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Come mai la propaganda a favore della guerra in Afghanistan funziona ancora?

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Da: RAWA.ORG – Antiwar.com

Eppure più del 60% degli Americani ritiene che la guerra sia un fallimento e che il governo afghano e le sue forze di sicurezza non riscuotano alcuna fiducia.
Articolo di John Glaser

Nessuno pensa che il governo afghano stia conducendo l’Afghanistan sulla strada dell’indipendenza, della stabilità e del buon governo… Almeno, quasi nessuno…
Secondo le ultime statistiche, un sorprendente 40% degli Americani ritiene che la guerra in Afghanistan stia andando “molto bene” o “abbastanza bene”. E mentre il 60% della popolazione americana afferma che l’America “non dovrebbe essere coinvolta” in Afghanistan, il 31% pensa che noi Americani stiamo facendo la cosa giusta.

Tuttavia, la maggioranza della classe politica e quasi tutti i “politologi” di Washington, DC confermano ciò che è ovvio a più del 60% degli Americani:  la guerra è un fallimento e il governo afghano e le sue forze di sicurezza non riscuotono alcuna fiducia.
Secondo un recente report del Gruppo Internazionale di Crisi, il governo afghano “potrebbe crollare” dopo la transizione del 2014. Inoltre, la scorsa settimana l’Associated Press ha dichiarato che “non si vede all’orizzonte alcuna conclusione finale”, evidenziando nel contempo le continue e persistenti rivolte talebane, il fallimento dei patti di negoziazione, la debolezza del governo di Kabul sostenuto dagli USA e i piani di Washington di mantenere decine di migliaia di soldati in Afghanistan ben al di là della famosa “data del ritiro” prevista per il 2014. “Nel 2014 andremo probabilmente incontro ad un punto morto”, afferma Stephen Biddle, professore dell’Università George Washington e consigliere delle forze militari USA in Afghanistan e Iraq.

Quindi, qual è il motivo del costante sostegno di queste ragguardevoli minoranze?
In una parola: propaganda. Frances Z. Brown del dipartimento di politica estera – consiglio delle relazioni estere – ritiene che la fiducia così naif nel governo afghano, in pratica la chiave del “successo” dell’amministrazione Obama in Afghanistan, sia dovuta al fatto che poche persone hanno una sistematica comprensione della realtà di quel territorio a causa
(1) della fiducia riposta in personaggi bugiardi del governo e delle forze militari USA e
(2) della distrazione provocata da citazioni e commenti sensazionalistici e la conseguente incapacità o mancanza di disponibilità di andare oltre. Brown scrive: “In un’epoca di coercizioni di bilancio, le organizzazioni civili e militari afghane sono costantemente sotto pressione affinché mostrino velocemente dei risultati, di conseguenza queste convogliano il flusso incessante di visitatori ‘ad alto livello’ e di influenti pensatori verso i casi più impressionanti dell’Afghanistan. Una seconda spiegazione è che la nostra cultura ridondante pone estremo risalto a fatti e testimonianze personali, quindi farcire la comunicazione pubblica con colorate narrazioni piuttosto che noiose serie di dati, viene spesso considerato più autentico e impegnativo”.

 

Questo mi ricorda un report di Michael Hastings dello scorso anno in cui ha dichiarato che “le Forze Armate statunitensi hanno illegalmente organizzato una squadra di soldati specializzati in ‘operazioni psicologiche’ allo scopo di manipolare i senatori americani che visitano l’Afghanistan e fare in modo che aumentino le truppe e incrementino i fondi per la guerra”.

Il luogotenente colonnello Daniel L. Davis, che l’anno scorso ha coraggiosamente denunciato pubblicamente la leadership delle forze militari statunitensi definendola un branco propagandista, ha affermato che “la nostra attuale leadership militare distorce le informazioni al punto che il deterioramento della situazione e la natura fallimentare dei nostri sforzi viene coperta dal pubblico americano (e dal Congresso) e sostituita con esplicite dichiarazioni in cui si afferma che tutto sta funzionando secondo i piani stabiliti”. Ha inoltre dichiarato che i suoi schieramenti in Afghanistan gli hanno rivelato una realtà “che non assomiglia affatto alle rosee dichiarazioni ufficiali emesse dalle Forze Militari USA in merito alle vere condizioni in cui versa il territorio”.

Per quanto riguarda la seconda parte della spiegazione di Brown, faccio riferimento a Noam Chomsky:
“Gli sforzi propagandistici sull’Afghanistan continuano ormai da più di una decade, e il fatto che il 53% degli Americani ritenga che la situazione ‘non stia andando troppo bene’ o ‘non vada bene per niente’, forse significa che le batterie si stanno scaricando. Tuttavia, esistono ancora consistenti minoranze che si oppongono a queste affermazioni e fanno sì che l’intero pubblico americano rimanga passivo, docile e disinteressato”

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