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Afghanistan, gli Usa resteranno anche dopo gli accordi coi talebani

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La Stampa – Francesco Bussoletti – 28 Agosto 2019

bandiera afghana
L’inviato speciale americano per il paese asiatico Zalmay Khalilzad: difenderemo le forze afghane prima e dopo qualsiasi intesa.

KABUL. Gli Stati Uniti rimarranno in Afghanistan anche dopo il probabile accordo con i talebani. Lo ha ribadito l’inviato speciale americano per il paese asiatico, Zalmay Khalilzad, in un post su Twitter. Il diplomatico, già ambasciatore Usa a Kabul, ha scritto che “nessuno deve farsi intimidire o ingannare dalla propaganda.

Lasciatemi essere chiaro. Difenderemo le forze afghane ora e dopo qualsiasi accordo con i talebani”. Inoltre, ha sottolineato che “è falsa” l’affermazione di due comandanti dell’Emirato Islamico, i quali citati da Reuters affermavano che tra i punti dell’intesa c’era lo stop del supporto statunitense alle Andf (Afghan national defence forces). Non a caso lo stesso presidente Usa, Donald Trump, nell’ultimo giorno del G7 a Biarritz ha affermato che non c’è fretta per il disimpegno militare.

L’affermazione di Khalilzad ha un peso importante, in quanto conferma che non ci sarà un disimpegno totale dei soldati americani dall’Afghanistan. Probabilmente, come annunciato più volte da Trump, verrà effettuata una importante riduzione numerica, a esclusione di pochi elementi che saranno inquadrati come consiglieri militari. Opzione che trova il favore anche dei talebani, i quali più volte hanno chiesto come conditio sine qua non per un dialogo l’uscita dei “crociati” dal paese asiatico. Questo, però non sarà un ritiro, come auspicato dall’Emirato Islamico, ma un semplice ricollocamento presso le basi nei paesi vicini. Infatti, all’occorrenza i militari potranno intervenire in tempi brevi per fornire sostegno alle ANDSF.

In particolare si parla la componente aerea, che continuerà a garantire ai soldati di Kabul il Supporto Aereo Ravvicinato (CAS) nel corso di manovre contro i jihadisti. I talebani, invece, hanno promesso che bloccheranno i tentativi di al Qaeda e Isis di usare la nazione asiatica come base.

Secondo diverse fonti l’accordo potrebbe essere finalizzato già entro la prossima settimana. A firmarlo per i talebani dovrebbe essere il co-fondatore del gruppo, Mullah Abdul Ghani Baradar, mentre per gli Stati Uniti sarà Khalilzad. L’intesa viene vista come un grande passo in avanti nel raggiungimento della pace in Afghanistan, ma qualcuno è preoccupato per le condizioni. In particolare si teme che l’uscita delle forze americane dal paese possa avvantaggiare il terrorismo, nonostante le promesse dell’Emirato Islamico.
Questo, infatti, nonostante sia più di un anno che combatte Daesh, non è ancora riuscito a eradicarlo. In particolare dalla provincia di Nangarhar, epicentro dell’Isis-Khorasan (Isis-K). Inoltre, non tutti ritengono che i soldati di Kabul siano capaci di camminare completamente con le loro gambe. C’è il rischio, quindi, che la situazione precipiti rapidamente e che tutti i progressi raggiunti negli ultimi 18 anni vengano vanificati.

Intanto, in tutto l’Afghanistan proseguono gli scontri armati tra talebani, Isis e ANDSF. Fino alla formalizzazione dell’accordo, infatti, nessuna delle parti è disposta a fermarsi. L’Emirato Islamico ha lanciato un’offensiva, respinta a Zabul. Altre operazioni hanno eliminato miliziani dell’Emirato Islamico e di Isis-K a Helmand, Nangarhar e Kandahar. Infine, c’è stata una massiccia campagna di bombardamenti a Ghor, nella regione Ovest dove è di stanza il contingente italiano, che ha causato la morte di almeno 66 “studenti di Dio”. I raid sono avvenuti nel distretto di Shahrak. Altri 37, infine, sono morti nella provincia di Balkh durante una manovra delle forze anti-terrorismo di Kabul a Chahar Bolak e Sholgarah.

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