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Italia, Camera approva rifinanziamento missioni militari

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Enrico Piovesana, E-il mensile ,1 febb. 2012

camera350 300x200La Camera dei deputati ha approvato questa mattina, con 415 voti favorevoli, il decreto di rifinanziamento annuale delle missioni militari internazionali, compresa la missione di guerra in Afghanistan (solo per quest’ultima 780 milioni, più di 2 milioni di euro al giorno).
I voti contrari sono stati 72: tutti i deputati presenti dell’Italia dei Valori e della Lega Nord, Enrico Gasbarra e Gero Grassi del Partito Democratico, Giancarlo Lehner e Domenico Scilipoti di Popolo e Territorio, Elio Belcastro, Giuseppe Giulietti e Roberto Nicco del gruppo misto.
Undici gli astenuti: i sei deputati radicali del gruppo Pd, due del Südtiroler Volkspartei, Mauro Pili del Pdl, Savino Pezzotta dell’Udc e Maurizio Grassano di Popolo e Territorio.
Nel corso della discussione in aula non c’è stata alcuna discussione sulla clamorosa decisione del governo di autorizzare, senza il parere del Parlamento, bombardamenti aerei in Afghanistan da parte della nostra aviazione. Un ordine del giorno presentato dai deputati radicali del Pd, che impegnava il governo “a rimettere al Parlamento la decisione sull’uso di ordigni bellici a caduta libera o guidata (GBU-39 Small Diameter Bomb o similari) da parte dei velivoli dell’Aeronautica militare italiana impiegati in Afghanistan”, è stato infatti respinto quasi all’unanimità.
“È paradossale – ha dichiarato a E online l’on. Maurizio Turco, radicale Pd – che i membri del Parlamento rifiutino di tutelare il loro diritto di esprimersi su una questione di primaria importanza come la decisione sui bombardamenti aerei in Afghanistan, presa dal ministro della Difesa Di Paola senza alcun pronunciamento parlamentare. Dovremo arrivare a rimpiangere la correttezza di La Russa, che questa stessa proposta la volle sottoporre al Parlamento? Vogliamo o no riflettere su quale senso abbia mettersi a bombardare proprio mentre la Nato pensa al ritiro e tratta con i talebani?”.
“La posizione del ministro Di Paola non è in sintonia con il Paese né con il Parlamento”, ha dichiarato l’on. Augusto Di Stanislao a E online. “Una simile decisione va al di là di ogni sua prerogativa, poiché non rientra nella sua disponibilità modificare i caveat e le regole d’ingaggio decise in passato dal Parlamento senza chiedere un nuovo pronunciamento del massimo organo rappresentativo della sovranità popolare”

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