Skip to main content

Afghanistan: Campbell rivuole la guerra

|
TAG:

Blog di E. Campofreda – 15/3/2016

afghanistan feriti 300x213Il generale John Campbell, comandante delle forze statunitensi tuttora presenti in Afghanistan (11.000 effettivi, più un paio di decine di migliaia di contractor e soprattutto otto basi aeree provviste di super caccia e droni) ha ufficialmente chiesto alla Casa Bianca di riprendere a bombardare massicciamente le aree con presenza talebana. I bombardamenti ordinari non sono mai cessati.

Motivo principale: l’inefficacia di risultati nella controguerriglia praticata a terra dai 350.000 militi dall’Afghan Security National Force, addestrati proprio dagli americani. Vestire la divisa per un giovane afghano è rischioso, ma offre uno stipendio altrimenti impensabile che dà da vivere ai familiari.

Eppure le diserzioni sono tante, a esse s’aggiungono le infiltrazioni con cui i Talib stravolgono i piani di sicurezza governativi, suggeriti dai ‘consiglieri’ di Washington. Però quando le azioni si fanno dure, com’è accaduto mesi fa con l’assedio e la battaglia di Kunduz, i pur numerosi ed equipaggiati militari afghani non reggono il confronto coi turbanti e necessitano dell’appoggio dei caccia. Quest’ultimi, nell’intervenire, vomitano bombe su tutto ciò che si muove e ancor più su chi sta fermo. Ne sanno qualcosa a Médecins sans frontières che, nello scorso ottobre, ha registrato morti e feriti sotto il martellamento missilistico dell’AC-130, uno dei mastini della morte dal cielo usato dall’US Air Force.

 

Campbell vuol vedere questi mostri dell’aria in attività straordinaria, vuole farli volare e lanciare ordigni sulle zone controllate dai talebani. Idea difensiva-offensiva che stenderebbe il raggio d’azione su gran parte delle province, visto che nell’ultimo anno la presenza ribelle è registrata in 27 delle 34 aree amministrative.

Ovviamente la popolazione civile è l’ultimo dei pensieri del comandante statunitense. I ‘danni collaterali’ cioè il numero dei civili uccisi, che secondo i dati dell’agenzia dell’Unama aumentano dopo una flessione nel 2013, sono entrati nel vocabolario della Nato con questo temine neutro, che cela la cruda realtà di uomini, donne, bambini assassinati. Tutti sacrificati per le azioni criminali compiute dall’aviazione militare. Fonti del Pentagono, riportate dalla stampa degli States (The Washinghton Post), sostengono che ultimamente Campbell avrebbe trovato udienza per la ripresa di bombardamenti massicci nel Segretario alla Difesa Carter, bypassando così un Obama in uscita dalla Casa Bianca ma indirettamente in campagna elettorale a favore dei candidati Democratici. Il bello è che anche il generale è in uscita dal ruolo di comandante (lo rimpiazzerà John Nicholson jr), però s’è speso per un passo bellico che dovrebbe puntellare le Forze Armate locali fino al momento in cui sarà creata una capacità di difesa aerea interna.

Da come stanno andando le cose per l’esercito, l’impegno sull’aviazione può prevedere tempi biblici. Per Campbell l’impatto dell’offensiva dal cielo potrebbe produrre sui talebani un effetto persuasivo, così da fargli accettare quel tavolo delle trattative proposto da mesi dai governi afghano e pakistano, con la supervisione statunitense e cinese. Soggetti diversi ma tutti interessati per differenti motivi a rilanciare una pacificazione. Il generale pensionando sembra predisporre lo scenario per il nuovo presidente statunitense, soprattutto se dovesse risultare un Repubblicano. I  candidati di questa fazione impostano la sfida elettorale sul rafforzamento degli sforzi securitari, dal territorio di casa a quella casa che gli States si costruiscono nel mondo con le occupazioni militari. Comunque in ogni schieramento, politico e militare, si rivaluta la geostrategia per il Grande Medio Oriente sulla base degli scenari in atto.

Il versante orientale ha visto nell’ultimo anno un raggio diversificato nel jihadismo locale, sia con la contrarietà di Mansour (Shura di Quetta) d’accettare quel tavolo delle trattative un tempo frequentato dal mullah Omar. Sia con l’ampliamento di credito e forza di componenti talebane radicali come i Tehreek-e Taliban con cui Mansour non riesce a patteggiare, dunque rivaleggia. Lo scenario appare fantastico per ogni rilancio bellico dei falchi del Pentagono.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *