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Afghanistan, i talebani all’Isis: potete rimanere qui, ma sotto di noi.

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ilVelino/AGV NEWS, di fbu – 17 giugno 2015

Il Daesh a un bivio: accettare e perdere la faccia o combattere con elevati rischi di sconfitta.

Ultimatum dei talebani in Afghanistan all’Isis. La leadership fondamentalista ha inviato ad Abu Bakr al Baghdadi, leader del Daesh, una lettera in cui si avverte che se lo Stato Islamico vuole operare in Afghanistan, dovrà farlo sotto il comando dei talebani.

Nella missiva è scritto che “l’Emirato islamico dell’Afghanistan da un punto di vista di fratellanza religiosa vuole il vostro benessere e non ha intenzione di interferire nei vostri affari. Reciprocamente – viene sottolineato – speriamo e ci aspettiamo che voi facciate altrettanto”.

Il testo vuole essere da una parte un’apertura nei confronti dei miliziani del Califfato nel paese asiatico, che finora erano stati giudicati come dei “falsi mujaheddin” e di conseguenza dovevano essere isolati e combattuti. Dall’altra un avvertimento: i combattenti dell’Isis saranno “sdoganati”, ma a patto che non interferiscano e che non contrastino le operazioni dei talebani. Non solo sui campi di battaglia, ma anche sul versante dei reclutamenti e del reperimento di risorse finanziarie, necessarie a portare avanti la propria jihad nella nazione. In particolare, i talebani vogliono evitare che la formazione rivale continui a far loro concorrenza sul mercato della droga.

 

L’Isis in Afghanistan, secondo le intelligence occidentali, è entrato recentemente – anche se marginalmente per ora – nel traffico di stupefacenti. La sua presenza, però, rischia di tagliare fette di mercato ai talebani, che hanno in questo settore la loro principale fonte di finanziamento.

Da qui la decisione prima di combattere il Daesh duramente sul terreno e poi di avvertirli formalmente. In caso di rifiuto, sarà guerra dura. Dal canto suo, lo Stato Islamico, guidato da un cittadino pachistano, si trova oggi davanti a un bivio. Per poter espandere la propria presenza nel paese, definita attualmente a uno stadio marginale dagli 007, deve scegliere se sottostare momentaneamente ai talebani o combatterli frontalmente. Nel primo caso, la crescita sarebbe avvantaggiata a scapito però dell’immagine pubblica della formazione, che ha dovuto “cedere”. Nel secondo, invece, la faccia verrebbe salvata ma ci sarebbero al contempo elevate possibilità di venire sconfitti.

Sia per l’esiguo numero di risorse ed equipaggiamenti a disposizione sia per il fatto che il nemico conosce molto meglio il terreno di scontro ed è abituato storicamente da sempre a usarlo a proprio vantaggio.

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