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Leader religioso afghano approva un editto restrittivo per le donne.

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Radio Free Europe Radio Liberty – July 25, 2013, By FRUD Bezhan (22 Luglio 2013)

9E21AEBD 778F 49B8 BC8A E2A64F1024D5 w640 r1 sUna delle più importanti figure religiose dell’Afghanistan ha difeso una serie di decreti religiosi che, hanno messo in guardia gli osservatori, potrebbero erodere ulteriormente i diritti delle donne nel paese.

Gli otto articoli della fatwa sono stati emessi nel distretto di Deh Salah nella provincia settentrionale di Baghlan il mese scorso, da un ulema locale o dal consiglio religioso. Tra gli editti c’era un divieto per le donne uscire di casa senza un accompagnatore maschio, e un altro che vietava la vendita di prodotti cosmetici sulla base del fatto che essi sono “non islamici” e promuovono l’adulterio.

La fatwa, che ricorda gli editti rigorosi imposti dai talebani durante il loro governo, è stata condannata da attivisti per i diritti e da molti degli abitanti del quartiere. Ma anche se solo gli esponenti religiosi hanno il diritto di emettere tali editti, le maggiori figure religiose del Paese sono rimaste in silenzio, fino ad ora, sulla questione.

Le cose sono cambiate quando Mawlawi Enayatullah Baligh, un consigliere presidenziale che fa parte del gruppo religioso più importante in Afghanistan, il Consiglio degli Ulema, ha fermamente difeso gli editti mentre discuteva la chiusura dei negozi di cosmetici. “Non possibile che questi negozi possano rimanere aperti”, ha detto all’agenzia di stampa Reuters il 20 luglio.

“I negozi sono per il lavoro, non per l’adulterio.”
La fatwa impedisce anche alle donne di andare negli ospedali senza un accompagnatore maschile e ordina senza specificare dei codici di abbigliamento più severi per le donne.

Il documento ha anche minacciato non meglio specificate “punizioni” per chi non obbedisce. Durante dominio dei talebani, il famigerato ministero per la promizione della virtù e la prevenzione del vizio e la polizia religiosa picchiava pubblicamente le donne per aver infranto le regole imposte dal gruppo.

Preoccupazioni per la libertà civile.
La controversia ha gettato un riflettore sulla situazione dei diritti delle donne in vista del ritiro delle truppe straniere previsto per la fine del 2014. Appena il controllo internazionale è diminuito, potenti ambienti religiosi e conservatori hanno preso misure per minare le libertà civili delle donne.
In Afghanistan, un paese profondamente religioso e conservatore, la religione è spesso al di sopra della legge. Questo ha fatto sì che i religiosi siano stati spesso l’ostacolo principale per l’attuazione dei diritti concessi alle donne in base alla Costituzione afgana.

Tale è il potere esercitato dai leader religiosi del Paese che anche i legislatori e gli attivisti per i diritti femminili sono rassegnati al fatto che è necessario cooperare con loro per creare un percorso per i diritti delle donne.

Fawzia Koofi, parlamentare e apertamente attivo per i diritti delle donne, ha avvertito che, “senza il sostegno leader religiosi, le conquiste fatte dalle donne potrebbero presto essere spazzate via, una volta che le truppe straniere si ritireranno.
“Il ruolo dei mullah è fondamentale perché siamo una nazione islamica e le moschee vengono utilizzate contro le donne”, ha detto a Reuters Koofi il 16 luglio. “Perché non usarle per le donne?”

Molti residenti di Deh Salah, 80.000 abianti, non sono d’accordo con i decreti degli ulema, dicendo che i religiosi locali vogliono far vedere la loro forza.

Un residente, che non vuole essere nominato, ha detto a Radio Free Afghanistan che i decreti sono solo una scusa per reprimere le donne.
“Quando questi componenti degli ulema danno il loro parere sui negozi di cosmetici, non vedono che fuori dalle loro case e dalle moschee ci sono droghe come hashish e oppio?” ha chiesto. “Migliaia di persone stanno morendo per la droga. L’Afghanistan ha mille altri pressanti problemi. Essi non hanno emesso decreti su uno qualsiasi di questi.”

L’influenza dei membri locali del consiglio religioso ha recentemente richiesto Abdul Rasul, che era il sindaco distretto di Deh Salah, di prendere delle misure per chiudere negozi di cosmetici.
Rasul è intervenuto dopo che i membri degli ulema avevano minacciato di bruciare i negozi se non avesse agito. Egli è stato ucciso il 6 luglio da un negoziante che ha rifiutato di chiudere la sua attività.

[trad. a cura di Cisda]

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