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ELEZIONI 2014 IN AFGHANISTAN: INTERVISTA AL SOLIDARITY PARTY OF AFGHANISTAN

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Il 2014 potrebbe essere un anno decisivo nella travagliata storia politica dell’Afghanistan. Il paese, tormentato da decenni di conflitti, è infatti alle prese con i preparativi per le elezioni presidenziali e provinciali previste per il prossimo 5 aprile.

Ad oggi tuttavia, le difficoltà non sono mancate, e mentre il paese si avvia ad eleggere un nuovo presidente e i consigli provinciali, crescono i dubbi circa la capacità degli organi di governo afghani di garantire una corretta e trasparente votazione.

La candidatura di personaggi accusati di aver compiuto crimini contro l’umanità continua a destare forte preoccupazione e grande scetticismo, e si teme che anche quest’anno i brogli elettorali non mancheranno.

Secondo l’ultimo rapporto di Human Rights Watch, tra i candidati in lista per la presidenza ci sarebbero ‘ex militari e capi delle milizie responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, crimini di guerra e crimini contro l’umanità’.

Data la presenza di candidati accusati di orrendi crimini, molti afghani continuano a chiedersi se i diritti umani saranno mai rispettati nel proprio paese.

Mentre la maggioranza del popolo afghano continua a chiedere giustizia per i crimini commessi in passato e che tutt’oggi vengono compiuti dagli stessi personaggi che ora ambiscono alla presidenza, rimangono forti dubbi sulla volontà del presidente uscente Karzai di lasciare il proprio ufficio come previsto dalla Costituzione, dopo dieci anni di governo. Il presidente afghano non sembra infatti essere intenzionato a farsi da parte e sono in molti a credere che alla fine Karzai troverà il modo di assicurarsi un ruolo chiave nel nuovo governo facilitando la vittoria di un alleato e quindi interferendo nel processo elettorale. Ad alimentare queste critiche sono alcune scelte controverse di Karzai, il quale avrebbe ritardato, e in alcuni casi opposto, l’attuazione di alcune importanti riforme elettorali, come l’introduzione di una scheda elettorale elettronica per ciascun avente diritto al voto, e rifiutato di eleggere nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale accusata di favoritismo nelle precedenti elezioni.

 

In questo quadro politico, alcuni movimenti democratici stanno dando voce al proprio dissenso nei confronti delle prossime elezioni presidenziali. Tra queste, il Solidarity Party of Afghanistan (SPA) Hambastagi, il Partito della Solidarietà Afghano, un giovane movimento democratico formato da membri della società civile uniti nel condannare i signori della guerra al potere e l’occupazione straniera del proprio paese. Questi giovani attivisti chiedono giustizia per il proprio popolo, il rispetto dei diritti umani e la laicità dello stato.

Fondato nel 2004, il Partito della Solidarietà Afghano conta oggi più di 30.000 iscritti sparsi in tutto il territorio, comprese le provincie più remote dove il partito è particolarmente presente: attraverso una vasta rete di rappresentanti provinciali, il Partito della Solidarietà promuove infatti un’attività politica e sociale di inclusione, organizzando corsi di alfabetizzazione e coinvolgendo la popolazione in programmi di ricostruzione del paese.

Il Partito della Solidarietà ha da sempre denunciato pubblicamente il parlamento afghano e tutti i criminali, fondamentalisti e signori della guerra che lo presiedono. Questi giovani militanti lottano per la liberazione del proprio paese dall’occupazione straniera e chiedono giustizia per le migliaia di civili vittime dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità commessi in Afghanistan sin dall’era comunista. Il Partito intende offrire una ‘terza via’ a tutti gli afghani che ancora oggi chiedono giustizia, ovvero, un’alternativa democratica alle forze occupanti e ai fondamentalisti al potere. Tre sono i principi fondamentali del movimento: laicità, diritti umani e democrazia.

Questi giovani attivisti afghani mettono a rischio la propria vita quotidianamente per far sentire la propria voce – e dar voce a milioni di afghani. Nonostante le continue minacce di morte e intimidazioni che testimoniano la limitata libertà di espressione nel paese, i membri del Partito della Solidarietà continuano con coraggio la loro attività di opposizione al governo corrotto ed i suoi alleati internazionali.
L’attività politica del Partito della Solidarietà include proteste pubbliche alle quali partecipano migliaia di membri della società civile, comprese molte donne, uniti nel denunciare il governo Karzai e la presenza militare nel proprio paese delle forze americane e Nato. Di recente, diversi membri del partito sono stati arrestati nel corso di queste manifestazioni e successivamente rilasciati in seguito ad una campagna internazionale.
Abbiamo chiesto ad uno dei leader del Partito della Solidarietà Afghano, Hafiz Raskin, di delineare la posizione politica del partito nelle prossime elezioni e descriverci il quadro politico del paese a due mesi dal voto.

C: Qual’è l’atmosfera politica che si respira in questi giorni in Afghanistan, a soli due mesi dal voto?

H.R: In questi giorni tutti parlano dell’importanza di queste elezioni. Questo perché l’opinione pubblica è influenzata dalla propaganda politica fuorviante che i media locali e internazionali, sotto il rigido controllo del governo, stanno diffondendo. Il dibattito politico odierno ha solamente un obiettivo, ovvero, far credere alla gente che il proprio voto è decisivo per le sorti del paese. Questa propaganda demagoga cerca di coinvolgere gli afghani in questa frenetica campagna elettorale, facendo credere loro che il futuro del paese è nelle loro mani. In realtà, negli ultimi cinque anni, le aspettative del popolo afghano sono state deluse e questo ha suscitato un grande scetticismo e senso di sfiducia generale nelle questioni politiche del paese.

C: Come sta reagendo l’opinione pubblica a questa campagna elettorale?

H.R: La gente non ha perso interesse nella democrazia, anzi, il popolo afghano è assetato di democrazia. Gli afghani considerano ancora le elezioni un mezzo di espressione fondamentale di ogni sistema democratico, ma questo purtroppo, non è il caso dell’Afghanistan. In Afghanistan le elezioni sono una presa in giro.
Oggi il nostro paese è occupato dalle forze americane e Nato ed è governato da un regime fantoccio, formato da criminali corrotti: non c’è nemmeno l’ombra di democrazia in Afghanistan.
Negli ultimi dieci anni, il nostro paese è sprofondato nella miseria: le condizioni di sicurezza sempre più precarie e il generale disinteresse internazionale nella guerra in Afghanistan hanno alimentato forti perplessità tra gli afghani circa il futuro del loro paese, costringendo molti di questi a fuggire. La libertà di espressione e associazione è sempre più limitata, così come i diritti delle donne, che sono costantemente minacciati da figure misogine e conservatrici al potere; crimini di guerra e contro l’umanità continuano ad essere commessi dagli stessi personaggi che ora ci governano; la corruzione dilaga, il tasso di disoccupazione è a livelli record. Tutti questi fattori, sommati alla mancanza di accesso all’educazione e alla povertà estrema che affligge milioni di afghani, continuano ad opprimere la nostra gente che è già martoriata da decenni di conflitti.
Noi del SPA crediamo che senza giustizia non può esserci alcuna democrazia. Gli afghani considerano la giustizia una condizione necessaria alla democrazia, tuttavia, ancora oggi le violazioni di diritti umani e i crimini di guerra commessi dagli stessi personaggi che oggi siedono in parlamento rimangono impuniti. In questo contesto, qualsiasi elezione è inutile. Queste elezioni presidenziali sono una vergogna per il popolo afghano. Oggi la parola ‘democrazia’ in Afghanistan non è altro che uno strumento di propaganda politica americana e dei loro fantocci afghani.

C: Intendete boicottare le prossime elezioni Presidenziali e Provinciali?

H.R: Riteniamo le elezioni uno dei pilastri di ogni democrazia, tuttavia, non possiamo dimenticarci il detto popolare: ‘Non importa chi vota, ma chi conta i voti’, che è particolarmente vero in Afghanistan. Se il nostro voto contasse davvero, coloro che ci governano oggi farebbero di tutto per impedirci di recarci alle urne. Noi del Partito della Solidarietà abbiamo boicottato le elezioni presidenziali in passato poiché riteniamo che nessun presidente nel nostro paese possa essere eletto senza il consenso della Casa Bianca, mentre invece non boicotteremo le prossime elezioni provinciali, in quanto, comprendendo un territorio molto più ampio, sono più difficili da pilotare, e noi non vogliamo perdere quest’occasione.

C: C’è qualche membro del Partito della Solidarietà candidato per le provinciali?

H.R: Ufficialmente nessun rappresentante del Partito è candidato alle provinciali. Abbiamo inoltre deciso di non sostenere pubblicamente alcun candidato in lista per le provinciali, anche se, indirettamente, abbiamo identificato alcuni potenziali candidati in ogni provincia che, a differenza della maggior parte dei politici afghani, non sono coinvolti in casi di corruzione e non hanno le mani ricoperte di sangue. Noi speriamo che un giorno il nostro paese sia amministrato da eccezioni come queste.

C: Quindi il Partito della Solidarietà Afghano non ha in programma di allearsi ufficialmente con alcun candidato o partito politico in lista?

H.R: Non per il momento, anche se abbiamo ricevuto molte richieste e proposte di alleanze da parte di molti candidati, alcuni di questi sono tra gli undici in lista per la futura presidenza.

Questo è dovuto principalmente alla nostra presenza sul territorio e nella scena politica afghana, ma anche alla vasta rete di sostenitori. Tuttavia, abbiamo rifiutato ogni proposta in quanto riteniamo che nessun candidato possa esser eletto presidente senza prima dover scendere a compromessi con i servi del potere locali, gli Stati Uniti ed i loro alleati – che abbiamo sempre condannato. Oggi quasi tutti i candidati alla presidenza hanno già ricevuto l’ ‘approvazione’ della CIA, MI6, ISI e altri servizi di intelligence presenti nel nostro paese.

C: La vostra campagna di boicottaggio delle presidenziali sarà pubblica?

H.R: In passato abbiamo boicottato il voto presidenziale allo scopo di esporre il vergognoso meccanismo che si cela dietro le elezioni in Afghanistan, che sono finanziate da enormi capitali stranieri. Un esempio: il governo afghano ha recentemente annunciato che metterà a disposizione di ciascun candidato alle presidenziali tre autovetture blindate e trentacinque guardie del corpo. Ora, facendo un calcolo veloce, se si considera che ogni vettura costa circa 100,000 dollari e trentacinque guardie di sicurezza messe a disposizione per un periodo di sei mesi costano attorno i 633,600 dollari, allora il costo complessivo delle spese di sicurezza degli undici candidati è di circa 4 milioni di dollari. E’ uno spreco enorme di denaro, specialmente in un paese come l’Afghanistan, dove milioni di persone vivono in condizioni di estrema povertà e le madri sono costrette a vendere il proprio bambino per 2,000 afghani, circa 40 dollari, per riuscire a sfamare il resto della famiglia.

Riteniamo che somme così ingenti dovrebbero essere utilizzate in modo più costruttivo, ovvero, nell’interesse del nostro paese, ad esempio per sfamare milioni di bambini, o nella costruzione di infrastrutture, nella modernizzazione del settore agricolo o nella promozione del settore turistico.

A questo proposito, la posizione del SPA è stata resa nota in diversi articoli pubblicati sul nostro sito o nelle riviste mensili e nel corso di dibattiti pubblici e politici trasmessi in radio e televisione.

C: il Partito della Solidarietà ha dei rappresentati nelle provincie?

H.R: Sì, certamente. Il nostro obiettivo è quello di riunire tutte le forze democratiche e progressiste del paese. Sappiamo che questo comporta un inevitabile confronto con opinioni differenti, ma allo stesso modo, riteniamo che ogni divergenza possa essere superata attraverso un dibattito aperto. L’aspetto sul quale siamo assolutamente intransigenti è la selezione dei potenziali alleati, che segue criteri molto rigidi: innanzitutto, non devono aver alcun precedente con la giustizia; secondo, devono esser disposti a schierarsi pubblicamente contro i signori della guerra e i criminali che hanno dominato la scena politica del nostro paese negli ultimi tre decenni; terzo, non devono esser coinvolti in casi di corruzione o frode; quarto, devono difendere i diritti umani e dunque l’uguaglianza tra uomini e donne; devono essere favorevoli alla laicità dello stato e in ultimo, riconoscere l’Afghanistan come paese occupato dalle forze americane e dai loro alleati.

C: C’è qualche figura politica che meglio rappresenta le idee del Partito della Solidarietà? Ad esempio Bashardost nelle presidenziali, o Belquis Roshan per il Senato?

H.R: Abbiamo grande rispetto per figure come Bashardost, Roshan e Malalai Joya. Bashardost, ad esempio, è senza dubbio una figura carismatica di spicco nella scena politica afghana che ha saputo guadagnarsi il rispetto della nostra gente con la sua onesta condotta, tuttavia, riteniamo che non stia sfruttando al massimo il proprio potere. Nelle elezioni del 2009, Bashardost è stato l’unico candidato a ricevere un numero significativo di voti senza dover scendere a compromessi con personaggi corrotti della scena politica afghana o ricorrere a mezzi illeciti. Alla fine, non vinse le presidenziali e questo perché gli Stati Uniti non avevano ‘approvato’ la sua candidatura. Anche in caso di vittoria, Bashardost avrebbe avuto comunque le mani legate in quanto i criminali al potere avrebbero cercato in tutti i modi di ostacolare la sua attività politica.

Per noi Bashardost ha sprecato solo del tempo prezioso che avrebbe potuto invece impiegare in maniera più costruttiva. Bashardost ne è consapevole e di recente ha dichiarato che non si candiderà alla presidenziali dal momento che ogni potenziale candidato nel nostro paese deve baciare le mani di Obama per avere una possibilità concreta di vincere le elezioni – e lui non sembra intenzionato a scendere a compromessi.

C: Cosa vi aspettate da queste elezioni e quali sono le vostre previsioni?

H.R: Se le elezioni del 2009 sono state segnate da brogli, non abbiamo motivo di credere che questa volta le cose andranno diversamente. Come ha fatto notare il giornalista Patrick Cockburn sull’ Independent, tutte gli organi indipendenti di monitoraggio del processo elettorale sono sotto il controllo del governo centrale. Le elezioni del 2014 in Afghanistan si prospettano dunque un disastro senza precedenti dato il livello di corruzione che domina la scena politica nel paese.

Una cosa è certa: queste elezioni presidenziali non porteranno nulla di positivo per il paese. Il futuro presidente sarà l’ennesimo fantoccio nelle mani della Casa Bianca e proseguirà la politica anti-nazionalista del suo predecessore Karzai. Gli afghani vogliono giustizia e sono determinati ad ottenerla. Questo è fonte di grande speranza per noi. Tuttavia, anche questo processo richiede del tempo. Intanto, noi continuiamo la nostra lotta finché la nostra voce, e quella del popolo afghano, non verrà ascoltata

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