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Nel rapporto sulle torture la mappa dei Paesi che ospitavano le prigioni segrete della Cia

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ADNKRONOS – 10 dicembre 2014

B4bbAVjIgAAxKxENel rapporto sulle torture della Cia sono stati omessi i nomi dei paesi che hanno collaborato con Washington nel portare avanti i programmi tra il 2002 e il 2006. Gli ‘omissis’ rappresentano una vittoria dell’ultimo minuto per Casa Bianca e intelligence americano che temevano che venissero rivelati nero su bianco i nomi di questi paesi, in particolare quelli che hanno ospitato le prigioni segrete della Cia, che si erano resi disponibili contando appunto sulla segretezza di questi programmi.

Nel rapporto così i diversi paesi e le diverse prigioni segrete vengono identificati con un colore. Ma il Washington Post ha facilmente decodificato il codice ed ha pubblicato sul sito una mappa, in cui si mostra come quando si parla di “black site” si parla della Romania, mentre il sito blu è la Polonia, quello violetto è la Lituania e quella verde è in Thailandia. Per l’Afghanistan i colori sono quattro come le prigioni segrete, grigio, cobalto, arancione e marrone.

 

In particolare il Cobalt Site ricorre spesso nel rapporto, come uno dei luoghi più efficaci per gli interrogatori perché, come disse una volta un agente preposto agli interrogatori, erano delle vere e proprie “segrete” che i prigionieri che ne sono usciti chiamavano “La prigione buia”, mentre nell’agenzia veniva chiamata la “Salt Pit”.

In realtà l’esistenza di queste prigioni segrete anche in Paesi europei era nota, ma il rapporto, oltre a fornire le conferme ufficiali, illumina anche sui modi in cui la Cia manteneva i rapporti con i paesi stranieri che le ospitavano e che venivano finanziariamente ricompensati.

Inoltre viene testimoniato come l’agenzia minasse il lavoro della diplomazia americana, dal momento che ai questi paesi veniva ingiunto di non parlare dei programmi di tortura con gli ambasciatori americani. Quindi fonti della Cia interpellate dall’Huffington Post ritengono che il fatto che sia stata resa possibile l’identificazione – di fatto una tacita ammissione ufficiale da parte del governo – è destinato ad avere un grande impatto all’estero.

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