristi, studenti coranici. La Carta costituzionale può peggiorare?
Nelle mani di costoro ogni carta, anche la migliore, diventa carta straccia. Nessuna norma a favore dei diritti o a favore delle donne è mai stata applicata in Afghanistan, anche se apparentemente il governo firma la Costituzione o altre leggi dichiarate a favore delle donne.

Possibile che le minoranze laiche non riescano ad avere quella voce che la generazione di militanti cui lei appartiene ha reclamato, anche a rischio dell’incolumità?
Noi usiamo lo strumento della laicità per screditare l’utilizzo che in Afghanistan si fa della religione. La fede viene utilizzata per opprimere la popolazione. Usiamo la laicità per chiedere diritti, perché siamo consapevoli che solo con la laicità le donne potranno aspirare alla libertà. Questo ovviamente ci espone ad attacchi, ma ogni volta siamo più forti e convincenti.

La gioventù afghana continua a subire certi influssi di tradizione e religione?
Difficile dirlo, nessuno avrebbe mai il coraggio di dichiararsi non-musulmano in Afghanistan. Difficile saperlo con certezza… Certamente sempre più ragazzi criticano l’utilizzo che si fa della religione. I fondamentalisti lavorano moltissimo all’interno delle università, per condizionare le menti, influenzarle, omologarle.
Per assurdo entrambe le parti, i fondamentalisti e quelli che aspirano a una società laica, aumentano di numero. Ma se dovessimo paragonare gli attuali studenti universitari di Kabul a quelli degli anni Settanta, non ci sarebbe confronto…

Insomma la società afghana è sempre bloccata da: guerra, occupazione straniera, warlords, tribalismo, fondamentalismo, mancanza di reali aiuti progressivi, economia reale, distribuzione di lavoro e ricchezza…
Sì, è così. Una società paralizzata e impedita nella crescita proprio da questi fattori che ci bloccano da quarant’anni.

Di recente lei è stata protagonista d’un filmato italiano che parla di attiviste d’opposizione. Chi in Afghanistan lotta per i diritti oltre all’informazione di quali strumenti necessiterebbe?
Nel nostro Paese ci servono le persone, senza people non siamo niente. Dall’estero abbiamo bisogno di appoggio politico, dite ai vostri governi di smettere di puntellare i signori della guerra e i fondamentalisti. Sostenete le vere forze progressiste che agiscono in Afghanistan per un bene comune.

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