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Afghanistan: il processo di riconciliazione nazionale è in un vicolo cieco.

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Sputnik Italia – 5 luglio 2016

3045224In Afghanistan cresce il malconteno riguardo il processo di riconciliazione nazionale. In altre parole, nei confronti del lavoro del Supremo consiglio per la pace (BCMA), responsabile di tale processo.
Il BCMA è stato creato nel 2010 dall’allora presidente dell’Afghanistan, Hamid Karzai, per condurre i negoziati di pace con i rappresentanti del movimento terroristico dei talebani. Il Consiglio è composto dai leader della jihad ed ex membri talebani, per un totale di circa 50 persone.

Cinque organizzazioni non governative hanno condotto uno studio il cui riusultato ha disapprovato la “road map” della riconciliazione in Afghanistan preparata dal BCMA. Inoltre, il Supremo consiglio è stato definito “un campo di incitamento all’odio, capace soltanto di aggravare i conflitti”.

Lo studio è stato condotto lo scorso anno. Ad esso hanno preso parte i rappresentanti delle parti in conflitto, così come coloro che sono responsabili per la risoluzione della situazione politica, ovvero i rappresentanti della Repubblica islamica dell’Afghanistan.

I risultati dell’indagine rivelano la delusione della popolazione per l’attività del BCMA. Di questo ne ha parlato in una conferenza stampa a Kabul Vadud Pedram, direttore dell’organizzazione per i diritti umani dell’Afghanistan.

“L’opinione pubblica e la parte più attiva e promettente della popolazione, i giovani, hanno constatato l’inefficienza del lavoro del Supremo consiglio per la pace. Questo organo ha a disposizioni ingenti quantità di denaro, ma il suo lavoro non porta risultati. Il problema principale è che gli stessi suoi membri in passato erano coinvolti nel conflitto, ed è quindi difficile per loro essere obiettivi e imparziali. Per molti di loro è difficile pensare ai talebani come parte a pieno titolo dei negoziati e ad avviare un dialogo con loro”, ha spiegato Pedram.

 

Secondo lui, il processo di pace in Afghanistan si è trasformato già da tempo in un processo “fine a se stesso, che contribuisce solo alla diffusione della corruzione”. “Nessun afgano ha visto alcun risultato. Solo nuovi conflitti sullo sfondo della corruzione. Contro i guerriglieri non c’è nessuna lotta, loro comprano tranquillamente il silenzio delle autorità attraverso il Supremo consiglio”.
D’altronde la pace in Afghanistan non è solo la fine delle ostilità. Idris Omrzad, capo di una organizzazione che ha partecipato all’indagine e del Centro per le pari opportunità per la pace e la democrazia, ha raccontato a Sputnik la sua opinione in merito.

“È importante creare un ambiente tranquillo in cui persone di diverse etnie possano in fututo vivere insieme in pace e armonia. I dati ottenuti dalla ricerca suggeriscono che al BCMA manca sia la trasparenza nelle attività che l’indipendenza. Il risultato complessivo è chiaro: un paese in guerra. Il popolo dell’Afghanistan vuole la riforma di questo organismo. Lo Stato, responsabile dell’attività del BCMA, dovrebbe sviluppare una strategia e controllarne l’attuazione.

La competenza e la responsabilità del BCMA devono essere manifeste alla popolazione. Non è un segreto che il BCMA è tenuto in vita con denari stranieri, la rappresentanza del popolo afgano è minima, i suoi interessi e gli interessi dei governi che lo hanno scelto non sono rispettati. La maggior parte delle decisioni del Supremo consiglio vengono prese a porte chiuse. La maggior parte dei suoi membri sono nominati senza il consenso dei cittadini. Ci dovrebbe essere un maggiore coinvolgimento della popolazione afghana nel processo di pace nel nostro paese. È necessario tenere in considerazione gli interessi di tutti i cittadini, comprese le donne”.

 

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