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Ammesse a una competizione in Usa: negato il visto a sei ragazze afgane.

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La Repubblica – di RAFFAELLA SCUDERI, 3 luglio 2017

103705652 1384907a 7046 4f5f 80af db654667e51dHERAT – Sono state ammesse alla competizione internazionale di luglio a Washington, hanno costruito il loro robot con materiale di fortuna, hanno percorso per richiedere il visto 800 chilometri a piedi, da Herat a Kabul e ritorno. Ma non possono partire, la loro richiesta è stata negata. L’Afghanistan non rientra nel sei Paesi soggetti al muslim ban, ma a sei ragazze afgane non è stato permesso entrare negli Stati Uniti. Saranno costrette a partecipare al contest via Skype da Herat.

Tutto sembra aver congiurato contro queste giovani adolescenti. A cominciare dal materiale. Un kit standard per la realizzazione del prodotto era stato inviato a tutti i competitori a marzo. Non lo hanno mai ricevuto. La merce è rimasta bloccato per mesi alla dogana americana per il timore che l’Isis potesse usare in modo improprio questi aggeggi.

Ma loro non si sono arrese. Sono riuscite a recuperare materiale di recupero. E nonostante tutto hanno assemblato il robot, ideato per lo smistamento di palle.

Le aspiranti scienziate hanno versato lacrime amare quando hanno saputo di essere state rifiutate dal Governo americano per il contest annuale, First Global Challenge, che richiama giovani scienziati da tutto il mondo.

Roya Mahboob, la prima donna manager nel settore tecnologico, fondatrice dell’azienda di software Citadel, aveva organizzato tutto. Ha raccontato a Forbes che le ragazze hanno pianto tutto il giorno: “Questo è un messaggio molto importante per la nostra gente. La robotica è materia nuova in Afghanistan”.

 

Il visto è stato negato solo all’Afghanistan e al Gambia, mentre è stato concesso all’Iran, Iraq e Sudan.

Tanti utenti sui social hanno commentato con amarezza questa notizia. Jonathan Blanks, ricercatore e commentatore al Cato Institut ha twittato, ironico: “Mi sento più sicuro ora che è stata negata l’opportunità di una vita a un gruppo di ragazze il cui Paese è sotto bombardamenti da quando sono nate”.

E ancora, un utente con il profilo Manplant: “Continuate a dire ai Talebani quanto sono criminali quando uccidono le ragazze che vanno a scuola, salvo poi prenderle a calci nel sedere quando provano ad affrancarsi da questo stato di cose”

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