Skip to main content

Ragazzini in fuga, Italia matrigna: “In questo Paese non c’è futuro”

|

Da: Repubblica.itRepubblica.it

MINORI ALL’INFERNO

RAGAZZI AFGH. 245x300Cercano un sogno, l’Europa, e trovano un incubo: l’Italia. Così il nostro Paese, approdo naturale per molti giovanissimi stranieri in fuga, si trasforma in una trappola fatta di truffe e sfruttamento. E dove chi arriva finisce per consigliare ai propri familiari in patria: “Restate dove siete”.

Arrivano dall’Afghanistan, dall’Africa Subsahariana o dall’Egitto. Sono oltre 7.500, hanno tra i 14 e i 17 anni, nessuno li accompagna, fanno viaggi pericolosissimi per arrivare da noi. Molti vogliono solo ripartire per il Nord Europa. Cercano lavoro e ricchezza, ma trovano solo sfruttamento. E dicono: “Da voi non si può stare”.

ROMA – Ragazzini senza nome. Piccoli schiavi inconsapevoli. Che dormono per strada, che si spaccano la schiena a scaricare frutta nei mercati di Roma, che lavorano 12 ore al giorno nei forni di Milano. E che quando va peggio finiscono nel giro dello spaccio di droga o della prostituzione: e si vendono per pochi euro. In Italia sono 7.540 i minori stranieri non accompagnati: sono gli adolescenti immigrati arrivati in Italia da soli, senza genitori o parenti. Nel 2010 erano tremila in meno (secondo i dati del Comitato Minori del ministero delle Politiche Sociali). Si sono moltiplicati negli ultimi mesi, a causa della crisi nel Nord Africa.

Sono ragazzini dai 14 ai 17 anni, maschi nel 94 per cento dei casi. Poco più che bambini, senza documenti. Molto spesso sono in Italia solo di passaggio e vogliono restare sconosciuti, invisibili. Spediti dalla famiglia a fare fortuna o scappati dalla guerra e dalla miseria, arrivano in Italia sui barconi, o nascosti nei camion. O sotto ai camion, aggrappati per giorni tra le ruote dei tir. Partono soprattutto da Afghanistan, Egitto, Tunisia, Marocco, Bangladesh, Mali. Spesso le loro famiglie hanno pagato cifre altissime ai trafficanti: anche 8mila euro, come dice un’indagine di Save the Children. A indebitarsi sono in particolare le famiglie egiziane, che chiedono prestiti a parenti e amici. Ma anche alle banche. Investono sui figli, che approdano a Lampedusa, in Puglia e in Calabria dopo viaggi di sei o anche otto giorni sui barconi carichi di immigrati. E questi ragazzini, una volta arrivati, fanno di tutto per ripagare il debito: sono disposti a fare qualunque lavoro. A Roma adolescenti egiziani caricano e scaricano frutta per 14 ore al giorno ai mercati generali. Per 20 euro al giorno. A Milano, dove la comunità egiziana è ben organizzata, vivono quasi sempre nelle case di connazionali. Vengono impiegati nei forni, dove lavorano di giorno e di notte, anche per 10 o 12 ore di fila in cambio di 3 euro l’ora. E per molto tempo  –  dicono gli operatori di Save the Children, che su tutto il territorio nazionale cercano di informare i minori stranieri sui loro diritti  –  non si rendono neanche conto di essere sfruttati.

 

Dall’Afghanistan. Gli afghani sono quelli più a rischio. Il viaggio dura mesi: migliaia di chilometri attraverso l’Iran, la Turchia e la Grecia. Da noi sono solo di passaggio, arrivano sulle nostre coste con i camion che viaggiano sulle navi salpate da Patrasso, ma c’è anche chi arriva sui barconi, in Puglia e in Calabria. La loro meta è il Nord Europa: la Francia, l’Inghilterra o i paesi scandinavi. Per questo, in Italia, cercano in tutti i modi di non farsi identificare, perché se schedati entro i nostri confini, una volta fermati negli altri paesi europei verrebbero rispediti in Italia. E loro, in Italia, non vogliono starci.
Perché sanno che qui non c’è futuro. In questo modo, però, restano senza identità, e di conseguenza non possono avere un lavoro, né sperare di affittare una casa. Non hanno diritti. In pratica non esistono. A Roma dormono accampati, alla stazione Ostiense. E non sempre hanno i soldi per continuare il viaggio. Ma devono trovarli a tutti i costi. Così spesso diventano facili prede di organizzazioni criminali, e rischiano di finire sul marciapiede, in cambio di pochi euro.

Dall’Africa Subsaharaiana. I ragazzini che arrivano dall’Africa Subsahariana (Costa d’Avorio, Guinea, Mali) sbarcano a Lampedusa. Ma sempre più spesso in Puglia e in Calabria. Appena arrivano chiedono asilo politico. Ma per ottenere i documenti servono mesi. Così aspettano, spesso finiscono a dormire per strada, o accampati con altri connazionali, senza sapere dove trovare i mezzi per andare avanti. Restano in una specie di limbo, un tempo indefinito in cui non possono fare alcun lavoro. E per sopravvivere finiscono nel giro dell’accattonaggio, della prostituzione, dello spaccio di droga.
Alcuni riescono a ripartire. Ma spesso andare avanti è difficile. I soldi sono finiti, magari sono stati rubati durante il viaggio, non di rado dagli stessi trafficanti, uomini che non si fanno scrupoli a caricare ragazzini di 14 anni nei container dei tir, o sotto ai camion. Ragazzini come Mujitab, che alla cooperativa Civico Zero (che a Roma accoglie e supporta i minori stranieri in difficoltà) ha raccontato la sua storia: “Tante volte sono stato picchiato dalle guardie greche, mentre cercavo di arrivare in Italia con i tir. Una volta quasi mi volevano rompere un braccio. Una notte, disperatamente, mi sono nascosto sotto al camion. Per caso il tir si è imbarcato sulla nave senza controlli. Ero molto contento. Però era difficile passare 12 ore sotto al tir come una statua, senza cibo né acqua. E con la paura.
Il tir è sbarcato, ero stanco. Poi è andato sull’autostrada. Andava molto veloce. Stavo per cadere. In passato altre volte avevo visto la morte, ma mai come questa volta. Alla fine il tir si è fermato. Avevo il volto nero e sporco d’olio
Ero a Barletta. Lì ho comprato il biglietto del treno per Roma”. Omar, 14 anni, l’abbiamo incontrato nel centro notturno A28 di Roma (creato da Intersos in collaborazione con Save The Children e la cooperativa civico Zero). Qui i ragazzi afghani trovano un tetto, docce, da mangiare e dei vestiti puliti. Ma di giorno vanno in giro, passeggiano in zona Piramide, punto d’incontro con i trafficanti. Omar una mattina ha incontrato il suo, che doveva farlo ripartire per il Nord Europa. L’uomo gli ha preso tutti i soldi, con la promessa di fargli continuare il viaggio. Ma poi è sparito.

Dall’Egitto. Mohammed è egiziano. È arrivato in Italia che aveva 16 anni, dopo un viaggio di tre giorni sui barconi carichi di immigrati clandestini. La sua famiglia ha fatto debiti per tremila euro con i trafficanti: “A casa sono l’unico figlio maschio, ho sei sorelle. Sono arrivato qui con la speranza di poter aiutare la mia famiglia, ma ho scoperto che in Italia la vita è molto diversa da come me la immaginavo.
Ho lavorato anche 14 ore al giorno ai mercati generali di Roma, caricavo e scaricavo frutta dalla mattina alla sera. E mi davano 20 euro al giorno. Anche gli amici che ho lasciato in Egitto credono che qui ci sia il paradiso, sono convinti che in Italia si guadagnano duemila o tremila euro al mese. Ma se provo a spiegare che non è così, pensano che sono un bugiardo”. Azizollah è partito dall’Afghanistan a 16 anni.
Racconta: “Sono partito per l’Europa con i miei pochi risparmi. Sono arrivato in Grecia che non avevo più niente. Da lì sono andato a Patrasso per tentare l’Italia. E ci sono riuscito. Ero contento, ma quando ho capito che non era come avevo sentito dire, mi sono disperato. Mi manca la mia famiglia, ma non ho scelta, devo rimanere qui. Sto impazzendo. Non so cosa fare. Non ho né soldi per tornare, né per andare avanti. Mangio nelle chiese e passo il tempo a pensare. Questa è la mia vita”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *