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Afghanistan, i talebani hanno perso il controllo della base

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La Stampa – Pier Luigi Bussi – 11 Settembre 2019

KabulI Taliban negoziano con gli Stati Uniti ma non controllano la base. La conferma che non hanno mordente sui singoli gruppi, viene dall’attacco alla vigilia della firma dell’accordo con gli Usa e dal successivo messaggio diffuso dall’Emirato Islamico nei suoi canali di propaganda. Nel testo si sottolinea che se un singolo episodio fa retrocedere gli americani, allora vuol dire che sono ingenui e sprovveduti.
Un segnale importante perché si tratta di una conferma ma non di una rivendicazione.

Ad ulteriore riprova l’attacco di questa notte a Kabul, con un razzo lanciato da una posizione sconosciuta che ha colpito il ministero della Difesa,  in prossimità dell’ambasciata Usa. L’esplosione in una giornata simbolo per gli americani, l’11 settembre, non aiuta i colloqui ma anzi rischia di farli saltare definitivamente ed esacerbare la violenza.
Ciò fa pensare anche che tra gli “studenti di dio” ci siano fronde che non vogliono l’intesa e a cui convenga che in Afghanistan permanga una situazione di conflitto.

 

D’altronde anche nella popolazione ci sono reazioni contrastanti. Gli afgani hanno reagito con speranza e perplessità alla decisione di interrompere i colloqui con i Taliban. Per molti il provvedimento è stato accolto con sollievo, in quanto preoccupati dall’assenza durante gli incontri di tutte le parti interessate incluso il governo e convinti che i colloqui convergevano solo su interessi tra americani e talebani, dove gli afghani erano solo comparse. Molte donne vedono la pausa nei colloqui una opportunità per rafforzare ulteriormente la loro posizione, una fase di stallo utile per ricompattarsi e ritagliarsi una posizione più forte nei negoziati.

Gli afghani perplessi ritengono invece che la mossa di Trump potrebbe ulteriormente portare all’espansione della guerra e della violenza da parte dei Taliban. Un sondaggio condotto dal sito afgano Tolonews, attraverso Facebook e Twitter, mostra che la maggioranza della popolazione ha accolto con favore lo stop delle trattative, il 76% degli intervistati ha affermato che la decisione è giusta. Il sondaggio mostra che gli afghani che usano Facebook, sono a favore della decisione; mentre su Twitter, utilizzato principalmente dell’élite politiche, la tendenza è inversa.

In questo contesto i Taliban, come fanno tradizionalmente cercano di apparire uniti e propositivi, ma nel comunicato si evincono una serie di crepe all’interno del gruppo. Se da una parte c’è la volontà di un accordo come riportato nel messaggio. «L’Emirato islamico ha una politica solida e incrollabile. Abbiamo chiesto il dialogo da 20 anni e manteniamo la stessa posizione oggi, crediamo che anche l’America tornerà su questa posizione. Abbiamo condotto trattative produttive con il team di negoziazione degli Stati Uniti e concluso un accordo. La delegazione americana era soddisfatta dei progressi compiuti, quando abbiamo concluso i colloqui vi era una buona atmosfera ed entrambe le parti hanno iniziato a preparare tutto in previsione dell’annuncio e la firma dell’accordo. Anche i paesi e le organizzazioni regionali e internazionali hanno mostrato sostegno per questo processo».  

Dall’altra parte esiste un’ala radicale che ostenta fermezza senza sconti, come dichiarato dal portavoce dei Taliban Zabihullah Mujahid ad Associated Press. «Comprendiamo che i colloqui di pace stanno in una fase avanzata, ma gli Stati Uniti devono anche capire che non siamo deboli e se entriamo in colloqui entriamo da una posizione forte». Mujahid ha anche affermato, con disappunto, che ogni volta che si verifica una riduzione della violenza nelle città afghane, il governo afferma che i Taliban non sono più in grado di operare attacchi, grazie alla maggiore organizzazione delle forze di sicurezza. 

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