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Per le donne afghane, la violenza rimane radicata.

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Rahim Faiez e Lynne O’Donnell – 7 aprile 2015 – Associated Press – Rawanews

young girl abuse victim afghanistanKABUL, Afghanistan – Durante lo scorso anno, la ragazza è vissuta in un rifugio nella capitale dell’Afghanistan, sperando in una nuova vita lontano dagli abusi sessuali che hanno sconvolto la sua famiglia.

Martedì 17 febbraio 2015, una ragazza afghana di 17 anni arriva da un’intervista con AP a Kabul in Afghanistan. Nell’ultimo anno ha vissuto in una casa protetta nella capitale, dopo essere fuggita da una vita di abusi sessuali prima da parte del padre dall’età di 9 anni, poi da un uomo che le ha dato ad intendere che l’avrebbe aiutata.

La storia è terribile, ma rappresenta il problema della violenza contro le donne, che gli attivisti dicono rimane profondamente radicata nel paese nonostante gli sforzi per un cambiamento.

Suo padre ha abusato di lei da quando aveva nove anni ed ha permesso ai suoi amici di fare altrettanto. Lei non lo ha detto a nessuno, perché non capiva ciò che le stava capitando. Ma ogni pretesa di normalità è stata sconvolta quando un esame medico ha rivelato che suo fratello era sterile e che suo padre era anche il padre del figlio di suo fratello.

Allora lei è fuggita dal suo villaggio, nel nord dell’Afghanistan e si è diretta a Kabul. Li è stata accolta da un tassista e dalla sua famiglia. Ma dopo pochi giorni lui ed i suoi amici – tutti eroinomani – l’hanno rinchiusa con altre tre ragazze e tutte sono state ridotte a schiave del sesso.

“Sono finita nella stessa situazione da cui ero fuggita. Ogni giorno un uomo diverso veniva da me,”la ragazza ha dichiarato all’Associated Press. L’A.P. non rivela l’identità delle vittime di abusi sessuali. La giovane ha parlato nella speranza di prevenire abusi su altre ragazze.

 

La storia della ragazza può essere al limite della brutalità, ma coloro che lavorano sui diritti dicono che la violenza e gli abusi sulle donne rimangono uno dei problemi più profondamente radicati in Afghanistan, nonostante il governo tenti di migliorare i diritti delle donne. Anche misurare l’estensione degli abusi è difficile.

Nel 2014, per esempio, la Commissione Indipendente per i Diritti Umani in Afghanistan ha ricevuto 2026 denunce di violenza sulle donne. Ma Hussain Mohsen, uno del gruppo del dipartimento d’investigazione, ha detto all’AP che la differenza tra un anno e l’altro è solo un dettaglio tecnico e che il problema è molto più diffuso. “I fenomeni di violenza sono elevati e lo sono stati anche nel passato”.

Le denunce di violenza che il gruppo riceve dalle donne,  quelle che concernono la violenza sessuale, sono meno del 10%, ciò riflette i potenti tabù che ruotano attorno a ciò. Di solito la violenza sessuale “è tenuta segreta. Per questa ragione la maggior parte degli abusi sessuali non sono denunciati,” ciò ha riferito il gruppo in una relazione l’8 marzo. I documenti riportano che la violenza contro le donne “è il problema più serio dei diritti umani” che il paese deve fronteggiare, violenza che va da quella fisica e sessuale, al delitto d’onore e all’immolazione.

Amnesty International ha divulgato un documento martedì dove denuncia un aumento di violenza ed abusi su attivisti dei diritti delle donne. Essi affrontano minacce, violenze, aggressioni sessuali ed uccisioni mentre lavorano e tuttavia le loro lamentele sono regolarmente ignorate dalle autorità afghane nonostante la legge. “La mancanza di protezione è semplicemente scioccante,” ha dichiarato Salil Shetty Segretario Generale di Amnesty.

Nella società afghana profondamente conservatrice, donne e ragazze sono spesso considerate inferiori agli uomini e sono forzate a vivere in strutture sociali ristrette. Molte non lasciano la casa, non gli è permesso di lavorare e sono date in moglie giovani per portare soldi alla famiglia. Molte nascono, vivono e muoiono come prigioniere, prima dei loro padri e poi dei loro mariti. L’atmosfera chiusa dà largo adito ad abusi – quasi sempre con l’impunità.

Durante il periodo talebano dal 1996 al 2001 le donne erano bandite dalle scuole, dal lavoro e non era permesso loro lasciare la casa se non accompagnate da un parente maschio – e mentre quelle regole sono state abolite dopo la loro caduta, le opprimenti restrizioni sociali rimangono.

Il governo dalla cacciata dei talebani ha lottato per fare dei progressi.

Il Presidente Ashraf Ghani ha fatto della protezione delle donne e dell’ampliamento dei diritti la sua piattaforma elettorale per l’elezioni del 2014 ed ha contribuito a forgiare un profilo pubblico per sua moglie, Rula, come “first lady”, qualcosa che non si era mai visto nella storia dell’Afghanistan recente. Lei ha parlato in pubblico sia nel paese che all’estero dei diritti delle donne. Tuttavia, le promesse di includere donne nel governo non sono state ancora mantenute nella misura in cui il presidente originariamente si era impegnato, facendo quindi dubitare sia della sincerità che della sua abilità a trovare appoggio politico per questa causa.

Nuove leggi sono passate, ma è arduo che siano applicate, e rimane una resistenza nel parlamento per leggi che proteggano le donne dalla violenza.

Tuttavia, esperti e attivisti dicono che gli sforzi per cambiare atteggiamenti radicati da secoli stanno dando dei risultati.

“Le donne afghane hanno fatto enormi progressi dal 2001. Milioni di donne hanno mandato a scuola le loro figlie, si sono messe a studiare loro stesse,sono andate a lavorare, hanno partecipato alle elezioni, o hanno perfino cominciato ad uscire di casa da sole, niente di ciò poteva essere fatto sotto i talebani,” ha detto Heather Barr, ricercatrice sui diritti delle donne in Afghanistan.

Comunque,continua a dire, attivisti per i diritti umani delle donne sono stati uccisi, la violenza sulle donne continua ad essere largamente impunita, e metà delle ragazze tuttora non frequenta la scuola.”

Mohsen, dell’AIHRC, ha detto che almeno più donne ora sono consapevoli dei loro diritti. “Ci sono stati così tanti programmi sulla consapevolezza da parte di organizzazioni governative e non governative che hanno dato buoni risultati,”

Il caso della ragazza di 17 anni nel rifugio per donne maltrattate di Kabul mostra il miglioramento e allo stesso tempo quanto c’è ancora da fare. Né suo padre, Nè il tassista sono stati arrestati per gli abusi – un segno della completa impunità dei responsabili.

Nondimeno, la giovane è una di quelle fortunate che ha trovato rifugio dagli abusi. Case rifugio per le donne sono nuove, aperte nell’ultimo decennio e comunque rimangono poche, solo una dozzina aperte in tutta la nazione. La loro creazione viene comunque stigmatizzata dai religiosi conservatori che le definiscono bordelli. Poche donne che scappano dagli abusi trovano rifugio. Se sono trovate dalla polizia, esse possono finire in prigione – ostentatamente per la loro protezione – o spesso sono rimandate a casa con l’accordo degli arbitri locali per mantenere lo status quo.

Quando fu chiusa nella casa a Kabul del tassista, la giovane riuscì a contattare un’amica nel paese natale, la quale l’aiutò a trovare un posto nel rifugio.

Ora, ha detto, “sono più rilassata e non sono obbligata a fare ciò che non voglio e inoltre qui posso continuare a studiare, tutte le opportunità che ho sono qui e posso riprendere i miei studi.”

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