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Afghanistan: diritti umani sotto assedio

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Da osservatorio iraq – Articolo di Anna Toro

C’è anche un ex talebano tra i nuovi membri della Commissione afghana per i diritti umani (AIRCH), nominati dal presidente Ahmid Karzai. E le polemiche, dentro e fuori dal paese, non si sono fatte attendere.

Dalla società civile alla comunità internazionale, le scelte di Karzai hanno fatto infuriare tutti. Il nome della discordia è soprattutto quello del mullah Maulavi Abdurrahman Hotak, un ex talebano che, secondo alcuni rapporti, avrebbe lavorato al ministero dei trasporti durante il loro governo. Una scelta che molti hanno definito quantomeno provocatoria, dato che i nuovi commissari rappresenteranno e guideranno l’importante istituto nazionale che si occupa proprio della salvaguardia dei diritti umani di tutti gli afghani.

Ma non è l’unica nomina contestata. Partendo da Qadira Yazdanparast, avvocato ed ex membro del Parlamento, legata a Jamiat-e Islami, il potente partito del nord che conta tra le sue fila diversi ex signori della guerra. Ma anche Hawa Alam Nurestani, ex deputata considerata troppo vicina al presidente Karzai, e Ayub Asil Mangal, generale pluridecorato ora in pensione.

 

Secondo Human Rights Watch, “le nomine sono state annunciate inaspettatamente, dopo un processo che non ha visto nessuna discussione o confronto con le organizzazioni della società civile impegnate nel campo dei diritti umani”.

Inoltre, la scelta del presidente sarebbe ricaduta su persone prive di competenze o senza una comprovata esperienza proprio nella salvaguardia dei diritti”. Tutto questo, secondo l’organizzazione, sarebbe in contrasto con i ‘Principi di Parigi’ del 1993, che stabiliscono gli standard per le istituzioni nazionali, tra cui la garanzia di un processo di nomina trasparente e il coinvolgimento nella scelta della più ampia rappresentanza delle associazioni del settore.

Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso forti preoccupazioni, sottolineando che i processi di selezione devono seguire le norme internazionali concordate.

Il presidente Navy Pillay avrebbe addirittura messo in discussione i finanziamenti decisi dal ‘Tokyo Mutual Accountability Framework’: si tratta di un accordo, nato alla conferenza di Tokio del luglio 2012, che garantisce all’Afghanistan miliardi di dollari di aiuti internazionali per la ricostruzione a patto che le istituzioni s’impegnino nella promozione del buon governo e nella lotta contro la corruzione.

Fragili equilibri di potere

Le nuove nomine erano attese da oltre un anno, dato che l’AIRCH era stato decimato dei suoi commissari: uno è rimasto ucciso in un attacco terroristico nel 2011, mentre un altro è stato cacciato dalla Commissione, oltre a diversi licenziamenti decisi con decreto presidenziale.

Licenziamenti che sono stati visti come una ritorsione contro l’ex commissario Ahmad Nader Nadery: il suo report sui crimini compiuti da tutte le fazioni in gli ha procurato nemici potenti, in particolare il maresciallo Muhammad Qasim Fahim, primo vice-presidente e tra i leader del già citato partito Jamiat-i-Islami, che conta molti ex signori della guerra attualmente seduti tra i banchi del governo.

Il rapporto, completato due anni fa, non è ancora stato diffuso, perché in attesa dell’approvazione di Karzai. E infatti, secondo l’analista Graeme Smith, proprio il presidente afghano starebbe cercando in tutti i modi di indebolire l’AIHRC, dato che il suo governo è stato spesso oggetto di condanne da parte della Commissione.

Da parte sua, la società civile afghana parla di scelte politicizzate e poco trasparenti. Wazir Ahmad Khorami, vice-direttore del Civil Society and Human Rights Network, ha fatto sapere che il suo gruppo aveva fatto al presidente i nomi di almeno 27 potenziali candidati per l’AIRCH, ma nessuno di questi è stato preso in considerazione.

“Penso che Karzai voglia soltanto distruggere la Commissione – spiega Khorami – un istituto che negli ultimi 10 anni ha lavorato in modo attivo ed efficace, e che per questo si trova a subire numerose pressioni dai signori della guerra”.

L’ex talebano e la legge sulle donne

Sebbene tutti i nuovi commissari affermino che le loro credenziali sui diritti umani sono ben solide e che il loro passato politico non può e non deve contrastare con il loro nuovo mandato, i dubbi restano. Maulavi Abdul Rahman Hotak, ad esempio, è uno studioso della shari’a, nonché ex funzionario del governo talebano, che per tre anni è stato perfino detenuto in quella che era la prigione militare americana di Bagram.

Le organizzazioni internazionali per i diritti umani e la società civile afghana trovano quantomeno fuori luogo la sua nomina, e non soltanto per il suo ruolo e coinvolgimento durante il regime talebano, ma soprattutto per le sue recenti dichiarazioni sulla legge contro la violenza sulle donne (EVAW), il decreto presidenziale che dal 2009 ha immesso nel codice penale nuovi reati tra cui lo stupro, i matrimoni precoci e forzati e la violenza domestica, e che tra l’altro è sempre stato visto come una delle più grandi conquiste dell’AIRCH.

Il neo-commissario, infatti, non ha mai nascosto la sua avversione alla legge, sostenendo che molti articoli dell’EVAW violerebbero la religione islamica.

“In primo luogo, io sono un musulmano, e l’Islam è una buona fonte di norme sui diritti umani”, aveva affermato Hotak. “A mio parere le persone che hanno scritto quella legge non conoscono molto bene l’Afghanistan e la società afghana. Forse pensano che Kabul sia tutto l’Afghanistan”.

“Il presidente Karzai ha nominato una volpe a guardia del pollaio” ha subito commentato Brad Adams, direttore della sezione Asia di Human Rights Watch. “L’unica soluzione è rimuoverlo e sostituirlo con un nuovo commissario che effettivamente protegga i diritti umani”.

Un istituto in pericolo

La Commissione, che conta decine di uffici in tutto il paese e oltre 600 membri nel suo staff, ottiene uno scarso supporto finanziario da parte del governo, mentre la maggior parte dei suoi 7,5 milioni dollari di bilancio annuale sono forniti dai paesi europei, insieme con il Canada, l’Australia e le Nazioni Unite.

Creata in conformità con gli accordi di Bonn del 2001, che hanno codificato la nuova Costituzione, l’AIRCH è l’istituzione principale all’interno del governo responsabile della promozione dei diritti umani nel paese. Anche se si tratta di un organo governativo e i suoi commissari sono nominati dal presidente, è per legge indipendente.

Le responsabilità della Commissione comprendono il monitoraggio della situazione generale dei diritti umani in Afghanistan, la formulazione di raccomandazioni al governo sempre in materia di diritti umani, indagini specifiche sulle violazioni, e l’assistenza individuale agli afghani i cui diritti sono stati violati.

“La situazione dei diritti umani in Afghanistan potrebbe diventare ancora più critica ora che il mondo inizia a rivolgere la sua attenzione altrove –  commenta ancora Adams di HRW – per questo è necessario il mantenimento di una commissione libera e indipendente. Il ché richiede una costante vigilanza da parte della società civile, ma anche dei paesi donatori”.

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