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Sempre meno donne e diritti umani nell’agenda politica dell’Afghanistan

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Da: Osservatorio Iraq

Temono il ritorno della legge talebana con il ritiro delle truppe internazionali previsto per il 2014. Così, le donne più brillanti e intraprendenti hanno iniziato a lasciare l’Afghanistan: una vera e propria fuga di cervelli, tutta al femminile.

di Anna Toro


Il mancato impegno da parte del governo afghano nel promuovere l’uguaglianza e nel perseguire i maltrattamenti nei confronti delle donne ha aumentato la loro paura di perdere tutti i progressi raggiunti finora.

Temono, e forse a ragione, di finire relegate in fondo all’agenda politica, soprattutto dopo la data fatidica del ritiro e della probabile perdita di interesse da parte del mondo verso il destino del paese.

Paradossalmente, nonostante la guerra vada avanti da oltre un decennio, in questi tempi il livello di sicurezza per la popolazione afghana è diminuito in modo progressivo, con conseguente aumento delle vittime, anche e soprattutto tra i civili: più di 3 mila dal 2007 ad oggi.

E le donne sono le più colpite.

Chi può scappa, ma sono sempre di più anche le donne che abbandonano scuola e lavoro per rinchiudersi nel silenzio delle proprie case (e nemmeno lì la sicurezza è garantita).

Secondo un recente report dell’ong ActionAid, l’86% delle afghane teme il ritorno della legge talebana, e una su 5 è preoccupata per l’educazione delle proprie figlie.

Certo il 72% conferma che la propria vita è migliorata rispetto a 10 anni fa, sebbene l’inversione di tendenza inizi già nel 2007.

Guhramaana Kakar, consulente del presidente afghano Hamid Karzai, sottolinea come i negoziati tra governo, talebani e altri gruppi di insorti stiano ignorando in modo sistematico i diritti delle donne.

“Certo oggi ne abbiamo molte in Parlamento – afferma in un’intervista all’Observer –, ma con ruoli molto deboli. Eppure molte sono capaci e coraggiose, in grado di negoziare meglio degli uomini, anche perchè meno coinvolte nei vecchi giochi politici”.

“Vengono regolarmente molestate, sfruttate, e i loro successi sono quasi sempre acquisiti dagli uomini – continua Kakar –. Spesso sono bersaglio degli insorti per il solo fatto di andare a scuola o di lavorare. E perfino a casa sono soggette a violenze e abusi, tacitamente tollerati dalle corti penali. Tutti gli afghani, uomini e donne, vogliono un paese senza le truppe straniere, ma la comunità internazionale dovrebbe mettere le donne in agenda e assicurarsi che siano garantite loro la sicurezza e le libertà fondamentali”.

Non solo il governo, dunque, ma anche la comunità internazionale avrebbe subito un arresto nella promozione dei diritti umani in Afghanistan.

Secondo Nader Nadery, membro dell’Afghanistan Independent Human Rights Commission, dal 2007 mentre il governo di Karzai ha iniziato a mostrare sempre più ostilità riguardo ai suoi obblighi rispetto ai diritti umani, la comunità internazionale, oltre a critiche sporadiche, non ha più svolto alcuna azione concreta contro le ripetute violazioni.

Ne è un esempio la recente conferenza Nato a Chicago che, a detta degli attivisti, avrebbe totalmente ignorato la questione.

“Man mano che passa il tempo, i diritti umani sono menzionati sempre meno nelle discussioni internazionali sull’Afghanistan – afferma Nadery –. Basta vedere gli stessi documenti ufficiali: nelle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu del 22 marzo, ad esempio, i diritti umani, tutti e non solo quelli relativi alle donne, sono relegati a mera questione secondaria”.

Gli stessi parametri della strategia internazionale nel paese sono cambiati: all’inizio tutti i partner, Stati Uniti in primis, consideravano le riforme sui diritti umani come componente strategica del processo di ricostruzione dell’Afghanistan.

Poi la guerra contro gli insorti ha preso il sopravvento, seguita dalla lotta al terrorismo e dagli interessi politico-militari.

“Non vedendo un futuro, le più intelligenti e lungimiranti cercano borse di studio o lavoro all’estero” conferma Selay Ghaffar, direttore esecutivo dell’ing di Kabul Humanitarian Assistance for the Women and Children.

Che aggiunge: “I miliardi di dollari riversati in Afghanistan dalle organizzazioni internazionali sono finiti nelle tasche di politici maschi, mentre le donne continuano a sentirsi insicure nella loro stessa terra. E intanto, tutti i piani per il futuro si ostinano a ignorare questa importante metà della sua popolazione”.

29 maggio 2012

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