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Gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di fermare l’ondata di miliardi in aiuti per l’Afghanistan

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di Alice Speri – 2 Aprile 2014 – Newsvice

the us cant stop and wont stop blowing billions in afghanistan article body image 1396471080 300x204Forse sapete già che negli ultimi dieci anni gli Stati Uniti hanno speso 102 miliardi di dollari nel tentativo di sviluppare l’Afghanistan – a questa cifra si aggiungono poi i 6000 miliardi spesi all’inizio della guerra.

E forse sapete anche che molti di questi soldi sembrano essersi volatilizzati, finendo nelle mani di loschi appaltatori, di politici corrotti e spesso, nelle mani dei talebani.

Ma se pensate che il ritiro delle truppe servirà a risparmiare un po’ di denaro, vi sbagliate. Se le cose andranno secondo i piani, le truppe si ritireranno verso la fine dell’anno, ma i dollari continueranno ad essere riversati nel paese ancora a lungo. E se le cose poi dovessero mettersi male, gli Stati Uniti potrebbero decidere di ricominciare la guerra.

Come ha raccontato VICE nel recente documentario Afghan Money Pit
Fino ad oggi, rintracciare i miliardi di dollari in aiuti versati è stata un’impresa davvero grande, e con il peggioramento delle condizioni di sicurezza nel paese, il compito sarà ancora più arduo.

“Il nostro timore è che con il ritiro delle truppe sarà ancora più difficile monitorare i miliardi di dollari investiti in programmi di sviluppo che proseguiranno anche nei prossimi anni. Sarà molto più difficile e costoso,’’ ha dichiarato John Sopko, di Afghanistan Reconstruction (SIGAR).
“E’ necessario capire quanto costerà monitorare questi programmi e poi valutare se vale la pena investire ad esempio, 1 milione di dollari per monitorare un programma di 500 mila dollari. Magari si potrebbero rivedere alcuni programmi avviati e interromperli per via del costo elevato, ma restano tuttavia programmi che devono essere attuati ad ogni costo.’’

 

Come tracciare il denaro?
Avviare e monitorare progetti di sviluppo sarà ancora più difficile una volta che le truppe avranno lasciato il paese. SIGAR prevede che entro la fine dell’anno, meno del 21% dell’Afghanistan sarà accessibile agli impiegati civili americani. Alcuni ufficiali militari hanno dichiarato poi che nemmeno i civili potranno avvicinarsi a strutture mediche avanzate.

Se il piano è quello di tracciare il denaro, le prospettive non sono rassicuranti.

Questo almeno sembra essere il timore dell’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (USAID) che ha investito oltre 14,4 miliardi di dollari nella ricostruzione del paese e che, all’inizio di questo mese, ha emesso un bando per la gestione di un nuovo progetto di monitoraggio – vista la mancanza di tecnologia adeguata.

L’agenzia spera infatti di poter innovare l’uso di smartphone, satelliti e videocamere GPS per monitorare i programmi finanziati dai contribuenti fiscali e che non sarebbero altrimenti accessibili una volta ultimato il ritiro.

“Gli americani sono stati molto generosi, ci hanno aiutato a raggiungere importanti obiettivi nel campo della sicurezza nazionale in Afghanistan, ed è nostra intenzione assicurarci che i finanziamenti stanziati vengano utilizzati nel modo più efficace e trasparente possibile,’’ ha dichiarato Kathleen Campbell, USAID Deputy Assistant, Ufficio Affari Afghanistan e Pakistan.
“Se non saremo in grado di monitorare, se il nostro accesso, le nostre fonti, ciò che ci verrà riportato non ci soddisferà, o se non saremo in grado di ottenere tutte le informazioni necessarie, allora interromperemo il progetto.”

Campbell, secondo la quale l’agenzia avrebbe fatto ‘enormi progressi’ in Afghanistan, ha dichiarato che il monitoraggio tecnologico ha già dato buoni risultati e vale dunque la pena utilizzarlo nonostante i costi.
“Per monitorare un progetto è possibile utilizzare una videocamera con GPS e la tecnologia dei telefoni cellulare per caricare dati,’’ ha dichiarato, spiegando che l’agenzia terrà sotto controllo il governo locale, la società civile e i subappaltatori per facilitarne il controllo.

“Il sistema di telecomunicazioni ha avuto un grandissimo successo in Afghanistan. Circa l’80% della popolazione oggi gode di una copertura rete’’ ha aggiunto. ‘‘E’possibile raggiungere moltissime persone, installare meccanismi di feedback con i quali controllare se queste hanno ad esempio ricevuto uno stipendio, o se l’insegnante si è presentato a lezione.’’

SIGAR deve ancora rivedere questo contratto che costerà circa 170 milioni di dollari, ma Sopko ritiene che non sarà tanto diverso da quello che USAID sta già facendo, ed esprime alcune perplessità riguardo i costi aggiuntivi.

‘‘Se si arriva al punto in cui questo metodo diventa l’unica fonte di valutazione, allora bisogna davvero chiedersi se ha alcun senso farlo’’ ha dichiarato Ashley Jackson, ricercatrice di Humanitarian Policy Group presso l’Overseas Development Institute, che da anni si occupa di monitorare l’efficacia dei programmi di aiuto in Afghanistan. “Più si prendono le distanze dal progetto, maggiore è il rischio di frode. E non fa alcuna differenza se si dispone di GPS o tecnologia satellitare.”

Sono stati spesi troppi soldi in Afghanistan?
Jackson critica i donatori internazionali e le maggiori ONG per aver impiegato appaltatori dai ‘‘terribili precedenti ’’, per aver speso troppi soldi e per non aver cercato l’appoggio della popolazione locale. La battaglia per vincere i cuori e le menti del popolo afghano attraverso progetti di sviluppo, ha aggiunto, è stata una mossa ‘‘ingenua.’’

“Non puoi comprarti la popolazione asfaltando una strada,’’ ha dichiarato. ‘‘Si tende a pensare che i destinatari dei nostri aiuti siano vittime passive, grate per il sostegno che diamo, ma se un governo occidentale venisse nel vostro paese dicendo ‘Bisogna fare così,’ allora anche voi vorreste dire la vostra, cercando di sfruttare l’occasione e diventare parte attiva del processo.’’

I progetti che hanno avuto maggior successo in Afghanistan sono di scala ridotta e a lungo termine, ha dichiarato Jackson.
“Non ci si è chiesti ‘Di cosa ha bisogno la gente? Qual’è la scelta più sostenibile?’ ma piuttosto ‘Abbiamo moltissimi soldi a disposizione,’’ spiega. ‘Non c’è bisogno di spendere così tanto denaro per avere un impatto positivo, basta spenderlo bene. Non serve essere esperti per capirlo.’’

E sì, troppi soldi, in un paese povero come l’Afghanistan, possono creare molti problemi.

“Riversare troppi soldi, così in fretta, con controlli minimi, è la chiave per un vero disastro. Si stravolge l’economia locale. Un flusso così ingente di denaro favorisce inevitabilmente la corruzione.’’ ha dichiarato Sopko. ‘‘Come possiamo assicurarci che i soldi versati non vengono rubati, o mal investiti, o non servano a costruire hotel e condomini di lusso a Dubai?’’
Non c’è stato un vero e proprio piano per monitorare i finanziamenti in Afghanistan, dicono gli esperti, e molto spesso questi aiuti hanno creato più danni che benefici.

“Il sistema stesso è studiato in modo tale per cui queste questioni chiave passino in secondo piano,’’ ha detto Sopko facendo riferimento ai brevi incarichi in Afghanistan della maggior parte degli impiegati americani. ‘‘Se si resta nel paese per soli nove mesi, nel momento in cui ci si scontra con ufficiali corrotti, è già tempo di ripartire. Se si passa tutto il tempo a discutere con i boss corrotti locali o senza dare i soldi ai signori della guerra del posto, non si ha nulla di cui discutere alla prossima revisione di progetto annuale.’’

I progetti multi milionari perdono soldi da tutte le parti.

Questo è quello che accade di solito. Per prima cosa, le agenzie donatrici affidano il lavoro a ‘‘partner attuatori’’ che a loro volta affidano il lavoro ad altri, più e più volte, spesso affidando i lavori di costruzione a ditte legate alla classe dirigente – inclusa la famiglia Karzai ripetutamente accusata di corruzione. Poi, quel che rimane del denaro viene impiegato per pagare gli ufficiali locali, polizia, e sempre più spesso, i talebani stessi.

“Così com’è strutturato, il sistema di aiuti internazionali ha permesso che i talebani, polizia e altre figure corrotte ricevessero denaro,” ha dichiarato in un’intervista a Vice News del 2013 Yama Torabi, direttore dell’osservatorio locale Integrity Watch Afghanistan.

Ma quello che finisce nelle mani dei talebani è nulla rispetto a quello che riceve la classe dirigente, e prima di questa, gli appaltatori stranieri – il gruppo di Torabi ritiene che circa l’ 80% degli aiuti stranieri finisce all’estero, fuori dall’Afghanistan.

‘Invece di stipulare piccoli contratti, di 1 milione di dollari, si scelgono contratti da 500 milioni di dollari che finiscono nelle mani di società che subappaltano a loro volta ad altre società, che subappaltano ad altre,’’ ha dichiarato. ‘‘Quando si subappalta, si perde credibilità.’’

E’ così che la stazione di polizia finanziata da aiuti stranieri e che non sarebbe dovuta costare più di 200.000 dollari, è finita per costarne più di 2 milioni.

“Sono rimasto scioccato quando ho visto il costo finale, non è ammissibile,’’ ha dichiarato Torabi. ‘‘E’ dieci volte il costo iniziale. E’ una cifra davvero, davvero esorbitante.’’

Le agenzie di aiuti dichiarano di aver imparato la lezione. Secondo Campbell, USAID avrebbe modificato le pratiche di subappalto ‘‘così da aver maggior controllo sulla gestione con i partner.’’

Impiegati fantasmi e il sogno di una diga infranto

In oltre di dieci anni, i miliardi di dollari, lo scarso monitoraggio e la corruzione dilagante hanno portato uno spreco colossale di denaro.

La lista dei progetti disastrosi è lunga e deprimente. Tra questi spicca quello di una diga che gli Stati Uniti hanno cercato di completare sin dagli anni cinquanta – spendendo decine di milioni di dollari – e di una base militare mai utilizzata nella provincia di Helmand, costata 34 milioni di dollari, e che l’esercito si è ritrovato a dover scegliere tra demolirla o consegnarla agli afghani. La base è passata agli afghani, ma per qualche motivo, si è deciso di avviare un ulteriore ‘restauro di rifinitura’ prima che il governo afghano la potesse utilizzare, e così l’esercito ha firmato un altro assegno da 1,2 milioni di dollari per gli afghani per completarne i lavori, proprio prima di annunciare che non sarebbe stato presente per monitorarne i lavori.

“Questo sistema riflette l’atteggiamento secondo cui una volta che la struttura è passata nelle mani degli afghani, anche se stiamo dando loro un assegno da 1,2 milioni di dollari per ultimarla, ce ne laviamo le mani,’’ ha detto Sopko. ‘‘In questo caso sarebbe un milione ad essere sprecato, ma se moltiplichiamo i costi per centinaia di basi, stiamo parlando di parecchi milioni.’’

SIGAR ha annunciato oggi che una prigione di 11,3 milioni di dollari in Baghlan, costruita con contratto firmato dal Dipartimento di Stato, mostra ‘ingenti danni strutturali’’ e presenta inoltre un serio rischio per la sicurezza dei prigionieri e del personale in quanto costruita in una delle aree del paese a maggior rischio sismico.

A peggiorare il tutto, la scoperta di ‘impiegati fantasma’ all’interno della Polizia Nazionale Afghana – noti anche come funzionari di polizia con salario pieno che in realtà non esistono. Questo è davvero scandaloso, non tanto perché si tratta di ingenti somme di denaro che non si sa dove vadano a finire, ma piuttosto perché, se l’obiettivo è quello di garantire la sicurezza in uno dei paesi più pericolosi al mondo, avere una stima esatta del numero di forze disponibili sarebbe una buona idea.

Jackson ha dichiarato che, in una recente visita al distretto di Nangarhar ‘‘praticamente circondato dai talebani,’’ un ufficiale le ha confermato la presenza di soli venti poliziotti di pattuglia nella zona. ‘‘Ma ufficialmente ne risultavano 150,’’ aggiunge la Jackson.

Come gran parte del governo afghano, la Polizia Nazionale Afghana è finanziata da grandi capitali stranieri, tra cui 1,2 milioni di dollari stanziati dagli Stati Uniti. Gli stipendi degli ufficiali sono amministrati dal Law and Order Trust Fund for Afghanistan (LOFTA), gestito dall’ UNDP. Tuttavia, sembrerebbe che né le Nazioni Unite né il governo afghano possano verificare quelle buste paga.

L’Ufficio europeo per la lotta Antifrode ha dichiarato di aver stanziato dei fondi europei dopo aver appreso l’esito dell’investigazione. SIGAR ritiene che questi fondi comprendano circa metà dei 200 milioni di euro di contributo alla LOFTA, ma un portavoce della Commissione europea per lo sviluppo (DEVCO) ha ribadito che ‘l’esistenza di impiegati fantasma non è mai stata confermata.’’

Tuttavia il timore è grande, tanto che l’esercito americano ha preso in mano la questione ed ha incaricato alcuni esperti di denunciare al ministero dell’Interno afghano tutti i casi di stipendi non riconducibili ad alcun funzionario; più di 54,000 casi di ‘personale inesistente’ sarebbero stati rilevati nel database LOFTA.

Chi sono i responsabili della corruzione?

Se si domanda in giro, chiunque lavori qui risponderà che l’Afghanistan è uno dei paesi più corrotti al mondo – puntualmente tra i primi tre paesi in cima alla classifica di Transparency International – assieme alla Somalia e alla Corea del Nord.
Ma se si chiede chi dovrebbe farsi carico di combattere la corruzione – o come – allora la questione si fa più complicata.

“Abbiamo sempre fatto promesse formali quando si trattava di corruzione, non ci siamo mai impegnati veramente’’ ha dichiarato Sopko. ‘‘Abbiamo posto le condizioni senza mai metterle in pratica. Forse abbiamo paura di dire no, abbiamo paura che gli afghani ci considerino un grande bluff.’’

Ma Rukshana Nanayakkara, Manager presso Transparency International, ritiene che questo compito spetterebbe allo stesso governo afghano e spera che chiunque vinca le elezioni presidenziali affronterà la questione con più serietà rispetto al passato.

“Se si vuole combattere la corruzione, non si può dire che a farlo dovrebbe essere la comunità internazionale. Il compito principale spetterebbe al governo perché è il vero responsabile del popolo. Purtroppo, fino ad ora, il governo non ha mostrato alcuna intenzione di farlo.’’

Secondo Nanayakkara i donatori dovrebbero fare più pressione sui politici locali e puntare su progetti di scala ridotta per ridurre i rischi. Ha poi dichiarato che tutti quanti devono impegnarsi a combattere la corruzione, e che la mancanza di credibilità istituzionale rischia di legittimizzare l’insurrezione.

“Si considera la corruzione un male, ma spesso non si vede l’impatto negativo di questa ad esempio, nei casi di violazione dei diritti umani. Quindi non si agisce tempestivamente’’ ha detto. ‘‘Ma a lungo andare, la corruzione può avere effetti disastrosi sulla vita della gente.’’

“Se il governo, gli organi giudiziari, la polizia, che dovrebbero prendersi carico del problema sono essi stessi corrotti, a chi ci si rivolge? Si impugnano le armi e si combatte? Non possiamo ignorare questo legame.’’ ha aggiunto.
Permettere che la corruzione dilaghi nel paese, non mette certo i donatori stranieri sotto una buona luce.

“Stiamo cercando di convincere la gente a fidarsi del governo, ma se il governo centrale è corrotto, come possiamo vincere la fiducia della gente locale?’’ dichiara Sopko.

“Per capire quello che succede realmente, basta guardare la classe politica dirigente afghana e vedere quante famiglie stanno facendo affari con i maggiori donatori internazionali,’’ ha detto Torabi. ‘‘In modo più o meno diretto, la comunità internazionale sta finanziando la classe politica afghana e alimentando la corruzione.’’

Ma Nanayakkara sottolinea che tagliare gli aiuti finanziari non servirà a fermare la corruzione.

“I donatori non dovrebbero abbandonare il paese solo perché non siamo in grado di combattere la corruzione,’’ ha detto. ‘‘E’ troppo tardi, ma non possiamo dire che ci ritireremo perché è tardi. Non possiamo abbandonare il popolo afghano solo perché il compito è troppo difficile.’’

Abbiamo imparato la lezione (o forse no?)
Almeno su questo, tutti sembrano essere d’accordo. Il non coinvolgimento in Afghanistan non è una vera opzione.

Anche quelli che vorrebbero investire – e sprecare – meno soldi nel paese, temono che a rimetterci saranno soprattutto i programmi più importanti, come quelli destinati alla sanità, all’educazione e alle donne.

“Se gli Stati Uniti taglieranno i fondi per l’Afghanistan, ci sarà il rischio di una guerra civile,’’ ha dichiarato Shane Smith di VICE. ‘‘Se diamo soldi al paese, e questi vengono gettati al vento, o finiscono nelle mani dei signori della guerra, allora questo è un altro discorso… Ma se si tagliano i fondi, è la fine.’’ I donatori americani hanno perso molte occasioni per imparare dai propri errori. Sopko fa riferimento ad un’inchiesta del 1988 di USAID sullo sviluppo in Afghanistan, nella quale si tracciarono le stesse conclusioni individuate oggi dagli ufficiali americani. E molti degli errori commessi in Iraq – in particolar modo con i sub-appalti – sono stati ripetuti in Afghanistan e sono diventati ancora una volta una consuetudine.

“E’ successo anche in Somalia e Yemen. Lo stesso sistema di corruzione e collusione tra il governo degli Stati Uniti e questi appaltatori è nato in Afghanistan e si è replicato in altre parti del mondo,’’ ha dichiarato Jackson, aggiungendo che lo sviluppo in Afghanistan ha avuto risvolti negativi con l’aumento di truppe nel paese e di progetti di sviluppo mal gestiti. ‘‘Nel 2010 c’è stato un aumento vertiginoso di fondi stanziati e progetti ad impatto immediato, mentre l’attenzione si è concentrata sulle percentuali piuttosto che sui risultati.’’

“Questo è un aspetto chiave per comprendere le ragioni per cui oggi l’Afghanistan è un enorme disastro.’’ ha aggiunto. ‘‘Se si guarda indietro, le cose sarebbero potute andare diversamente.’’

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