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TURCHIA. Arrestata la direttrice di Amnesty International.

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Nena News – 6 luglio 2017

TURCHIAIdil Eser era nell’isola di Buyukada (a sud di Istanbul) dove partecipava ad un workshop sulla sicurezza digitale. Nel blitz della polizia di ieri sera sono state arrestate 12 persone. Sette sono attivisti per i diritti umani.

Infischiandosene della marcia per la giustizia dell’opposizione, la repressione del presidente turco Erdogan continua imperterrita. Ieri sera la polizia turca ha arrestato 8 attivisti per i diritti umani durante un incontro nell’isola di Buyukada, a sud di Istanbul. A darne la notizia sono stati oggi i media turchi.

A finire con le manette ai polsi è stata anche la direttrice di Amnesty International (AI) in Turchia, Idil Eser. AI ha chiesto immediatamente il suo rilascio dicendo che è “profondamente disturbata e indignata” per il blitz di ieri della polizia avvenuto mentre era in corso un workshop sulla sicurezza digitale. “E’ un abuso di potere grottesco ed evidenzia la difficile situazione in cui si trovano ad operare i difensori dei diritti umani nel Paese” ha denunciato il segretario generale di Amnesty, Salil Shetty. “Gli arrestati devono essere immediatamente e incondizionatamente rilasciati” ha poi aggiunto. C’è poi molta preoccupazione perché, come scrive il quotidiano Hurriyet, al momento non si sa dove essi sono detenuti.

Ad intervenire sulla vicenda è anche il commissionario per l’allargamento dell’Unione Europea: Joannes Hahn ha infatti dichiarato che gli arresti saranno discussi durante il vertice con Ankara di questa settimana. “Dobbiamo affrontare queste questioni in amicizia e comprensione reciproca – ha detto Hahn provando a stemperare i toni – è per questo che siamo qui”.

Secondo l’agenzia Reuters, le persone detenute sono in totale 12. Insieme a Eser, ci sarebbero altri 7 attivisti per i diritti umani, 2 preparatori stranieri (uno tedesco e l’altro svedese), un avvocato e il proprietario dell’hotel dove l’incontro si stava svolgendo. Tra le associazioni coinvolte vi sono la “Coalizione delle donne”, “Human Rights Agenda”, “Citizens Assembly”, “Equal Right Watch”.

 

Le detenzioni di ieri giungono a quasi un mese di distanza da quello del presidente di AI in Turchia, Taner Kilic. Kilic è stato arrestato e accusato insieme ad altri 22 avvocati di appartenere ad una organizzazione “terroristica” (quella del religioso Fethullan Gulen, che Erdogan considera la mente del fallito colpo di stato del 15 luglio dell’anno scorso). Amnesty ha respinto le accuse definendole “prive di fondamento”.

In quest’ultimo anno, Ankara ha arrestato più di 50.000 persone e licenziato 150.000 dipendenti pubblici con l’accusa (spesso mai provata) di essere “gulenisti” o essere legate ai “terroristi” curdi del Pkk. Con questi pretesti, nei fatti, Erdogan si è sbarazzato di tutti i suoi oppositori e rivali politici. Tra quest’ultimi spiccano i leader del partito di sinistra Hdp (Dermitas Yuksekdag) e il deputato della maggiore forza d’opposizione (il Chp) Enis Berberoglu che sono ancora in prigione. Il governo ha giustificato il giro di vite dicendo che è necessario per affrontare le minacce che affronta la Turchia. Più di 240 persone sono state uccise nel golpe dello scorso anno.

Nena News

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