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Introdurre i diritti nella relazione tra gli Stati Uniti e l’Afghanistan

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Patricia Gossman 24 marzo 2015 (Pubblicato su Haffington Post)

HRW GossmanPatricia Gossmann è la ricercatrice responsabile dell’Afghanistan per Human right Watch

Quando il Presidente afghano Ashraf Ghani ha parlato al Congresso degli Stati Uniti questa settimana, il suo impegno governativo sui diritti umani è apparso come un accenno momentaneo nel suo discorso – ma date le sfide formidabili che l’Afganistan affronta per proteggere i diritti umani fondamentali, meriterebbe molto di più di ciò.

Una delle sfide più grandi di Ghani è trattare con l’eredità dei signori della guerra e degli “uomini forti” che continuano ad esercitare il potere in gran parte dell’Afghanistan. Dal 2001, la politica americana in Afghanistan è stata dettata dal fatto di dover armare alcuni di questi potenti uomini forti per un problema di sicurezza a breve termine – al costo di una stabilità a lungo termine di un buon governo. I diritti fondamentali e lo stato di diritto sono trascurati.

Questa volta gli Stati Uniti dovrebbero  appoggiare gli sforzi riformistici di Ghani, visto che , a differenza del suo predecessore, ha dato segno di una certa prontezza nel frenare alcuni dei peggiori abusi commessi in Afghanistan dalle forze di sicurezza, e nel riformare la magistratura afghana corrotta e che viola i diritti.

Ghani vuole che le truppe rimangano più a lungo e finanziamenti per pagare i salari dei soldati e della polizia per contrastare una minaccia talebana che sta aumentando. Comunque, fino a ora, una grossa parte dell’assistenza militare americana ha armato ed equipaggiato la milizia e le forze di polizia-e i loro comandanti- alcuni dei quali hanno assalito, stuprato ed estorto denaro alla gente, alienandosi perciò la popolazione ed alimentando l’insorgenza. Il governo afghano dovrebbe sciogliere tutti i gruppi armati irregolari, e ritenerli colpevoli degli abusi che hanno commesso.

 

Ghani ha giurato di parlare della tortura fatta dalle forze di sicurezza, ma è sotto pressione perché non si sfoghi contro i comandanti che sono “bravi ad uccidere i Talebani”–anche se torturano, uccidono e fanno sparirei civili afghani. Il continuare le passate pratiche abusive non è una risposta.

Gli Stati Uniti dovrebbero invece legare gli aiuti militari a miglioramenti dimostrati nell’assunzione di responsabilità delle forze di sicurezza. Le Nazioni Unite hanno già raccomandato di fare passi cruciali per eliminare gli abusi, includendo il permesso di fare ispezioni, non annunciate, delle prigioni, di chiudere i centri segreti di detenzione,  e di perseguire la polizia e gli ufficiali dei servizi segreti che sono coinvolti in torture. Gli Stati Uniti dovrebbero usare ciò come un banco di prova ed adattare gli impegni di aiuto di conseguenza.

Ghani si è anche impegnato a “non rinunciare” ai risultati raggiunti nello sviluppo dei media afghani, della società civile e dei diritti delle donne così come a portare avanti il dialogo di pace con i talebani. Ciò comporta un controllo continuo, ma nello stesso tempo l’impunità all’interno delle istituzioni del governo afghano pone una grave minaccia a ciò che si è già raggiunto. Polizia e ufficiali governativi che minacciano e attaccano giornalisti e attivisti per i diritti umani sono rimasti a lungo impuniti e la violenza contro le donne è raramente perseguita. L’assassinio della settimana scorsa di una donna ventisettenne a Kabul da parte di una folla violenta chiama in questione l’abilità del governo e l’impegno di garantire le regole della legge e di proteggere le donne.

In questo momento chiave nella storia dell’Afghanistan, quando le pressioni sul campo rendono le tentazioni di convenienza più forti di sempre, sia gli Stati Uniti che il governo afghano necessitano di adottare un cambio di corso. Sostenere specifiche misure per far terminare l’impunità per i seri abusi sui diritti umani è un punto di partenza cruciale.

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