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Meena Keshwar Kamal – fondatrice di RAWA

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Second Council House of Virgo – 21 Luglio 2012

DONNE DI SINISTRA: Meena Keshwar Kamal

meena 209x300L’organizzazione fondata da Meena è tuttora attiva e continua a lottare per i diritti delle donne afghane, a diffondere e a far crescere la consapevolezza sulle atrocità commesse nei loro confronti, a infondere speranza e aspirazioni alle donne dell’intero paese.

Quasi esclusivamente conosciuta con il suo primo nome, Meena Keshwar Kamal nacque nel 1957, due anni prima che le donne afghane ottenessero la libertà di mostrarsi senza velo in pubblico. In quel periodo i diritti delle donne in Afghanistan erano in ascesa, infatti cinque anni più tardi venne riconosciuto loro il diritto di voto. Inoltre, le opportunità di cui potevano godere nel campo dell’educazione e alla scolarizzazione erano notevoli.
Meena frequentò il liceo Malalai, una scuola femminile di Kabul che prende il nome da una combattente della resistenza afghana del 19° secolo. Durante la seconda guerra anglo-afghana Malalai era un’adolescente pashtun. I Britannici volevano colonizzare l’Afghanistan e unirne un’area all’India britannica. Grazie alle loro armi molto più moderne di quelle afghane, i Britannici continuavano ad avanzare nonostante fossero in numero esiguo. Quando il portabandiera dell’armata afghana venne ucciso, fra le fila delle truppe afghane si creò molta confusione. Malalai si tolse il velo e lo usò come bandiera per ricondurre l’armata in battaglia. I Britannici dovettero ritirarsi, tuttavia Malalai morì durante lo scontro. Al tempo di Meena, lo spirito di Malalai continuava a vivere non solo grazie al nome della scuola, ma anche nel cuore delle insegnanti che promuovevano attivamente l’educazione e il coinvolgimento politico delle ragazze.
Dopo aver terminato gli studi secondari Meena frequentò l’università di Kabul, sfidando coraggiosamente i reazionari misogini che a quel tempo gettavano acido sui volti delle studentesse che si recavano a scuola. Nonostante stesse ancora studiando, ricevette continue pressioni affinché si decidesse a sposarsi. Secondo la tradizione, il matrimonio adolescenziale non era solo auspicabile, ma un requisito essenziale. Meena accettò di sposarsi solo a determinate condizioni: il marito avrebbe permesso la continuazione dei suoi studi, non avrebbe limitato le sue attività politiche e professionali, il matrimonio sarebbe stato monogamo, lei non avrebbe indossato alcun velo e nessun prezzo sarebbe stato pagato. Dopo una vasta ricerca, si riuscì finalmente a trovare un marito adatto a lei: Faiz Ahmed, un giovane radicale che divenne in seguito rivoluzionario politico maoista.

 Nel 1977, mentre frequentava ancora l’università, Meena fondò l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane (RAWA). Le donne dell’organizzazione si riunivano in locali angusti e il loro nome era segreto per evitare pressioni pubbliche e familiari. Per non attirare l’attenzione, si recavano in luoghi d’incontro clandestini indossando il burqua. L’organizzazione forniva sostegno e protezione alle donne afghane. La loro attività si svolgeva in case private, in cui Meena e le sue compagne infondevano fiducia e coraggio alle donne, insegnando loro tutti i modi possibili per diminuire la dipendenza dagli uomini e incoraggiandole a sfidare le regole patriarcali.

Il 4 giugno del 1979, tre mesi dopo la Rivoluzione Saur, molte donne si riunirono davanti ai cancelli della Prigione Pul-i Charkhi in cui erano rinchiusi i dissidenti politici, che quel giorno avrebbero dovuto essere liberati. Desiderose di ritrovare i loro compagni, le donne entrarono e trovarono molte celle deserte. Quando chiesero dove fossero i loro uomini, i soldati indicarono le latrine in cui i carcerati erano stati annegati nonché le fosse circostanti in cui erano stati sepolti più di 2000 soldati e prigionieri. Mentre le donne, accompagnate dai figli, scavavano nelle fosse con la speranza di trovare almeno i cadaveri dei loro compagni, i soldati aprirono il fuoco. Quella notte RAWA uscì allo scoperto distribuendo volantini per tutta Kabul con l’unica protezione dell’oscurità.

Incinta di sette mesi, Meena vide l’arresto di suo marito e pochi mesi dopo, temendo per la sua sicurezza e per quella della figlioletta appena nata, affidò la piccola alle cure di una famiglia del posto poche ore dopo aver partorito; poi fuggì in esilio in Pakistan. L’anno seguente ritornò in Afghanistan e fondò la rivista bilingue “Messaggio della Donna”. Nel 1981, durante un viaggio in Europa al Congresso del Mondo Socialista, ridicolizzò la delegazione sovietica che fu costretta ad abbandonare la sala. Il suo discorso, in cui dichiarava di non ammettere compromessi in merito ai diritti umani e ai diritti delle donne, ottenne una standing ovation.

Tornata in Afghanistan, divenne un bersaglio molto ambito per il regime. La sua foto era ormai nota e i suoi viaggi vennero limitati all’interno del paese. Intanto l’Associazione Rawa si ampliava giorno dopo giorno, in particolare fra le studentesse. Le giovani attiviste viaggiavano per tutto l’Afghanistan con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza delle donne.  Nel contempo Meena, con documenti falsi e nascosta sotto il burqua, riuscì a fuggire in Pakistan e a lavorare nei campi profughi insieme alle vedove e ai loro figli, organizzando corsi di alfabetizzazione per donne e ragazze con  libri di testo che si procurava clandestinamente. Meena sosteneva anche lo sviluppo di fonti di reddito indipendente per le donne attraverso tessiture di tappeti e lavori di ricamo, allo scopo di aiutarle a liberarsi dalla dipendenza economica delle loro famiglie patriarcali.

Nel novembre 1986 suo marito venne rapito e poi ucciso dal regime. Pur essendo perfettamente consapevole di essere lei stessa un bersaglio, Meena continuò comunque a lavorare e a svolgere le sue attività politiche fino al febbraio del 1987, quando improvvisamente sparì. Le dicerie che fosse fuggita con una considerevole somma di denaro vennero messe a tacere sei mesi più tardi, quando un contingente della polizia segreta afghana – KHAD – fu arrestato in Pakistan con un automezzo carico di esplosivi destinati alle zone in cui RAWA svolgeva le proprie attività. Uno degli agenti catturati venne identificato da RAWA poiché aveva lavorato con Meena. Infatti quest’ultimo confessò il suo assassinio e il furto dei soldi e condusse le donne di RAWA nel luogo in cui il KHAD l’aveva seppellita. Il suo cadavere era legato e mostrava segni di tortura.

L’organizzazione fondata da Meena è tuttora attiva e continua a lottare per i diritti delle donne afghane, a diffondere e a far crescere la consapevolezza delle atrocità commesse nei loro confronti, a infondere speranza e aspirazioni alle donne dell’intero paese.

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