DOPO 17 ANNI DI GUERRA CONTINUA NULLA È CAMBIATO IN AFGHANISTAN
Gli occhi della guerra – 17/10/2018
Il 7 ottobre 2001 il presidente degli Stati Uniti d’America George W. Bush parlava alla nazione annunciando l’inizio dell’operazione Eunduring Freedom in Afghanistan contro i talebani. Bush informava il pubblico americano che “azioni mirate” venivano portate avanti per schiacciare le capacità militari di Al Qaeda e dei talebani, con l’aiuto delle truppe britanniche, canadesi, australiane, tedesche e francesi.
“Questa azione militare fa parte della nostra campagna contro il terrorismo, un altro fronte in una guerra che è già stato affrontato attraverso la diplomazia, l’intelligence, il congelamento delle risorse finanziarie e gli arresti di noti terroristi da parte di forze dell’ordine in 38 Paesi. Data la natura e la portata dei nostri nemici, vinceremo questo conflitto accumulando successi e affrontando una serie di sfide con determinazione, volontà e risolutezza”.
In questi 17 anni, il mondo è cambiato. Altre guerre sono scoppiate in Medio Oriente e in Nord Africa, mentre Cina e Russia mettono in discussione il ruolo di superpotenza mondiale degli Stati Uniti.
Ciò che non è mutuato in questi 17 lunghi anni è proprio l’Afghanistan, Paese nel quale le truppe americane sono tuttora impegnate – circa 14mila soldati – nonostante un bilancio drammatico: 2.300 militari americani e circa 3500 alleati afgani morti in battaglia. Altri 1.100 soldati alleati sono stati uccisi, quasi la metà provenienti dal Regno Unito.
Afghanistan, 17 anni dopo: talebani più radicati che mai
A cosa sono serviti tutti questi sforzi? Come sottolinea Doug Bandow su the American Conservative, “diciassette anni fa l’amministrazione Bush fu costretta ad agire. Dopo gli attacchi dell’11 settembre, era imperativo interrompere se non distruggere Al Qaeda e punire il regime dei talebani per aver ospitato campi di addestramento dei terroristi. Washington ci riuscì rapidamente: Al Qaeda fu degradata e dispersa, i talebani rovesciati e puniti. Gli Usa avrebbero dovuto lasciare il Paese più rapidamente possibile. Ma l’amministrazione Bush aveva altre speranze: creare uno stato amichevole, liberale e democratico in Asia centrale”.
La successiva invasione dell’Iraq del 2003, che nulla aveva a che fare con l’11 settembre, permise ai talebani di riprendersi. Oggi i funzionari degli Stati Uniti hanno calcolato che il numero di combattenti talebani è triplicato a 60mila mentre secondo le fonti afghane il numero reale è di 80mila. Secondo Anthony Cordesman, del Centro per gli studi strategici e internazionali, “i talebani ora controllano più territori del 2001”, quando gli Stati Uniti invasero il Paese. Secondo la Bbc, i talebani controllano attualmente il 70% dell’Afghanistan: circa 15 milioni di persone – metà della popolazione – vivono in aree controllate dai talebani o in cui essi sono presenti.
Come racconta Doug Bandow, già assistente speciale del presidente Reagan, “persino Kabul non è sicura: Washington ora porta il personale all’aeroporto via elicottero, evitando le strade che usò nel 2001”. Anche il bilancio dei civili è drammatico: nel primo trimestre del 2018 sono morte infatti 2.258 persone. Sebbene i talebani siano largamente responsabili di questi decessi, le Nazioni Unite riferiscono che le vittime degli attacchi aerei statunitensi stanno aumentando.
Gli Stati Uniti incontrano i talebani?
Come spiega Stephen M. Walt su Foreign Policy, la guerra in Afghanistan è costata agli Stati Uniti più di un trilione di dollari, e costa ancora ai contribuenti americani circa 45 miliardi di dollari l’anno. Anche la produzione di oppio è al massimo storico, nonostante i miliardi di dollari che gli Usa hanno speso per vari piani di eradicazione. Il governo afgano rimane irrimediabilmente corrotto, diviso internamente e inefficace. Numerosi progetti di aiuto hanno terminato il budget o sono rimasti incompiuti, con ingenti somme che sono scomparse nel buco nero della corruzione afgana.
Perché gli Stati Uniti hanno fallito? Secondo Walt, “soprattutto perché il compito che si erano prefissati era davvero difficile, e gli strumenti disponibili non erano appropriati. Sradicare i talebani dal potere era la parte facile, ma sostituirli con unamoderna democrazia costituzionale in stile occidentale e una serie corrispondente di istituzioni politiche era un obiettivo fantasioso, specialmente in una società lontana che assomigliava poco o niente a quella degli Stati Uniti”.
E il futuro? Potrebbero esserci delle novità. Secondo Al JazeeraAl Jazeera, gli Stati Uniti avrebbero recentemente accettato di discutere il ritiro delle truppe dall’Afghanistan in un incontro con i rappresentanti dei talebani svoltosi in Qatar. A Doha i rappresentanti dei talebani e l’inviato Usa Zalmay Khalilzad avrebbero infatti discusso le condizioni per porre fine a una lunga ed estenuante guerra che dura da 17 anni e che non ha portato ad alcun risultato.
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