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“Questa è Kabul”: il video-racconto di tre ragazze

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Anna Toro – 22 Settembre 2014 – Osservatorio Iraq

Per due anni hanno filmato la loro vita quotidiana nella capitale afghana, sfidando convenzioni e stereotipi di genere.

Si chiamano Nargis, Sadaf e Sahar e sono tre adolescenti come tante, con la particolarità di essere nate in uno dei luoghi più conservatori al mondo.

Armate di una piccola videocamera e dello spirito ribelle tipico delle ragazze della loro età, girano per la Kabul di oggi, rispondendo a tono a chi continuamente le critica perché camminano a volto scoperto o perché guidano l’auto nelle rumorose e trafficate vie della capitale, o anche perché semplicemente se ne stanno a bighellonare per il parco dell’università.

Benché giovanissime, tutte e tre si attivano quotidianamente per i diritti delle donne. Partecipano a manifestazioni, come quella in onore di Mah Gul – a cui i parenti avevano tagliato la testa perché aveva rifiutato di prostituirsi – o quella contro le molestie per strada, distribuendo giornali femministi e volantini.

“Una ragazza qui deve combattere per i propri diritti dal giorno in cui nasce a quello in cui muore, pure per quelli che in teoria sulla carta avrebbe già” commenta Nargis.

Il loro stile di vita è una sfida a quello che la società si aspetta da loro. Sadaf, ad esempio, studia percussioni e suona la batteria, anche se tutti le dicono che non è un’attività da ragazza, e tutt’e tre vorrebbero formare una band al femminile.

La particolarità di questo documentario, prodotto da Journeyman Pictures, è proprio la freschezza con cui queste ragazze mostrano la loro vita di tutti i giorni, tra studi, passeggiate in centro, concerti e risate.

E che, oltre alle questioni di genere, non dimentica l’altra problematica costante con cui sono costrette a fare i conti, ovvero l’insicurezza ancora imperante nel paese, tra bombe, sparatorie e attentati in luoghi affollati e pieni di innocenti.

“Quando esci di casa diventi terribilmente ansioso, perché non sai se tornerai sano e salvo” commentano, definendo la situazione talvolta “insostenibile”, specie a livello emotivo.

Ma vanno avanti, perché sono giovani e perché hanno una meta, ovvero contribuire a cambiare la situazione delle donne nel paese. “Ogni rivoluzione ha le sue sfide – affermano –  nessuno supporta le donne, e anche i media spesso si fanno beffe di loro. Ecco perché continueremo a combattere”.

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