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USA e Gran Bretagna non abbandoneranno l’Afghanistan. Ma la strada verso la stabilizzazione è ancora lunga.

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International Bussiness Time – Mondo, di Luca Lampugnani – 5 dicembre 2014

50781 il presidente afghano ashraf ghani ahmadzai a londraEntro la fine dell’anno le truppe NATO si lasceranno alle spalle l’Afghanistan, Paese dove sono impegnate ormai dal 2001. Tuttavia, nonostante la momentanea apparente tenuta dell’attuale governo di unità nazionale deciso a tavolino dal presidente Ashraf Ghani Ahmadzai e dal “Chief Executive Officer” Abdullah Abdullah – i due si sono dati battaglia sino all’ultimo nel corso della successione ad Hamid Karzai, situazione incandescente stemperata solo dall’intervento diretto del Segretario di Stato USA John Kerry -, Kabul è ben lungi dall’essere in condizione di reggersi in piedi e camminare sulle proprie gambe.

In tal senso, da considerarsi emblematico è proprio il caos politico (e sociale) degli ultimi anni – corruzione e terrorismo in testa -, legato a doppia mandata alle disastrose condizioni di salute in cui versa la fragile economia del Paese. Basti pensare, scrive Euronews, che i due terzi delle entrate che giungono alle casse di Kabul sono frutto di aiuti internazionali.

Per questo motivo, come riportato dalle principali agenzie internazionali, giovedì si sono riuniti a Londra i rappresentanti di 60 Paesi ‘finanziatori’ dell’Afghanistan, tra cui ovviamente il già citato John Kerry e il primo ministro inglese David Cameron. Entrambi, riporta il Washington Post, si sono fortemente impegnati affinché Kabul non venga abbandonata anche in seguito al ritiro – comunque parziale – del contingente NATO, formato principalmente proprio da Stati Uniti e Gran Bretagna.

“L’Afghanistan non può più essere considerato un rifugio sicuro da cui i terroristi possono minacciare la comunità internazionale”, ha spiegato il Segretario di Stato USA intervenendo al meeting londinese, aggiungendo che il “modo più efficace per promuovere questo obiettivo è quello di sostenere l’unità politica e la sicurezza” di Kabul. Sostentamento che si traduce di pari passo in ambito militare – come annunciato dal Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg dell’attuale contingente rimarranno 12 mila e 500 uomini che avranno il compito di formare e supportare le forze nazionali del Paese – e in ambito strettamente economico, con lo stanziamento di 16 miliardi di dollari dal 2012 al 2015 ancora in corso e con la prospettiva futura di nuovi e altrettanto lauti aiuti.

Parallelamente a tutto ciò, gli Stati Uniti giocano un ruolo fondamentale. Innanzitutto Kerry ha annunciato che l’amministrazione del presidente Barack Obama chiederà al Congresso di approvare ulteriori stanziamenti per l’Afghanistan sino al 2017, operazione congiunta ad una serie di riforme che possano permettere agli afghani – studenti, uomini d’affari e turisti – di raggiungere e visitare gli Stati Uniti più facilmente. In secondo luogo, non va assolutamente dimenticato l’Accordo Bilaterale sulla Sicurezza che, dopo essere stato firmato come primo provvedimento dal presidente Ghani, permetterà ai soldati di Washington di rimanere più a lungo a Kabul, con 9.800 uomini che saranno poi dimezzati entro la fine del 2015.
Ad ogni modo, nonostante gli aiuti e il supporto internazionale, la strada che l’Afghanistan deve intraprendere verso la sperata stabilizzazione è tutt’altro che in discesa. Uno dei problemi principali – tra i tanti, si pensi ad esempio alla questione del narcotraffico – è ancora rappresentato dai talebani e da altri fondamentalisti operativi nel Paese, i quali hanno portato ad un aumento degli attentati pari al 10% tra il 2013 e il 2014, impennata che stride con i 3,2 miliardi di euro arrivati a Kabul in aiuti militari durante l’ultimo anno.

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