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Mobina, vera Dj dei diritti per le donne d’Afghanistan

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28/11/2013 – MetroNews.

Parla la direttrice della radio indipendente Rapi’ha Balkhi

Frequenza 89,7 FM, sono le 9 di mattina. Da un appartamento di due stanze al secondo piano di Barat Market, un edificio adibito a centro commerciale nella città di Mazar-e-Sharif, a nord dell’Afghanistan, la voce di Mobina Khairandish raggiunge oltre 300 mila persone a settimana, per lo più donne. “A mani aperte”, il programma radiofonico che per tre giorni a settimana si rivolge alle donne afghane per aiutarle a cambiare le proprie condizioni di vita, è una sua creatura.
Il potere della Radio
«Frequentavo la scuola nella provincia di Balkh e vedevo continuamente ingiustizie e violenze contro le donne. Ricordo di aver iniziato a provare tanta rabbia e indignazione. Mi chiedevo perché nessuno si attivasse per cambiare le cose».

Così il suo programma è diventato uno spazio di libertà ed espressione, dove le donne possono raccontarsi, ascoltare altre storie, ricevere consigli e consulenze di tipo legale. In un Paese dove l’analfabetismo interessa il 30% della popolazione (anche maggiore nelle zone rurali) e solo il 13% delle donne nel paese sa leggere e scrivere, il potere della radio è enorme. Lo avevano capito anche i talebani, che sebbene avessero vietato la Tv e la musica, avevano fatto delle trasmissioni radio il maggiore strumento di propaganda. E sicuramente lo ha capito Mobina.
Il nome della poetessa.

«Siamo la radio più seguita in tutta la regione nord orientale dell’Afghanistan. Il mio Paese ha vissuto tre decenni di guerra civile. E come sapete non è ancora finita. L’analfabetismo è la regola. Soprattutto per le donne. Volevo raggiungere e parlare al maggior numero possibile di afghane. Per questo motivo l’idea della radio mi sembrava la più indicata».
Nemmeno il nome dell’emittente è scelto a caso. «Lo abbiamo scelto per ricordare una poetessa afghana uccisa brutalmente dal fratello». E anche il primo giorno di trasmissione della radio, l’8 marzo 2003, è fortemente simbolico.

Il corso di ActionAid
Nel 2008, con il supporto di ActionAid, una ong internazionale che è presente nel paese dal 2002, Mobina ha seguito una formazione come consulente paralegale e i 40 minuti della durata di “A mani aperte”sono diventati uno spazio “on air” dove si discutono problemi e aspetti quotidiani della vita delle donne e si ricevono consigli legali in tre lingue, pashto, dari e ozbek.

Le donne possono conoscere quali strumenti la legge mette a loro disposizione per la salvaguardia dei loro diritti, quali azioni legali possono essere intraprese per renderli effettivi, come cambiare un sistema sociale che stritola il loro ruolo e la loro identità. Mobina cerca di semplificare il linguaggio tecnico delle leggi, per avvicinare le donne afghane al diritto. «Parto sempre da episodi di vita vissuta. Evito di fare nomi e cognomi. Non voglio esporre le mie ascoltatrici al rischio di ritorsioni. Violenze, matrimoni forzati. Umiliazioni, abusi e privazioni. Sono tutte storie comuni alla maggior parte di noi afghane».

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