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Aprire un’inchiesta su Kunduz attraverso la Corte Penale Internazionale?

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Da Internazionale – 8 ottobre 2015

116326 mdL’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere (Msf) ha accusato gli Stati Uniti e le truppe della Nato di aver commesso un crimine di guerra a Kunduz, in Afghanistan, nel bombardamento dell’ospedale di Msf, dove si trovavano circa 180 persone, uccidendone 22.

Medici senza frontiere accusano gli Stati Uniti di aver violato la Convenzione di Ginevra e chiedono un’inchiesta indipendente sull’accaduto. Washington ha chiesto scusa per quello che ha definito “un errore”. Ma qual è il quadro giuridico internazionale a cui Msf fa appello? Che leggi tutelano gli ospedali anche in zone di conflitto? […] Lo abbiamo chiesto al giurista Gabriele Della Morte, professore di diritto internazionale all’università cattolica di Milano.

 […] Che crimine commette chi attacca un ospedale? E c’è una strada per accertare i fatti di Kunduz in maniera indipendente?

Una strada potrebbe essere quella della Corte penale internazionale. Sulla base di quello che sappiamo: gli operatori di Msf avevano comunicato le coordinate dell’ospedale, gli Stati Uniti non hanno rispettato le indicazioni ricevute e hanno bombardato un ospedale uccidendo 22 persone. Se tutto quello che sappiamo è accertato o è accertabile, siamo di fronte a un crimine di guerra. Sia sotto il profilo dell’omicidio, sia sotto il profilo della mancata protezione dei civili, in particolare delle strutture sanitarie. Ci sono due articoli nello statuto della Corte penale internazionale relativi ai crimini di guerra: l’articolo 8.1.b e poi l’articolo 8.2.e, terzo subcomma, dedicati ai conflitti internazionali, i quali dicono che dirigere intenzionalmente degli attacchi contro edifici materiali, personale, unità e mezzi di trasporto sanitari è un crimine di guerra.

 

Come si fa ad attivare la Corte penale internazionale?

Per portare questo crimine all’attenzione di un giudice della Corte penale internazionale ci sono due modi.

Uno è una sorta di motore di emergenza che funziona sempre e comunque: il Consiglio di sicurezza dell’Onu può decidere di adottare una risoluzione sulla base del capitolo 7 della carta delle Nazioni Unite. E sulla base di questa risoluzione delega il procuratore della Corte penale internazionale ad aprire un’inchiesta. Questo tipo di opzione si arena su un ostacolo: gli Stati Uniti potrebbero usare lo strumento del veto per fermare questo tipo di risoluzione in seno al Consiglio di sicurezza. Quindi la strada eccezionale è difficilmente percorribile.

Resta la strada ordinaria che si fonda su un compromesso, elaborato nel 1998, che prevede l’uso di due criteri. Si chiamano condizioni per l’esercizio dell’azione penale. Si tratta dei criteri della nazionalità e della territorialità, ovvero il territorio in cui il crimine è stato compiuto materialmente e la nazionalità dell’autore del crimine. Tra gli stati che hanno firmato il trattato di costituzione della Corte penale internazionale c’è l’Afghanistan, ma non ci sono gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono dei fieri oppositori della Corte penale internazionale, però l’Afghanistan ha ratificato il trattato sulla Corte penale internazionale nel 2003. Le forze internazionali che operano in Afghanistan, cioè la Nato, ci hanno detto in un documento ufficiale che in Afghanistan a oggi sono state uccise 13mila persone nel conflitto. Sulla base di queste considerazioni, il procuratore della Corte penale internazionale era già stato investito di decine e decine di informazioni relative ai reati commessi durante il conflitto nel paese. Il procuratore sta già esaminando in una fase preliminare questi fatti, se deciderà che ci sono elementi per procedere, aprirà un’inchiesta. Ma i tempi sono elefantiaci.

Che peso ha il fatto che gli Stati Uniti non riconoscono la Corte penale internazionale?

Un peso enorme, in primo luogo politico. Gli Stati Uniti, che non riconoscono la Corte penale internazionale, già in passato hanno sottoscritto degli accordi bilaterali con i diversi stati per esentarsi dal giudizio della Corte. Hanno usato la loro influenza al livello politico, per forzare, anche molto, le regole di adesione della Corte. Quello che farei oggi se fossi nei panni di un’organizzazione internazionale, come Medici senza frontiere, è mettermi al lavoro per raccogliere tutte le informazioni disponibili su quello che è successo. I nomi delle vittime, le circostanze della morte, gli orari dei bombardamenti. Collezionerei un libro bianco quanto più dettagliato possibile sul bombardamento e lo manderei ai mezzi d’informazione e poi al procuratore della Corte penale internazionale.

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