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Cizre, l’ordine della pulizia etnica

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Enrico Campofreda – 3 febbraio 2016 dal suo BlogBlog

6 300x200Pattuglie in marcia fra edifici scarnificati. Le case sventrate, incenerite preventivamente sotto il fitto tambureggiare di granate. Nera pece tutt’attorno, dentro e fuori i locali che plumbee nubi incorniciano all’orizzonte. Anche il tempo meteorologico s’è vestito a lutto nelle cittadine di Cizre e Şırnak, spettrali icone dei mesi d’assedio e guerra.

Certo guerra, quella che c’è stata per settimane fra le truppe inviate da Erdoğan per “ripulire i luoghi dai terroristi”, e terroristi per il presidente turco sono tutti i kurdi del sud-est, compresi i neonati, uccisi fra le braccia delle loro madri e assieme a loro.

Questo è accaduto, ma pochi, pochissimi ne parlano. I media occidentali sono concentrati sui massacri siriani, drammi non inferiori prodotti da satrapi al comando di entità prosciugate, invasati sanguinari che inseguono nuove pazzie, cinici calcolatori dei propri interessi economici e geopolitici, mascherati da vigili statisti di aree trasformate in orrifiche bolge.

Nella regione uno di questi alchimisti è proprio Recep Tayyip Erdoğan, che ha alacremente lavorato affinché la distruzione, presente ai confini dell’uscio turco, si riaffacciasse drammaticamente in casa. Ma sulle case dei nemici kurdi.

7 300x1942A costo di vedere la morte presentare ogni giorno un conto salatissimo, riversato dalla sua politica sui militari della mezzaluna, a loro volta seminatori di lutti contro i “terroristi del Pkk” e sulla gente che non ha più potuto camminare per via perché bersagliata, assassinata, maciullata da cecchini.

Così è indotta a dileguarsi oppure è deportata altrove, per forza. È tornata la pulizia etnica conosciuta vent’anni addietro, dicono nel partito Hdp, mentre chi è abbastanza vecchio da ricordare vicende accadute e ascoltate quand’era piccino parla di soluzione finale di hitleriana memoria. Nessun’idea di pace attraversa la mente politica agitata, bramosa, iraconda e megalomane di Erdoğan.

Lui ha conosciuto altri periodi, magari tatticamente truffaldini, nel mostrarsi dialogante in un moderatismo politico-confessionale che dalla prigione kemalista l’aveva portato in cattedra alla poliedrica Istanbul, quindi al governo. Tutto ciò è sepolto, insieme a migliaia di cittadini. In queste ore mentre i comunicati delle associazioni kurde richiamano gli ultimi otto massacrati, un’algida nota del ministro dell’Interno Ala afferma che l’ordine si riaffaccia in città.

3 300x214teste cuoio turcheSpianate le trincee, disinnescati gli ordigni, si annuncia la costruzione di trentanove caserme nei distretti, con quattromila poliziotti che torneranno a risiedere in loco. Previsti addirittura abbattimenti e ricostruzioni anche nel centro storico di Sur, quello del Minareto delle ‘quattro gambe’ dove, a novembre, l’avvocato dei diritti Elçi s’è visto trapassare il cuore.

Da settimane la gente non fa altro che seppellire i propri simili, un funerale via l’altro, in un gigantesco martirio che, come altrove, può definirsi genocidio.

 

 

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