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Afghanistan: la guerra continua, tutti i giorni, e colpisce ovunque.

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Il manifesto di Giuliano Battiston – 23 luglio 2015

Afghanistan. Per l’Onu sono oltre 180.000 gli sfollati

Nelle set­ti­mane scorse il pre­si­dente Ash­raf Ghani si è recato a Khost, pro­vin­cia orien­tale dell’Afghanistan, al con­fine con il Pakistan.

Ha incon­trato i fami­liari delle vit­time dell’attentato del 12 luglio, che ha pro­vo­cato la morte di 27 civili, inclusi 12 bam­bini, e quella di 6 uomini delle forze di sicu­rezza afghane.

Si è con­ge­dato ras­si­cu­rando la popo­la­zione: «garan­ti­remo la vostra sicu­rezza». Il giorno suc­ces­sivo il vice-presidente ed ex war­lord Abdul Rashid Dostum, fon­da­tore del par­tito Jumbesh-e-Milli, ha preso un volo per la pro­vin­cia nord-occidentale del Faryab.

Con sé, ha por­tato alcuni uomini della sua «mili­zia» per­so­nale. Ha pro­messo che in pochi giorni ripor­terà la calma in quell’area, dove la pre­senza delle forze anti-governative si fa ogni giorno più ingente e minacciosa.

I due epi­sodi rac­con­tano lo stato delle cose in Afgha­ni­stan: la guerra con­ti­nua, tutti i giorni, e col­pi­sce ovun­que. A rimet­terci, i civili. Secondo i dati delle Nazioni Unite (Unhcr), il con­flitto ha costretto un milione di per­sone (circa il 3% della popo­la­zione) a migrare all’interno del paese.

Lo scorso anno, sareb­bero state 180.000 le per­sone costrette ad abban­do­nare la pro­pria casa, il numero più alto da quando la guerra è comin­ciata, nel 2001, e desti­nato ad aumen­tare quest’anno.

La mag­gior parte di que­sti spo­sta­menti riguarda l’area del nord-est. La pro­vin­cia più col­pita, quella set­ten­trio­nale di Kun­duz, al con­fine con il Tajikistan.

Secondo l’ultimo rap­porto della mis­sione delle Nazioni Unite a Kabul, anche quest’anno il numero delle vit­time civili (feriti e morti) è supe­riore a quello dell’anno precedente.

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