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Afghanistan, la metà dei bambini (3,7 milioni) è fuori dalla scuola a causa del conflitto

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La Repubblica, 4 giugno 2018

bambiniIl rapporto di UNICEF. La causa è il conflitto in corso. Le ragazze rappresentano il 60% della popolazione che diserta le aule. L’istruzione quotidiana “Significa offrire loro una routine e una stabilità nella vita, che è un saggio investimento, data l’insicurezza in diverse parti del Paese”.

ROMA – Secondo il nuovo studio “Global Initiative on Out-of-School Children: Afghanistan Country Study” circa la metà dei bambini fra i 7 e i 17 anni – 3,7 milioni – in Afghanistan non va a scuola. Il conflitto in corso e le condizioni di sicurezza del paese, in peggioramento – insieme a una povertà e a una discriminazione profondamente radicate contro le ragazze – hanno fatto aumentare il numero di bambini che non frequentano la scuola per la prima volta dai livelli del 2002. Le ragazze rappresentano il 60% della popolazione che non va la scuola, il che le espone a un particolare svantaggio e aggrava la discriminazione di genere. Nelle provincie maggiormente colpite – fra cui Kandahar, Helmand, Wardak, Paktika, Zabul e Uruzgan – fino all’85% delle ragazze non sta andando a scuola.

L’ostacolo dei matrimoni precoci. Lo studio evidenzia che lo sfollamento e i matrimoni precoci colpiscono in modo significativo anche le possibilità di andare a scuola di un bambino, mentre la carenza di insegnanti donne, le scarse strutture scolastiche e l’insicurezza che colpisce il settore dell’istruzione nelle aree coinvolte nel conflitto, sono inoltre fattori che portano i bambini – in particolare le ragazze – lontano dalle aule. “Fare come se niente fosse non è un’opzione se vogliamo garantire il diritto all’istruzione per ogni bambino in Afghanistan”, ha dichiarato Adele Khodr, rappresentante dell’UNICEF in Afghanistan. “Quando i bambini non vanno a scuola, sono esposti a un rischio maggiore di abusi, sfruttamento e reclutamento”, ha aggiunto la Khodr.

 

Per fortuna, chi comincia va fino in fondo. I numeri sono preoccupanti, ma vediamo anche progressi e speranze. Lo studio evidenza che i tassi di abbandono scolastico sono bassi, visto che l’85% dei ragazzi e delle ragazze che iniziano la scuola primaria vanno avanti e completano il percorso, e anche il 94% dei ragazzi e il 90% delle ragazze che cominciano la scuola secondaria inferiore completano tutti gli anni. La sfida è dunque quella di fare in modo che i bambini comincino il percorso scolastico. “Apprezziamo che il governo dell’Afghanistan abbia posto il tema come prioritario e abbia dichiarato il 2018 ‘l’anno dell’istruzione’”, ha dichiarato la Khodr. “È arrivato il momento di un impegno rinnovato per fornire alle ragazze e ai ragazzi le importanti opportunità di apprendimento di cui hanno bisogno per progredire nella vita e per giocare un ruolo positivo nella società”, ha aggiunto la Khodr.

Miglioramenti significativi. Per superare questa sfida, le opportunità d’apprendimento precoce e l’istruzione basata sulle comunità, fra cui i programmi di apprendimento rapido, danno alle famiglie maggior controllo sull’istruzione, attraverso classi organizzate in edifici comunitari e, in alcuni casi, nelle case. Questo è fondamentale soprattutto per le ragazze, visto che riduce l’insicurezza lungo il percorso verso la scuola, causata per esempio da molestie e incidenti legati al conflitto. Il sondaggio sulle condizioni di vita in Afghanistan 2016-2017, pubblicato questo maggio, ha anche evidenziato miglioramenti significativi nei tassi di alfabetizzazione dei giovani e degli adulti nei due decenni passati. Il tasso di alfabetizzazione dei giovani (15-24 anni) è aumentato dal 31% del 2005 al 54% del 2017.

La scuola vuol dire soprattutto stabilità. “Portare le ragazze e i ragazzi a scuola significa molto più che farli sedere in un’aula”, ha dichiarato la Khodr. “Significa offrire loro una routine e una stabilità nella vita, che è un saggio investimento, data l’insicurezza in diverse parti del Paese”, ha aggiunto. Lo studio chiede un impegno continuativo del governo e della società civile e un’azione per rispondere al problema dei bambini che non frequentano la scuola, soprattutto le ragazze, riconoscendo allo stesso tempo che c’è bisogno di tempo e investimenti per sviluppare istituzioni forti e capacità per la raccolta di dati. In aggiunta alla protezione dei bambini e delle scuole dai pericoli, lo studio identifica quattro punti d’azione principali:

I QUATTRO PUNTI

  1. Fissare come obiettivo le province con un numero sproporzionato di ragazze che non frequentano la scuola, anche lavorando con i leader religiosi e altri gruppi per sostenere una maggiore istruzione, soprattutto per le ragazze;
  2. Assicurarsi che le strutture per l’apprendimento delle ragazze siano conformi agli standard basilari di sicurezza e salute, per esempio che siano fornite di bagni, strutture per lavarsi le mani e acqua potabile sicura;
  3. Assumere insegnanti donne e rafforzare le loro capacità;
  4. Rispondere ai matrimoni precoci.

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